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Olbia: Francesco Arca racconta la passione e i segreti delle acrobazie del Parkour

L'arte dello spostamento ha sempre più seguaci a Olbia

Olbia: Francesco Arca racconta la passione e i segreti delle acrobazie del  Parkour
Olbia: Francesco Arca racconta la passione e i segreti delle acrobazie del  Parkour
Laura Scarpellini

Pubblicato il 14 February 2021 alle 06:00

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Olbia. Il Parkour nasce in Francia negli anni '80 ed è tra le discipline sportive che meglio coniuga fantasia e agilità fisica.  Francesco Arca, classe '76, nasce a Oristano e trascorre i suoi  primi anni vivendo in provincia. Gli studi lo portano prima a Ghilarza e poi a Cagliari. Qui studia per divenire insegnante di materie umanistiche, ma alla fine si ritrova ad essere un antropologo. Di quel periodo ci racconta: "Per un periodo collaborai con la faccoltà su qualche ricerca. È stato un periodo molto affascinante, ma purtroppo non molto remunerativo a livello economico. Insomma cambiai spesso occupazioni e progetti, sino a quando approdai a Olbia per lavoro".                            Per Francesco Arca durante questo periodo di fran fermento lavorativo la costante rimane sempre restare in movimento, e svolgere costantemente attività fisica. "Ho sempre seguito l'attività sportiva con una costanza quasi "militare'. Sia perchè mi piaceva, sia perchè mio padre era professore di educazione fisica e preparatore atletico, e quindi volente o nolente mi instillò quella forma mentis. Non ha mai importato quanto fossi stanco, o se pioveva, se c'era vento o troppo caldo, o se era troppo tardi o troppo presto. Sapevo che muoversi per me era importante ed ho sempre ritagliato del tempo per lo sport. In gioventù non pensavo al parkour e neanche se ne sapeva niente qua in Italia prima del 2007 , ma avevo l'idea di volermi tenere in efficienza sempre per poter affrontare meglio la quotidianità". Poi intorno al 2009 Francesco Arca attraversa un periodo travagliato, anche a causa della perdita del padre. Magrado i suoi allenamenti a ritmi intesi e impegnativi e l'ottima condizione fisica, non riusciva a calmare il suo senso di irrequietezza: "Sentivo di avere tanta energia a disposizione che non riuscivo a incanalare nel modo giusto. In quel periodo in tv e in rete iniziavano a vedersi clip e film di un gruppo di ragazzi (che poi scoprì chiamarsi Yamakasy, parola che significa uomo forte nel corpo ma soprattutto nella mente), che facevano cose assurde. Non c'era muro che non potessero scalare, o ostacolo che non si potesse superare. Erano liberi. Ne rimasi affascinato, sia per quello che facevano, sia perchè ebbi la percezione che per farlo ci volesse non solo prestanza fisica, ma anche una grande concentrazione". Quelle immagini stregarono letteralmente Francesco Arca che iniziò a documentarsi e ad approcciarsi timidamente con qualche movimento, alla disciplina sportiva nascente. Il corpo era in parte pronto, ma la mente non sapeva come guidarlo. Qualche tempo dopo iniziò ad allenarsi con metodo, solo nel parkour. "Avevo finalmente trovato una  disciplina che mi avrebbe consentito di  incanalare le mie energie, e di  raggiungere una calma quasi serafica prima, dopo e durante la pratica". Così ricorda ilo suo vero esordio nel parkour Francesco Arcarta. Il passo successivo oltre all'allenamento costante, fu per Francesco Arca uscire dalla sua Sardegna per partecipare a corsi come insegnante e appredere nuove tecniche di parkour. Francesco Arca ricorda che in Sardegna si ha la fortuna di avere dei fortissimi praticanti (chiamati "tracer"), e che essendo la nostra Isola meta di vacanze di molti amanti di questo sport, c'è una grande opportunità di crescita, e di scambio. Francesco Arca consiglia questo sport a chiunque, senza limiti d'età. Racconta di aver veduto allenarsi signore di 60 anni e spesso in rete ci si imbatte in cortometraggi  in cui ragazzi e ragazze anche con menomazioni importanti,  si allenano divertendosi.In questo sport non vi sono vere e proprie competizioni, ma si punta solo al  benessere fisico, mentale  e personale. Ognuno si può allenare secondo le proprie possibilità. Ci si può cimentare in performance estreme, o lasciarsi andare a fluide acrobazie urbane. Il parkour in realtà è una disciplina che dai suoi creatori è stata definita arte del movimento: "È un'arte dove lo spazio intorno è una tela, e il nostro corpo è un pennello. Sta a noi vedere cosa disegnare, quali linee tracciare". Così ci definisce le sue acrobazie  nel Parkour, Francesco Arca. Anche