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Sardegna, Punti Nascita: chiusi quelli con pochi parti all'anno

Sardegna, Punti Nascita: chiusi quelli con pochi parti all'anno
Sardegna, Punti Nascita: chiusi quelli con pochi parti all'anno
Olbia.it

Pubblicato il 11 April 2016 alle 17:35

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Cagliari, 11 aprile 2016 -“La comunicazione di un documento complesso come la delibera sulla riorganizzazione della rete ospedaliera richiede capacità di ascolto. L’Assessorato alla Sanità, oltre a ribadire la volontà della Giunta di migliorare i servizi e non di peggiorarli rispetto alla situazione attuale, riafferma la disponibilità al dialogo. Tuttavia, non si può non rimanere sorpresi dalle dichiarazioni rilasciate da alcuni sindaci questa mattina”. Lo afferma l’assessore della Sanità, Luigi Arru, in riferimento a quanto dichiarato da alcuni Sindaci sulla chiusura di punti nascita ospedalieri.

Ad oggi, come conseguenza delle disposizioni del Ministero della Salute- spiega Arru -, hanno chiuso due punti nascita di Cagliari, perché il numero di parti era inferiore a 500/anno, soglia considerata minima per garantire la migliore sicurezza della mamma e del bambino. Eppure le due case di cura stavano nel pieno centro della città capoluogo. I percorsi nascita devono essere e saranno garantiti nei territori da equipes multidisciplinari, saranno modelli della presa in carico della donna durante la gravidanza per assicurare, secondo le conoscenze scientifiche e nel rispetto della naturalità della condizione, il migliore decorso, fino al parto in ambienti di massima garanzia. Continua ad esserci un malinteso sul significato della parola Reti – sottolinea l’assessore–. Operare in rete significa superare l’attuale modalità di lavoro, che si sviluppa su 29 ospedali, isolati, molto spesso senza nessun collegamento funzionale tra di loro; con numerosi doppioni e tempi d’attesa eccessivi. Rete significa condividere esperienze professionali, condividere le migliori pratiche professionali per dare i migliori risultati e le migliori tutele ai cittadini sardi. Rispetto agli standard nazionali si è applicato l'articolo 3 del DM N.70, attuativo del Patto del salute, che permette di adattare la programmazione alle diverse realtà locali, come ampiamente si è fatto. Quando, però, si perde la visione complessiva della Sardegna, si rischia di ricadere in un particolarismo che danneggia l’insieme della proposta organizzativa della Sistema Sanità, - conclude Arru - mettendo in discussione i principi della migliore qualità, sicurezza e appropriatezza. Prospettare quadri drammatici di peggioramento dei servizi non è corretto, sia perché non rispondente alla realtà, sia perché la paura è un ostacolo al dialogo”.