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Province, Sindaci a raccolta: difenderemo l'autonomia del territorio

Province, Sindaci a raccolta: difenderemo l'autonomia del territorio
Province, Sindaci a raccolta: difenderemo l'autonomia del territorio
Angela Galiberti

Pubblicato il 01 July 2013 alle 19:16

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riunione-provincia-parterre Sant'Antonio di Gallura – La sintesi è arrivata dopo quasi 4 ore di dibattito, ma alla fine i sindaci della Gallura hanno trovato la quadra (o quasi) sul come difendere l'autonomia amministrativa del territorio. Qualche giorno fa, il deputato del Pd Giampiero Scanu aveva chiamato all'appello i 26 comuni galluresi: l'incontro era stato fissato per lunedì primo Luglio ore 11 a Sant'Antonio di Gallura, uno dei luoghi simbolo della lotta per l'ottenimento della Provincia. All'appello, alla fine, ha risposto la maggioranza dei sindaci – ma il silenzio degli assenti ha pesato come un macigno per tutta la mattinata sugli scranni dell'aula consiliare presieduta dal sindaco Angelo Pittorru. A inaugurare la lunga serie di interventi è stato Roberto Deriu, presidente dell'Unione Province Sarde. “Il Consiglio di Stato si pronuncerà a fine Luglio sulla costituzionalità dei referendum dello scorso anno – ha detto Deriu – e il nostro Consiglio regionale vuole a posteriori modificare l'articolo 43 dello Statuto che ha violato. Il nostro Consiglio regionale è diventato un produttore di leggine”. A entrare nel vivo della questione è stato il sindaco di Olbia Gianni Giovannelli. “Questa mattina ho parlato con l'avvocato del Comune di Olbia, la dottoressa Traina – ha detto Giovannelli centrando il bersaglio – abbiamo iniziato un percorso che non è assolutamente facile dal punto di vista tecnico”. In pratica, non si può fare semplicemente un ricorso al Tar per una legge. “Noi abbiamo un ufficio legale strutturato – ha continuato Giovannelli – ma chi avesse dei nomi esterni li deve proporre per scarnificare quegli articoli di legge. Non dobbiamo lasciare nulla di intentato”. Romeo Frediani, sindaco di Tempio Pausania, si è concentrato sul futuro. “Parliamoci chiaro, questo è un problema politico – ha detto Frediani – Che ne sarà delle competenze provinciali? Pensare che i comuni si accollino tutto è difficile. All'origine di tutto vi è un disegno subdolo. Mi chiedo perchè non siamo riusciti a ottenere una deroga. Con il commissariamento ci sarà solo l'ordinaria amministrazione”. L'intervento più duro – e forse più realista – è stato quello del sindaco di Padru, Antonio Satta. “Dobbiamo fare un mea culpa – ha esordito Satta, politico di lungo corso – il referendum abrogativo ha avuto il sostegno della gente. E alla gente non frega niente di tutto questo. Dobbiamo fare ricorso al Tar? Io ritengo che dobbiamo rimanere con i piedi per terra. La popolazione non ne vuol sentir parlare di provincia. Dobbiamo trovare un nuovo strumento che valorizzi le autonomie locali”. Il punto toccato da Satta è, in fin dei conti, quello principale: il Consiglio regionale ha commissariato 5 province (le altre 3 lo saranno entro 30 giorni) senza legiferare su cosa ci sarà dopo a colmare il vuoto amministrativo. Il “mea culpa” l'ha continuato Maria Giuseppina Careddu, sindaco di Luras. “Oggi vedo solo tristezza e rassegnazione. Non vedo convincimento. Stiamo parlando di burocrazia, iter, atti. Ma secondo me il problema è un altro – ha esordito l'unico sindaco donna dell'assemblea – Dobbiamo chiederci il perchè le persone non apprezzano le province. Forse le province sono state inefficaci, o forse non hanno comunicato bene le loro azioni. O forse, semplicemente, il momento storico è cambiato”. Giò Martino Loddo, sindaco di Calangianus, non ha apprezzato questo “disfattismo”. “Non concordo con Satta e Careddu – ha detto Loddo – noi siamo uomini di Istituzione e dobbiamo difendere le Istituzioni, dobbiamo essere il loro baluardo. Non dobbiamo prendere l'opinione delle persone e farne una bandiera. Per il resto, la Gallura ha il diritto ad essere rappresentata”. Alla fine, dopo qualche altro intervento (Giuseppe Fasolino per Golfo Aranci, Giuseppe Meloni per Loiri Porto San Paolo, Emanuele Mutzu per Monti, Piero Sircana per Oschiri, Giuseppe Porcheddu per Budoni), sono stati Mirco Idili della Cisl e Fabio Spano della Cgil a mettere i puntini sulle “i”. Per i due sindacalisti, entrambi segretari territoriali, si è perso troppo tempo nei mesi addietro inseguendo la chimera della cosiddetta “Provincia Tirrenica”. Nel mentre la Gallura si estraniava in grandi dibattiti, a Cagliari preparavano il sacco del nord-est. Solo dopo i sindacati ha preso la parola l'organizzatore della giornata, il deputato Giampiero Scanu.La rassegnazione non può essere un impedimento – ha detto Scanu con tono sanguigno – Questa è una battaglia importante. Chi non è disponibile si faccia da parte”. Scanu ha notato delle perplessità nell'assemblea dei sindaci e non poteva non chiarire i termini della questione. “Qui ci stanno togliendo più di una provincia – ha sottolineato il deputato del Pd – Se non facciamo un'azione politica forte ci toglieranno tutto. Il disegno della Regione è chiaro. Un polo a sud per Cagliari e un polo al nord per Sassari. La conseguenza sarà la desertificazione dell'interno e tra 15 anni ci ritroveremo tutti i sardi sulle coste. Se non combattiamo ci toglieranno quel poco che ci è rimasto. Seguirò pedissequamente le determinazioni di questa assemblea. Ma se c'è rassegnazione, io andrò avanti per conto mio”. La strigliata di Giampiero Scanu ha avuto l'effetto di ricompattare il fronte dei sindaci. L'assemblea dei primi cittadini ha deciso che la base del documento di oggi sarà quello compilato mesi fa durante una riunione analoga convocata sempre a Sant'Antonio di Gallura da Antonio Satta. Il documento ha tre pilastri: la compattezza dei sindaci e quindi del territorio, l'autonomia della Gallura che non deve essere toccata a prescindere dalla forma che prenderà il riordino territoriale, mobilitazione generale per la battaglia autonomistica gallurese.