Olbia vive il fermento del Parkour, e gli appassionati sono sempre più numerosi, come ci racconta Francesco Arca ormai dedito all'insegnamento di questa disciplina sportiva, con la sua associazione Parkour Terranova asd: "Inizialmente mi seguivano solo ragazzi molto piccoli attrati sull'onda di certi videogiochi o film. Li allenavo solo all'interno di palestre con ostacoli morbidi, anche se ciò si discosta dal vero spirito della disciplina. C'è tutto un lavoro  sulla adattabilità del corpo, sul tenere la mente vigile sui  fattori che solo il mondo esterno può proporre. In  palestra tutto ciò decade. Oggi sempre più spesso mi ritrovo tra gli allievi uomini e donne di tutte le età che vogliono sia tenersi in forma, che  divertirsi imparando movimenti utili nella vita di tutti i giorni".I ragazzi tendono troppo spesso a emulare le acrobazie e le situazioni più spericolate che vedono sui social. Chiediamo a Francesco Arca consigli: "Purtroppo dai 14 in giù molti ragazzi non hanno il senso del rischio e del pericolo. Non esiste un metodo di allenamento che ci renda esenti dal rischio di infortuni, ma cimentarsi in un volteggio particolarmente complesso senza avere un minimo di tecnica, e senza avere costruito un corpo resistente, avrà un epilogo non buono. La caratteristica fondamentale per allenarsi non è il coraggio in questa disciplina, e in generale in tutti gli sport. Entra in gioco invece il rispetto  per il proprio corpo, per l'apprendimento, e il rispetto della paura che ci suggerisce di stare attenti. Inoltre dovrebbero sempre avere importanza il rispetto degli altri, quello per le cose, le proprietà e gli arredi urbani. Olbia per le sua caratteristiche è una città che è un paradiso per un praticante di Parkour. Ma proprio perché è il nostro paradiso non possiamo pensare di rovinarlo sporcandolo, o spaccando ringhiere e muri, o lasciando in giro i resti delle nostre azioni. Ho sempre avuto nel 99% dei casi allievi che hanno massimo rispetto di se stessi e degli altri. Affidarsi sempre a un praticante esperto che ha seguito corsi d''insegnamento, è sempre la scelta migliore per la pratica di uno sport". Il Covid ha condizionato il mondo dello sport in maniera devastante per gli operatori. Per la disciplina di Francesco Arca però la pandemia non è stata così impattante: "Trattandosi di una attività outdoor non ho avuto grosse limitazioni e obblighi. Tuttavia dato che non voglio essere io per primo vettore di infezioni, ho scelto per quest'anno di non allenare bambini sotto i 12, perché necessitano di molta assistenza e presenza fisica. Durante l'attività sportiva  per la loro età  ho previsto giochi di gruppo. Il mio modo di allenare è comunque cambiato. Prima cercavo di creare grossi gruppi anche per adulti, ora  lascio la possibilità di fare allenamenti anche in solitaria  con me, in modo tale da limitare al massimo ogni contatto. Al momento questa sembra essere una soluzione vicente". Per il 2021 Covid permettendo, Francesco Arca si è posto l'obiettivo di poter portare il Parkour nelle scuole o in istituti  particolari come le carceri: "Mi piacerebbe creare piccoli eventi e allenamenti collettivi per far conoscere la mia attività sportiva, andando così a scardinare luoghi comuni che vedono in questa disciplina solo dei  pazzi che saltano sai palazzi". Le lezioni  di Parkour  a seconda della preparazione e dell'obiettivo del corsista durano da1 ora, a 1 ora e mezza. Dopo la fase di riscaldamento  e di mobilità articolare si passa agli esercizi funzionali  che vanno a creare l'"armatura del corpo". Si conclude con un po' di tecnica/ gioco, e cooldown finale. Francesco Arca ci racconta che lo scopo degli allenamenti è mettersi alla prova, per diventare più agili, efficienti, tonifocarsi o per dimagrire. L'importante è sempre formare individui che anche in assenza del coach sappiano usare al meglio il loro corpo. Tutto questo è volto alla gestione del rischio, senza mai avvicinarsi al pericolo vero. Francesco Arca coltiva un sogno tutti i giorni: "Il mio sogno  nel cassetto lo sto già vivendo. Ho la fortuna di fare quello che voglio e di insegnarlo a persone assetate di conoscenza. Spero solo di riuscire a trasmetterlo a più persone possibili, sfatando così falsi miti e idee che film action  e video super spettacolari hanno creato su questa disciplina". Ci auguriamo che la nostra bella Olbia possa offrire sempre più scorci urbani per la pratica del Parkour, ricevendo massimo rispetto da i suoi appassionati. Che le acrobazie abbiano inizio, sempre con la massima sicurezza, con i consigli di Francesco Arca, naturalmente.