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Sardegna, Bonanni: da rivedere autonomia. Insorge la politica sarda

Sardegna, Bonanni: da rivedere autonomia. Insorge la politica sarda
Sardegna, Bonanni: da rivedere autonomia. Insorge la politica sarda
Angela Galiberti

Pubblicato il 26 April 2013 alle 22:16

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Cagliari - Statalista e piena di ruberìe. Così l'autonomia sarda (e quella siciliana) è stata definita da Raffaele Bonanni (segretario nazionale Cisl). "La vostra autonomia (riferendosi al Friuli ndr) è l’esempio più fulgido di come le riforme istituzionali dovrebbero essere affrontate - ha detto Bonanni - non come accade in Sicilia o Sardegna, dove l’autonomia dovrebbe essere rimossa. Li ha resti speciali a sprechi e ruberie". E ancora: "Si può avere una forte autonomia anche senza ricalcare il modello statale". Insomma: l'autonomia sarda va abolita. La politica sarda, venuta a conoscenza di queste esternazioni, è letteralmente insorta. Il Presidente della Regione Ugo Cappellacci, all'Ansa, ha affermato "Se l’autonomia della Sardegna ricalcasse veramente un modello di carattere statale avremmo avuto meno difficoltà a risolvere questioni ancora aperte con un governo nazionale che nel corso degli anni si è dimostrato a dir poco restio a riconoscere diritti e aspettative legittime di un popolo che non vuole privilegi, assistenzialismo, ma solo quanto gli spetta per camminare con le proprie gambe". Claudia Lombardo, Presidente del Consiglio regionale, ha ricordato a Bonanni le evidenti differenze tra una regione continentale e una "periferica". Caustico all'inverosimile Mauro Pili, deputato Pdl: "Chiedere l’abolizione dell’autonomia speciale come ha fatto il segretario della Cisl è un esercizio di stupidità senza precedenti che contrasta con la grande tradizione autonomista della Cisl in Sardegna". Le dichiarazioni si sono susseguite per tutto il pomeriggio sinchè Bonanni non ha chiarito la sua posizione. "Mi dispiace che ci stata questa reazione così violenta - ha dichiarato Bonanni - Non sono mai stato contro l'autonomia della Sardegna. Evidentemente le mie parole sono state in travisate o riportate solo in parte. Non ho mai detto di abolire le regioni a statuto autonomo, ma di cambiare il titolo quinto della Costituzione e l’attuale sistema che regola alcuni poteri delle regioni"