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Pubblicato il 05 December 2017 alle 20:01
Olbia, 05 dicembre 2017 - La speranza ha il colore rosso arancio di una pista di atletica, di una medaglia conquistata con gioia e di nuovi amici con i quali costruire una nuova esistenza. L'integrazione, quella vera, si fa a scuola e ha il volto delicato di Kalifa: un minorenne ivoriano, arrivato in Italia senza genitori e ospitato al centro di accoglienza situato nell'ex Hotel Savoia, coordinato dalla dottoressa Marianna Usai. La sua è una storia di speranza, perché è il simbolo vivente che solo la conoscenza reciproca può abbattere le barriere della diffidenza e dell'odio.
Kalifa, qualche giorno fa, è stato premiato per aver vinto il primo premio della manifestazione sportiva "Lo studente più veloce di Olbia" organizzata dalla società Atletica Olbia. Kalifa, che frequenta l'istituto Agragrio e che è seguito dalla dottoressa Alice Fraghì, si è messo in gioco e ha vinto nella sua categoria. La sua corsa è piaciuta così tanto da spingere una società di atletica a opzionarlo per iniziare gli allenamenti: e da qui in poi chissà cosa potrebbe accadere per il giovane Kalifa, arrivato in Italia partendo da un gommone. La vittoria più grande è però l'integrazione in una città diversa: un luogo dove chi scappa dalla fame e/o dalla guerra può ricominciare a vivere, partendo dalle cose normali come la scuola, la colazione con gli amici, una corsa al parco. "Tutti i ragazzi frequentano le scuole del territorio e si sono inseriti molto bene nel contesto scolastico - racconta Alice Fraghì, assistente sociale del centro -. Stanno migliorando la lingua italiana e frequentano i loro compagni di scuola anche dopo l'orario di lezione. Si trovano molto bene e quasi certamente rimarranno qua a Olbia".
In questi mesi tanto si è scritto sul centro aperto all'ex Savoia: sul numero di migranti ospitati, sulle attività svolte, sul futuro di queste persone. Al momento, all'interno del centro gestito dalla Sdp Servizi di Sassari - coordinata dal dottor Pierpaolo Cermelli e dalla dottoressa Fabiana Denurra - si trovano nove minorenni: i ragazzi sono tutti inseriti nel contesto scolastico olbiese e seguono tutti un percorso di inserimento e integrazione oltre alle ore canoniche di lezione scolastica. Il percorso sta funzionando e si spera che la serenità appena conquistata riesca a mitigare le ferite (fisiche e psichiche) che questi ragazzi portano dentro in seguito alle terribili esperienze patite nei "centri di detenzione" (che forse sarebbe più corretto definire come "centri di tortura") situati in Libia.
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