Monday, 06 May 2024
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Pubblicato il 14 September 2020 alle 19:56
Olbia, 14 settembre 2020 - Non solo silenzio, non solo malessere strisciante: a Olbia c'è anche chi decide di alzare la testa e lo fa con convinzione per difendere non solo le proprie ragioni, ma soprattutto il proprio lavoro che è fonte di vita.
Domani, in via Mameli - dove è stata realizzata una pista ciclabile promiscua - vi sarà una serrata globale dei commercianti dalle 9 alle 15. "Ci opponiamo a gran voce e con forza alla pista ciclabile, concepita frettolosamente, realizzata approssimativamente e imposta senza il minimo confronto con tutte le parti interessate direttamente al radicale e scomposto cambiamento. Riteniamo che questo strumento sia sinonimo di modernità e progresso, se realizzato dove la logica lo collocherebbe, creando benefici a tutta la comunità. In questo caso paradossalmente non rappresenta un miglioramento ma addirittura una calamità gravemente dannosa per tutti : residenti e non, commercianti, ciclisti, automobilisti e persino i pedoni che adesso vedono occupato il marciapiede a causa delle indispensabili, necessarie soste brevi dei vari automezzi", scrivono i commercianti in una nota comune.
"Noi commercianti siamo allo stremo gia sferzati dalla indiscriminata globalizzazione, inarrestabile commercio elettronico, crisi a livello globale, mesi di chiusura per l'epidemia covid che ancora minaccia tutta la comunità e che potrebbe ripresentare conti salatissimi. Adesso è quindi per noi davvero insopportabile, tale imposizione, dopo l’eliminazione dei deor, l’avvento della ZTL e la riduzione di innumerevoli stalli in Via Mameli e nel resto della città".
Ciò che temono i commercianti di via Mameli, una strada che da sempre si è distinta per vivacità - anche grazie alla presenza delle scuole superiori, è di diventare una nuova "via Regina Elena". Una via, insomma, dove le serrande chiuse superano quelle aperte, una via "desertificata".
"Già dopo pochi giorni dalla catastrofica modifica abbiamo registrato gravi e insostenibili perdite di fatturato, che prima della temuta chisura ci costringerà a licenziare e poi a non pagare tasse e tributi, indispensabili per il naturale equilibrio tra lavoro pubblico e privato", spiegano i/le commercianti.
Domani, gli esercenti spiegheranno i motivi della protesta in modo approfondito.
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