Wednesday, 02 July 2025
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Pubblicato il 18 April 2020 alle 14:52
Olbia, 18 aprile 2020 - Come sarà la mobilità post-covid19? Se lo chiede, proponendo idee e soluzioni, il laboratorio per la mobilità sostenibile olbiese Hub.Mat coordinato da Roberta Calcina. L'associazione, in prima linea su una serie di interessanti progetti (vedi la strada scolastica di via Nanni a Olbia) ha preso carta e penna e ha scritto una lunga lettera alla Regione Sardegna, ai Comuni sardi, alle Province, alla Città Metropolitana di Cagliari e all'Anci Sardegna per stimolare una riflessione sulla mobilità della fase 2.
Con la fase 2, infatti, milioni di persone torneranno a muoversi ma le regole in vigore (in particolare il distanziamento sociale) non permetteranno più (per un po' di tempo almeno) l'uso dei mezzi pubblici come in passato. Secondo l'associazione, bisogna ripensare totalmente alla concezione di mobilità urbana, prediligendo soluzioni a impatto ambientale minimo. Il rischio è, infatti, un uso maggiore delle auto private con conseguente aumento del traffico e dell'inquinamento.
Cosa fare dunque? Per Hub.Mut sarebbe corretto e giusto promuovere mobilità alternative: spostarsi a piedi o in bicicletta, ma anche con pattini, monopattini e skateboard. La stragrande maggioranza degli spostamenti in auto in ambito urbano, sottolinea l'associazione, viene fatta su tragitti inferiori ai due km.
La lettera, che riportiamo integralmente, è firmata anche da altre associazioni che si occupano di mobilità.
Gentili amministratrici e amministratori,
Quando l’emergenza coronavirus sarà superata, gradualmente riprenderemo a spostarci, a muoverci per raggiungere le scuole, i luoghi di lavoro, i luoghi di svago e cura ed incontrare le persone care. Ma come? Purtroppo, è verosimile – e questo è già visibile in Cina – che l’accesso e l’utilizzo del trasporto pubblico postcovid19 sarà diverso da come lo conosciamo ora, sia a livello di spostamenti urbani, che a livello di spostamenti regionali.
Si prevede infatti che, in un primo periodo, il trasporto pubblico riuscirà a trasportare appena il 20% degli utenti che trasportava prima dell’emergenza! Questo sarà dovuto, da una parte, a norme che imporranno misure di distanziamento e contingentamento, dall’altra, alla naturale propensione degli individui a cautelarsi, evitando i luoghi – e quindi anche i mezzi di trasporto – collettivi, che temono possano essere luoghi di maggiore contagio.
Le persone opereranno istintivamente la scelta di muoversi in modo indipendente, con i propri mezzi, a distanza di sicurezza dagli altri. Sarebbe un peccato se per mancanza di valide alternative infrastrutturali e politiche dedicate, quella scelta ricadesse obbligatoriamente sull’automobile: una crescita di grandi proporzioni dei veicoli motorizzati privati circolanti non è sostenibile, neppure nella nostra regione e nelle nostre città: occorre esserne consapevoli!
Questa infatti porterebbe all’aggravamento di impatti negativi che già vi sono noti in termini di - salute individuale (sedentarietà e malattie correlate) e collettiva (legata soprattutto all’inquinamento dell’aria, del suolo e acustico) - vivibilità delle nostre aree abitate (occupazione dello scarso spazio pubblico e semi-pubblico, accesso al commercio e servizi di prossimità, tutela del patrimonio architettonico e verde pubblico), sicurezza stradale (per gli utenti a bordo e all’esterno dei veicoli) e congestione - condizioni dell’ambiente e impatto sul clima, mettendo a rischio il futuro alle prossime generazioni e le caratteristiche uniche del nostro territorio (che rappresenta uno dei vantaggi competitivi della nostra isola in termini di attrattività turistica). - ridotto diritto alla mobilità e autonomia di utenti vulnerabili, quali minori, disabili e anziani - maggior costi per gli individui (possedere un’auto costa in media 4.000€/anno) e per la comunità (per l’adattamento ad una maggiore pressione e la manutenzione di una rete infrastrutturale già al limite della sua capacità con le risorse pubbliche).
