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Palau, una nuova disciplina per trattare il dolore: l’Ortho-bionomy

L’intervista a Erika Porrino

Palau, una nuova disciplina per trattare il dolore: l’Ortho-bionomy
Palau, una nuova disciplina per trattare il dolore: l’Ortho-bionomy
Ilaria Del Giudice

Pubblicato il 15 June 2025 alle 09:00

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Palau. Fin dalle origini, l’uomo di tutti i tempi, ha sempre cercato dei metodi naturali per alleviare il dolore e per guarire dalle malattie. La scienza e la medicina moderne fanno ogni giorno passi da gigante e conquiste che, in passato, sembravano impossibili. Eppure, tuttavia, ci sono delle branche che stanno recuperando le antiche saggezze. Tra queste, la disciplina dell’Ortho-bionomy. Ce ne parla Erika Porrino, specializzata in questo metodo innovativo.

“Se mi dovessero chiedere, “Cosa vorresti fare da grande?” risponderei “Realizzare lo scopo della mia vita, esprimendo me stessa attraverso la mia missione”. Così esordisce Erika e continua – “Spinta fin da piccola dalla irresistibile voglia di giocare e sperimentarmi, mi sono sempre buttata a vivere più esperienze possibili, nel gioco e nello sport, soprattutto quegli sport praticati in mezzo alla natura, equitazione, sci, e quelli più creativi come la danza, trekking e arrampicata. Questa incessante ricerca di percezioni ed emozioni attraverso il corpo mi ha guidato a scegliere studi verso la pedagogia clinica e la psicomotricità funzionale. Ho lavorato per anni nel settore, con bambini e adulti, finché ho incontrato la disciplina che oggi pratico quotidianamente e di cui mi sono innamorata: l'Ortho-bionomy”.

Fondata dall’osteopata canadese Arthur L. Pauls tra il 1929 e il 1997, l’Ortho-Bionomy è una disciplina che appartiene alle terapie manuali (o di contatto), che sono probabilmente tra le più antiche in esistenza. Diversamente dalle altre metodologie del mondo chiropratico ed osteopatico classico, l’Ortho-Bionomy propone una semplificazione delle manovre, eseguite senza generare dolore o disagio al cliente. “Oltre all’ascolto che si avvicina al modo di interagire del “Metodo Cranio Sacrale”, Arthur Pauls ha trovato il modo di sviluppare gradualmente una sensibilità verso il campo aurico, detto anche il campo elettromagnetico di noi esseri viventi, in cui si possono percepire certe emozioni e stati d’animo legati alle problematiche fisiche – spiega Porrino e prosegue - Per Arthur l’Ortho-Bionomy era una possibilità di evoluzione. Da qui il suo motto: “L’evoluzione del Concetto Originale”. L’evoluzione dell’Ortho-Bionomy era infatti legata all’evoluzione di coloro che portano avanti questo modo di concepire il trattamento: studenti, operatori e insegnanti, e i clienti che ne beneficiano”

Essendo un metodo, una disciplina relativamente nuova, l’Ortho-bionomy non è ancora conosciuta globalmente, ma è attualmente praticata in diversi stati Europei: Germania, Austria, Svizzera, Francia e Italia. Nel mondo viene insegnato negli Stati Uniti, in Australia e in Nuova Zelanda.

Ma in cosa consiste questo metodo? A questa nostra domanda, l’esperta ha risposto: “Fondamentalmente l'Ortho-bionomy sviluppa un'attenzione particolare ai bisogni del corpo; un essere umano è idealmente capace di farlo da solo, ma la maggioranza di noi ha perso questa sensibilità. I bambini e gli animali rispondono meravigliosamente bene a questo stimolo, spesso meglio degli adulti, perchè non hanno ancora sviluppato degli schemi protettivi o delle norme di comportamento. Inoltre abbiamo l'abitudine di abusare del nostro corpo, molto più di come fanno gli animali, camminando su superfici dure, sedendo su sedie che sono disegnate per non essere confortevoli o con la ripetizione di movimenti errati, i quali pian piano ci trascinano fuori dal nostro equilibrio. In Ortho-bionomy quando verifichiamo che un muscolo è in tensione, al posto di provare a distendere questo muscolo stirandolo e di riportare il corpo in una posizione ritenuta più simmetrica, seguiamo quello che il corpo cerca di fare naturalmente fino a ritrovare la sua naturale posizione. In altre parole se un muscolo è contratto, ad esempio disallineando il bacino, si posizionerà il corpo, affinchè il muscolo sia ancora più accorciato, esagerando quello che troviamo. In questo modo si invia un input al cervello che per reazione, farà scattare un riflesso di correzione, chiamato "strech reflex", ottenendo un rilassamento quasi immediato del muscolo contratto”.

