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Olbia, Spiritu Santu: nuove domande alla Regione

Olbia, Spiritu Santu: nuove domande alla Regione
Olbia, Spiritu Santu: nuove domande alla Regione
Olbia.it

Pubblicato il 16 November 2019 alle 10:41

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Olbia, 16 novembre 2019 - Si torna a parlare della discarica di Spiritu Santu grazie a un'interrogazione rivolta all'assessore regionale all'Ambiente Gianni Lampis protocollata dal consigliere regionale olbiese Roberto Li Gioi (M5S).

Scopo dell'interrogazione è sapere, dall' assessore all’Ambiente e da quello alla Sanità, se siano stati tenuti in considerazione "i risultati del Piano di caratterizzazione della discarica dal quale emerge un gravissimo inquinamento della zona interessata".

“Appena un mese fa abbiamo scoperto l’esistenza di una relazione contenente dati allarmanti. Un dossier redatto dalla società Arcadis di Milano, incaricata dal Cipnes (che gestisce la discarica di Spiritu Santu) di analizzare tra l’altro anche le acque sotterranee interessate dalla discarica consortile", spiega Li Gioi.

"Questa relazione ufficiale del Piano di caratterizzazione (indagini dal 2013 al 2018) mette nero su bianco numeri spaventosi che descrivono un grandissimo inquinamento ambientale. Ciononostante, gli uffici del Servizio di valutazione ambientale della Regione hanno espresso giudizio positivo alla compatibilità ambientale. Ragion per cui, l’assessore all’Ambiente Lampis, preso atto di questo parere favorevole, il 22 ottobre scorso con la delibera n° 42/39 ha autorizzato l’ampliamento della discarica olbiese”, specifica Li Gioi.

“Quello che chiedo a gran voce all’assessore e alla Giunta è di fare chiarezza su questa situazione al limite dell’assurdo. Chiedo che riferiscano il motivo per il quale nel dare l’autorizzazione all’ampliamento della discarica di Spiritu Santu non è stato preso in considerazione l’esito del report della Arcadis. Un report dal contenuto scioccante, in cui viene individuata la presenza di diverse sostanze inquinanti in concentrazioni che superano di gran lunga le soglie di contaminazione previste dal decreto legislativo152/2006 per la qualità delle acque di falda", continua Li Gioi.

"In particolare le analisi effettuate dalla SGM - incaricata dalla Arcadis - hanno evidenziato che 24 dei 29 campioni di acque di falda sottoposti ad esame presentavano un abnorme superamento delle concentrazioni delle soglie di contaminazione, CSC. Stiamo parlando di arsenico, antimonio, cromo VI, piombo, cloroformio, benzene, idrocarburi, floruri, nitriti e nitrati. Veleni che quasi certamente stanno contaminando le nostre acque e i nostri terreni”.

Queste le domande contenute nell'interrogazione:

1) se nell'ambito della procedura di valutazione di impatto ambientale relativa al progetto “Adeguamento funzionale dell'installazione IPPC consortile sita in località Spiritu Santu Olbia” si sia tenuto conto degli allarmanti risultati delle indagini effettuate nell'ambito del Piano di Caratterizzazione approvato dal Comune di Olbia in data 03.02.2015;

2) se il Cipnes abbia proceduto ad effettuare le bonifiche per la cui esecuzione sono stati stanziati complessivamente oltre €. 5.000.000 a partire dall'anno 2015; 3) la motivazione per cui il Cipnes non ha ottemperato alla prescrizione, imposta dalla DGR n. 33/49 del 8.8.2013, di ricercare un altro sito idoneo dove dislocare la discarica;

4) se ritengano il Cipnes affidabile per la gestione di un impianto che dovrebbe trattare un volume di rifiuti pari a 150.000 Tonn/anno e in aggiunta produrre/stoccare e/o trasportare gas;

5) se non ritengano, in considerazione che l’attuale discarica ricade in un territorio sottoposto a rigidi vincoli di tutela ambientale come l'Area Marina Protetta di Tavolara-Punta Capo Coda Cavallo, adiacente ad un’area turistica ad alta densità abitativa e distante poco più di un km dal Mater Olbia, necessario localizzare la discarica in una porzione di territorio meno rilevante dal punto di vista paesaggistico- ambientale;

6) quali iniziative intendano adottare per ridurre il volume dei rifiuti che devono essere conferiti nelle discariche della Sardegna e applicare i canoni dell’economia circolare, come definiti nelle quattro direttive comunitarie in materia, ovvero promuovendo soluzioni di risparmio energetico e l’utilizzo di energia effettivamente rinnovabile; la progettazione e la commercializzazione di prodotti di più lunga durata, riparabili, riutilizzabili e facilmente riciclabili; la riduzione del consumo di risorse naturali e della produzione di rifiuti mediante la diffusione della pratica del riciclo per la produzione di materia prima secondaria;

7) quali iniziative intendano adottare per ridurre i rischi connessi allo sviluppo di incendi presso impianti che gestiscono rifiuti.