Ci troviamo davanti all’urgenza di attuare una svolta verso una mobilità più sostenibile In molti Paesi – tra cui Germania, Ungheria, Danimarca, Austria, Gran Bretagna, Canada, Stati Uniti, Colombia (link a margine di questa comunicazione) - sono state attuate e stanno moltiplicandosi soluzioni che permettono e facilitano gli spostamenti attivi, a piedi ed in bicicletta, assicurando il distanziamento sociale necessario a ridurre il rischio di contagio da coronavirus:
- a Vancouver e a Boston si raddoppia la larghezza dei marciapiedi per permettere alla gente di muoversi a piedi senza sfiorarsi, con spazio adeguato anche alle persone che si muovono con l’ausilio di deambulatori o sedie a rotelle
- a Berlino, Parigi e Budapest si chiudono corsie stradali per trasformarle in ciclabili ad uso esclusivo (come ben elaborato anche da Bikeitalia al link https://www.bikeitalia.it/2020/04/09/perche-ognicitta-deve-dotarsi-di-una-rete-ciclabile-di-emergenza/), in cui possono transitare anche monopattini, skateboard, scooter elettrici per persone con disabilità -
- a Vienna e Oakland decine di strade diventano a priorità pedonale o residenziali; in queste, le auto possano circolare, sì, ma come ospiti e “alla velocità dei pedoni” (art.3, comma 1/58 CdS), anche quando questi sono bambini che si recano a scuola in autonomia.
Si deve tener presente che la stragrande maggioranza degli spostamenti in auto in ambito urbano avviene su una distanza inferiore ai 2 chilometri.
Per questo, promuovere la mobilità a piedi, in bicicletta o con altre forme di micro-mobilità attiva (monopattini, skateboard, pattini a rotelle) appare la migliore soluzione per permettere, entro distanze limitate, di sostenere la crescita esponenziale della domanda di mobilità individuale che si prevede già avverrà, a partire dall’avvio della (speriamo prossima) seconda fase della gestione della crisi sanitaria, a vantaggio di tutte/i.
Promuovere e facilitare la mobilità attiva, pedonale e ciclabile, può essere la soluzione per garantire il diritto alla mobilità che la riduzione dell’offerta del trasporto pubblico mette a rischio, soprattutto sulle brevi distanze urbane, in combinazione, quando strettamente necessario, con il trasporto motorizzato.
Questo aiuterebbe anche a supportare la ripartenza di un trasporto pubblico locale e regionale, potenziando e migliorando il bacino di utenza. Siamo sicuri che la Sardegna partirebbe avvantaggiata, date le numerose giornate di sole e le temperature miti che la nostra posizione geografica ci garantisce, ma perché le iniziative siano efficaci richiedono una programmazione strategica di lungo periodo, accompagnata da azioni di “adattamento” urbano, di semplice realizzazione, a basso costo ed elevato potenziale di replicabilità e scalabilità immediate per ridisegnare gli spazi pubblici e adeguarli alle future necessità di mobilità delle persone e salubrità dei luoghi abitati.
Le organizzazioni firmatarie si mettono a disposizione, per fornire agli amministratori tutto il supporto informativo e tecnico necessario per accompagnare il processo di identificazione e adozione delle misure di mobilità attiva del post-covid19 adeguate alle condizioni locali. Vi invitiamo a contattarci.
hub.MAT – Laboratorio Mobilità, Ambiente e Territorio (Olbia)
TaMaLaCà Srl – TuttaMiaLaCittà (Sassari)
FIAB Cagliari (Cagliari)
FIAB Coordinamento Sardegna
Bikefluenzer (Olbia)
Ciclisti Urbani Cagliari (Cagliari)
SARDARCH Soc.Coop (Cagliari)
Easyskate ASD (Olbia)
#TANDEM Spazio Ciclofficina (Olbia)
Ciclofficina Sella del Diavolo (Cagliari)
UTP Utenti Trasporto Pubblico
UISP - Comitato Territoriale Sassari APS
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