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Olbia, torna Costa Turchese: ecco cosa prevedeva nel 1991

Le somiglianze tra il vecchio progetto e le decisioni del Puc by Nizzi

Olbia, torna Costa Turchese: ecco cosa prevedeva nel 1991
Olbia, torna Costa Turchese: ecco cosa prevedeva nel 1991
Angela Galiberti

Pubblicato il 20 March 2021 alle 06:00

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Olbia. Una storia lunga oltre 30 anni, fatta di taglia e cuci, di ricorsi al Tar e di stop grandi quanto una montagna, eppure Costa Turchese è sempre qui: esce dalla porta e rientra, per così dire, dalla finestra. Presente nel programma elettorale del sindaco Settimo Nizzi, Costa Turchese - riveduto, corretto, ridimensionato o semplicemente fonte di ispirazione - torna prepotentemente nel Puc by Nizzi che da qualche giorno sta compiendo il suo percorso in Consiglio Comunale con diverse centinaia di osservazioni, tra cui alcune proprio su Capo Ceraso. La storia è lunga: negli anni '80, anni spumeggianti con ben altra coscienza ecologica, Costa Turchese prevedeva la bellezza di 1.159.000 metri cubi per un totale di 120 miliardi di investimento. L'idea era quella di creare un immenso comprensorio turistico in una delle aree più incantevoli del Mediterraneo. L'idea di Berlusconi, però, non è mai andata in porto. Alberghi, villette, campo da golf e porto turistico non sono mai stati costruiti: nemmeno quando i metri cubi sono passati a 250.000: poi è intervenuto il PPR nel 2006 e solo nel 2015 il Tar della Sardegna ha bloccato definitivamente tutto. Queste, almeno, erano le "certezze" che vi erano fino a pochi giorni fa, quando sono state bocciate le osservazioni su Capo Ceraso. Il Puc by Nizzi prevede proprio in quell'area - ovviamente non tutta, molta rimane area naturalistica intoccabile - un certo sviluppo turistico che non solo ricorda il cinese Urban Planning, ma anche il berlusconiano Costa Turchese. Le aree sono più o meno le stesse, così come le idee: strutture alberghiere, campo da golf. Secondo una delle osservazioni presentate contro questo idea di Puc su Capo Ceraso, i metri cubi previsti sono circa 140.000 e sono a supporto proprio del campo da golf.  Le aree individuate dal Progetto Norma C3a3.2 sono molto simili a quelle individuate dal fu Costa Turchese sia nella parte dove c'è Capo Ceraso, sia nella parte degli stagni. Una coincidenza che collima con un'altra coincidenza: quell'Urban Planning con gli occhi a mandorla firmato dall'architetto preferito da Berlusconi. Sia Costa Turchese che l'Urban Planning avrebbero dovuto essere "dimenticati", eppure qualcosa ce li ricorda entrambi. Storicamente, però, di cosa stiamo parlando? Per capire la filosofia di Costa Turchese - e anche di questo intervento a distanza di 30 anni - bisogna fare un passo indietro nel tempo. Vi mostriamo, in esclusiva, il progetto originale del 1991: anni decisamente ruggenti anche per la nostra città.  Il percorso di Costa Turchese inizia nel 1981 quando il Comune di Olbia, nel mese di aprile, affida l'incarico per l'adeguamento del Piano di Fabbricazione: uno strumento che è ancora vigente in attesa del Puc. Nel giugno '81, Edilnord Progetti del Gruppo Fininvest propone al Comune di Olbia un progetto turistico residenziale da 2 miloni e 185 mila metri cubi sui terreni della Finanziaria Alta Italia (sempre gruppo Fininvest). Tale progetto prevedeva la concentrazione della cubatura nella piana di Murta Maria e la creazione di un vasto parco naturale. Due anni dopo, nel luglio 1983, il Consiglio Comunale di Olbia approva una variante al PdF che modifica la proposta originaria dell'Edilnord consentendo la realizzazione di 1,2 milioni di metri cubi. Nel 1985 viene approvata la legge Galasso e nel 1987 il Consiglio regionale della Sardegna approva devinitivamente la variante al PdF tagliando la cubatura a 750.000 metri cubi. Alla fine, dopo tutta un'altra serie di passaggi, si arriva al 1991: la Finanziaria Alta Italia presenta un Piano di Lottizzazione Convenzionata con Accordo di Programma per la realizzazione di 516 mila metri cubi e la cessione di 3,064 milioni di Standard e riserva naturale. Il progetto era molto complesso e articolato: prevedeva, in sostanza, la realizzazione di un comprensorio turistico con formula casa più posto barca. Il tutto con aree dove poter socializzare e aree a forte valenza naturalistica. Nel dettaglio, si prevedevano sette unità residence, tre alberghi e un centro congressi con ristorante. Spazio anche allo sport: campo da tenni, campo da squash, pallacanestro, pallavolo, calcio, piscine, maneggio, ma anche un club nautico. Per i vacanzieri ecco un centro servizi con baby sitting, manutenzione degli appartamenti, fax e telex (all'epoca erano l'avanguardia della comunicazione), ristorazione door to door, noleggio. Era presente anche un'area commerciale con 30 negozi, ristoranti, supermercato e posti di ristoro.  Il porto turistico era da 1300 posti barca e aveva con sé altri servizi: boat hotel da 50 camere, yacht-club, ristoranti, negozi, Capitaneria. Non mancavano all'appello un luogo di culto, un campo da calcio e un teatro all'aperto. A livello ambientale, il progetto prevedeva la realizzazione del parco Capo Ceraso e la riqualificazione dell'area degli stagni e delle vecchie saline. A oggi, le norme tecniche di attuazione del Puc by Nizzi prevedono per l'area di Capo Ceraso un progetto simile, ma con 140.000 metri cubi previsti. Si legge nelle NTA: "Il progetto propone la realizzazione di attrezzature sportive e per il tempo libero a carattere territoriale (campo da golf, percorsi naturalistici e ciclo pedonali, ecc.) e per la fruizione ambientale e turistico ricreativa del territorio; a supporto della realizzazione delle attrezzature sportive, è permessa la realizzazione di strutture ricettive alberghiere".