Insomma, con l’Ortho-bionomy si aiuta il cliente a cercare le posizioni antalgiche che permettono un naturale rilassamento delle contratture che bloccano il movimento delle articolazioni. Attraverso leggere compressioni, simulando un movimento a spirale, e rilasciando al momento adeguato, si stimola il sistema autoregolatore, connesso al sistema propriocettivo. Inoltre attraverso una attenta anamnesi, l’operatore cerca di aiutare il cliente a risalire alle cause che hanno provocato quegli stati di tensione e stress a livello muscolare e fasciale. In tal caso il dialogo diventa un modo ulteriore di aiutare il cliente a fare chiarezza sulla sua propria condizione, entrando in un contatto più consapevole con le manovre dell’operatore. Una delle caratteristiche del trattamento che differenzia questa disciplina dalle altre è il contatto in contemporanea di tutti i livelli della persona, proponendo al corpo una possibilità più ampia di ricerca di un nuovo equilibrio anche a partire dalle emozioni. Un altro concetto importante dell'Ortho-bionomy è che le mobilizzazioni non sono mai dolorose, in quanto il corpo tende a reagire al dolore con altre contratture, proprio quello che si vuole evitare.

L'ascolto, il rispetto assoluto e sacro del dolore del corpo, dell'essere e dell'anima che lo abitano costituiscono il principio dell'Ortho-bionomy che, anche se nasce da studi di osteopatia classica, va aldilà della stessa. “Sono principi che ho riscontrato anche nel percorso formativo iniziale di pedagogia clinica e di psicomotricità funzionale; proprio per questo motivo percepisco il mio percorso come un continum nella mia evoluzione” riferisce ancora Erika - Non è importante solo ciò che si fa, ma il modo con cui lo si fa. L'approccio che Arthur L. Pauls ci ha trasmesso attraverso questa disciplina è per me fonte d'ispirazione e guida nella vita di tutti i giorni. Il principio dell'Ortho-bionomy lo applico in ogni azione che faccio quotidianamente. Nel modo di camminare, nel mangiare, nello stare seduta, nel respirare, ponendo attenzione alle tensioni, a dove il corpo si muove meglio”.

Per Erika l’Ortho-bionomy, da una passione e fonte di ispirazione, si è trasformata bene presto in un vero e proprio lavoro. Racconta: “La Sardegna è una terra che mi ha accolto a braccia aperte fin da subito: prima facendomi innamorare della sua meravigliosa natura e poi facendomi integrare nell'ambito lavorativo. Dopo aver fatto un po' di pubblicità dei miei trattamenti, ho iniziato a ricevere richieste da parte di clienti, da lì a poco si è sparsa la voce, così che per 10 anni, ho realizzato un lavoro stagionale, che mi ha portato ad un radicale cambiamento di vita. Nata a Biella, dopo 20 anni di studi e lavoro nella città di Padova, ho messo le mie radici a Palau, dove tutt'ora vivo e lavoro, tutto l'anno. Non so se è questa la missione della mia vita, ma una cosa è certa: quando pratico l'Ortho-bionomy non solo percepisco il cambiamento nella persona che tratto ma anche dentro di me. È come fluire in un processo naturale in cui l'energia permea tra me e il cliente. In conclusione, mi piace citare lo stesso Arthur L. Pauls: “Ortho-Bionomy lavora sul dolore attraverso il non dolore. Il soggetto della medicina è la malattia e la morte, il soggetto di OB è la salute e la vita".