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L’artista Daniel Rizzo si racconta: "dipingere è come respirare"

Un artista si racconta tra tele e colori

L’artista Daniel Rizzo si racconta:
L’artista Daniel Rizzo si racconta:
Barbara Curreli

Pubblicato il 03 February 2024 alle 07:00

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Olbia. Daniel Rizzo racconta Daniel, oltre le tele, oltre i colori, oltre le emozioni. Daniel ci accoglie negli spazi che ospiteranno a partire da questa sera una Personale intitolata " Le Illusioni perdute".

Ma chi si cela dietro le tele, dietro i colori acrilici e a olio? Daniel Rizzo, classe 1956, si racconta e ci svela il tuo tormento, la sua ossessione e la sua lotta contro l'arte e per l'arte. Sin da piccolo aveva dimostrato una forte attitudine e predilezione per il disegno: "Mamma mi portava con lei e a me bastava un foglio e una matita per stare buono" e raccontandosi aggiunge: "la mia bontà, il mio voler essere apprezzato, piacere e affascinare mi accompagna sin dai primi anni dell'infanzia, ero timido con i maschi, ma volevo essere seduttivo con le donne, io volevo che tutti mi volessero bene". E prosegue: "sono molto intransigente quando creo, difficilmente do una seconda possibilità ad un opera, spesso dalla sera alla mattina la guardo con occhi diversi e a volte con piccoli ritocchi riesco a trovare ciò che volevo rappresentare". I suoi quadri sono a libera interpretazione, "Ognuno vede ciò che vuole, non lancio un messaggio preciso".

Prima di dipingere fa personalmente una foto al soggetto che vuole rappresentare e poi crea l'opera. Cerca le giuste luci, angolature e sfumature. Non ha un colore preferito, preferisce gli abbinamenti, le coppie di colori e l'accoppiata arancio/verde resta tra le sue preferite. Ama i ritratti e parlando di colori ci racconta del timore dei giovani verso il colore, poiché il colore, conferma, "è potenza, ha una grande forza espressiva, ed è molto intimo". Lui preferisce i colori, in bianco e nero ha creato solo alcune illustrazioni. La sua fiaba preferita è quella della Sirenetta, il vorrei ma non posso in cui si rivede e qui racconta come ha combattuto contro l'arte che lo chiamava, ma lui voleva resistere, non vedeva nell'arte il suo futuro, non la considerava una professione, anche in virtù dei dettami dell'epoca poiché fare l'artista, il pittore, non era un lavoro. Ma arriva un momento in cui capitola e capisce che quella e' la sua strada, la sua ossessione, l'unica via percorribile ed eccolo dunque desideroso di spiccare il volo, abbracciare l'arte.

I suoi genitori pensano di mandarlo a Urbino alla scuola di incisore, ma lui sogna Milano, dove ad accoglierlo sarà la prestigiosa e antica Scuola Comunale d'arte applicata all'industria. Una scuola che accoglie talenti, e gli permette di formarsi e allargare i suoi orizzonti. Passa dall'acrilico ai colori a olio, suo grande amore a cui confida di voler tornare, poiché ora utilizza colori acrilici sicuramente più malleabili rispetto ai primi con cui ha lavorato. Ma l'olio, la materia stessa lo affascina molto di più, lui ne apprezza la consistenza, il modo in cui si creano sfumature e ombreggiature. Apprezza le tele quadrate, originariamente prediligeva quelle rettangolari che utilizzava in orizzontale, dipingeva ispirato dal mito della  fuga di Dafne, voleva spazio per trasmettere piani e orizzonti e dunque preferiva tali tele. Non tiene il conto delle opere realizzate, ci pensa un po' su e afferma che potrebbe aver dipinto sulle 150 tele, affermando che per lui non è importante la quantità, il numero. La personale di questa settimana ospiterà una quarantina di opere gentilmente concesse dai proprietari, che rappresentano piante, fiori, frutta e alcuni ritratti.

Colpisce la dicotomia tra luci e ombre, le sfumature sui visi delle persone, così come sulla frutta o sui contenitori, che siano piatti o tazze.  L'evento è realizzato in collaborazione con il Mad e l'Anpi. Rientrato in Sardegna nel 2015, da circa 6 anni ha stretto una forte collaborazione con Daniela Cittadini, direttore artistico del Mad, con cui ha condiviso un percorso professionale che parte nel 2018 dopo averla incontrata a Golfo Aranci ad un evento. Dal 2019 presentano una collaborazione al Mercure con: "Colors in hotel", seguiranno due edizioni del Marconi day, una personale a Cannigione durante la presentazione del libro di Daniela Raimondi, la creazione di una panchina in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, l'esposizione delle sue tavole sulle fiabe in occasione dello Spettacolo Stand Up comedy di Luca Tramatzu e il programma "Vissi d'arte vissi d'amore" dove fa il professore e si diverte a disegnare sulle lavagne cancellabili, ritornando bambino, felice di colorare e trasmettere emozioni, perché in fondo Daniel resta un bambino, un artista nel corpo di un adulto, che cerca sempre di trasmettere emozioni, colori e di ottenere l'approvazione altrui, perché ciò che mostra deve prima piacere a lui, solo così sfida la sua indole esibizionista.

Ci confida la prima parola che ha pronunciato: "Maccu", matto, riferito ad un sacerdote che si prodigava a far facce buffe per farlo sorridere.  Daniel ammette anche di avere paura, timore di invecchiare senza risorse, proprio poiché la vita di un artista è un altalena, un moto continuo sulle montagne russe, ma in fondo, racconta: "dipingere per me è come respirare".