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Olbia: un porto turistico da 5.000 posti barca

Ecco i calcoli della Port Authority e il futuro sviluppo

Olbia: un porto turistico da 5.000 posti barca
Olbia: un porto turistico da 5.000 posti barca
Angela Galiberti

Pubblicato il 25 January 2021 alle 06:00

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Olbia. Di porto turistico se ne parla da tanti anni: la politica lo cita a ogni campagna elettorale, i cittadini lo sognano. Poi c'è l'Autorità di Sistema Portuale Mare di Sardegna che, quel porto turistico, cerca di concretizzarlo con gli strumenti e i poteri a sua disposizione: il piano operativo triennale, il documento strategico di sistema e – infine – il Piano Regolatore del Porto. Secondo i calcoli della Port Authority e considerando tutti gli attori in campo (dalla Marina di Olbia al Circolo Nautico), a Olbia potrebbe crearsi un maxi porto turistico “diffuso” – dall'Ansa Nord fino a Olbia Mare – con la bellezza di 4800/5500 posti barca. Come dice il presidente Massimo Deiana, però, Olbia non è semplicemente un porto e certamente non è solo un porto turistico: la visione della Port Authority è globale e tocca tutte le sfaccettature di questo “fiordo non fiordo” che caratterizza Olbia. Andiamo con ordine. “La vision, la struttura, lo scenario del porto di Olbia è in qualche modo già delineato dalla sua conformazione fisica. Olbia non è un porto, Olbia è un golfo. Ma dentro il golfo di Olbia ci sono più porti. C'è un porto passeggeri e crociere, leggi Isola Bianca; c'è il porto industriale, leggi Cocciani; c'è una parte dedicata alla nautica da diporto e cantieristica, leggi Cala Saccaia e Molo Palmera, e c'è una parte dedicata alla portualità turistica che naturalmente non potrebbe essere dedicata a nient'altro. C'è un unico pezzo che manca è quello pescherecci che è assente, ma gli altri ci sono tutti”, spiega Deiana. La posizione e la conformazione del Golfo di Olbia sono perfette per lo sviluppo della nautica e delle attività collaterali: l'Autorità Portuale ha certamente una visione complessiva del territorio e cerca di maneggiare con cura il potere che lo Stato le ha concesso. Se il futuro dell'Isola Bianca è chiarissimo, lo è anche quello Cocciani che subirà alcuni interventi di riqualificazione che gli daranno ancora più dignità. “Ci siamo resi conto che ha bisogno di un intervento, tanto è vero che pavimenteremo le aree non pavimentate che sono circa 4 ettari su 7, proveremo a fare il banchinamento del Cocciani Nord che significa anche ovviamente dragaggio. Tutto questo deve essere previsto in un piano regolatore che al momento non lo prevede, ma noi lo prevediamo nel documento di pianificazione strategico di sistema a valle del quale approveremo poi un piano regolatore. Quindi merci, passeggeri e crociere hanno già la loro bella destinazione, la cantieristica c'è e sta diventando sempre più importante, cercheremo fino all'ultimo di far convivere queste attività con altre tradizionali come l'allevamento dei mitili: come ho detto, e lo ribadisco, ovviamente nei limiti in cui si riesca a farli convivere ordinatamente. Nel momento in cui questa ordinata convivenza dovesse entrare in difficoltà ci dovremo porre il problema. Per adesso ci riusciamo con una certa fatica”. Un settore che la Port Authority osserva con interesse è la cantieristica d'eccellenza che si va avanti anche con progetti di larghissimo respiro. “Riconosciamo un grandissimo interesse alle proposte anche presentate da privati come per esempio tutta la riqualificazione dell'area ex Palmera per far diventare tutto quello un comparto di altissima eccellenza direi planetaria – sottolinea Deiana –. Sno è già una eccellenza a livello mediterraneo, qua stiamo parlando di eccellenza a livello mondiale: significa che qui può venire gente appositamente. Oltre il 70% dei mega e giga yacht gira per il Mediterraneo, l'80% di questi gira intorno alla Sardegna perché qua c'è una calamita speciale: beh sapere avere un compendio di questo tipo, che può gestire qualunque tipo di imbarcazione quindi anche da oltre 80/100 metri, ci mette i una condizione tra le assolute eccellenze planetarie e noi crediamo molto in questo”. Un occhio di riguardo, come si diceva in apertura, ce l'ha il Golfo interno, quello in cui la città si affaccia al mondo: una linea di costa splendida, da Porto Romano fino a Sa Marinedda, che non potrà non essere un grande porto turistico in futuro. “E' evidente che quelli sono porti turistici e sono porti tiristici che avranno la possibilità di confrontarsi e interagire con la parte più viva e anche più bella di un waterfront cittadino. E poi c'è anche la marina di Olbia Mare che è bella e che ha uno sviluppo interessante. Tutto questo, secondo i nostri calcoli, comporta il fatto che noi potremmo immaginare di avere tra i 4800 e 5500 mezzi cioè posti barca di varie grandezze”. Numeri da capogiro che fanno pensare anche a un indotto generato sul territorio particolarmente elevato. Tutto questo però pone dei problemi che, anche se non immediati, bisogna attentamente considerare: perché un conto è avere le 500 barche che ci sono oggi, con i posti barca attuali, un conto è doverne gestire migliaia contemporaneamente. “Se noi immaginiamo un sistema di questo genere, se lo si deve governare e non subire, bisogna immaginare delle forme che garantiscano ingresso e uscita dal golfo senza che interferiscano con il traffico commerciale. Ricordiamoci che il porto di Olbia, lasciando perdere i numeri 2020, è un porto che fa tranquillamente 5000 navi l'anno tra navi passeggeri, commerciali e da crociera. Se noi immaginiamo questo concentrato nei mesi estivi, se noi in quei 4 mesi abbiamo 3000, 4000, 5000 barche che comunque entrano ed escono, non le puoi far passare nella caletta delle navi, bisogna pensare a una canaletta di servizio dove le barche più modeste possano entrare e uscire senza aspettare ovviamente ingresso e uscita delle navi, o anche al contrario. Su questo dobbiamo ragionare”. Ovviamente, il futuro porto turistico olbiese non si potrà fare senza un piano regolatore del porto: l'atto di pianificazione che disegna il futuro delle città portuali come Olbia, ma non solo, perché la Port Authority ha sotto le sue ali tutti i porti sardi, ad eccezione – per ora – di Arbatax. “Ci siamo dati come obiettivo nel primo anno di questo piano operativo triennale di predisporre il documento di pianificazione strategico di sistema che è la matrice dei piani regolatori. Finito questo, faremo il piano regolatore di tutti i porti: Olbia, Golfo Aranci, Cagliari, Porto Scuso, Santa Teresa, Porto Torres e anche Arbatax se ce lo danno”. Nonostante il PRP non ci sia ancora – e debba essere praticamente riscritto da zero – il porto turistico di Olbia, quello del futuro, è già negli interessi di molti e Deiana lo conferma a Olbia.it: “Sono tutti interessati, quelli che ci sono a espandersi, quelli che non ci sono a venire. Assolutamente sì. Siamo riusciti in qualche modo già adesso, nelle more di tutto questo, a mettere in ordine e a dare una migliore pulizia amministrativa alla situazione esistente che ovviamente vede il Molo Brin ancora destinato alle navi traghetto. Adesso ha una destinazione totalmente differente: abbiamo approvato in Comitato di gestione il regolamento tecnico funzionale e poi dobbiamo rifare il piano regolatore”. E una volta approvato il Piano regolatore, via alle danze.