Wednesday, 30 April 2025
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Pubblicato il 05 April 2021 alle 06:00
Olbia. L’associazione L’Arcobaleno è una delle realtà solidali più conosciute e stimate sul territorio: costituitasi legalmente nel novembre 1982 con lo scopo di dare qualche risposta concreta ai gravi problemi di emarginazione ed in particolare al fenomeno della tossicodipendenza presenti nel territorio di Olbia e della Gallura, la comunità gestita da don Andrea Raffatellu ha percorso in questi anni un chiaro cammino di crescita sia nella formazione dei soci e dei volontari sia nella tipologia degli interventi concreti. La sua storia inizia da una stanzetta presso la parrocchia della Sacra Famiglia, dove si intraprendono le prime attività con un piccolo centro studi e qualche ora di accoglienza ai ragazzi in difficoltà, per passare alle comunità residenziali a tempo pieno, all’ampliamento del lavoro della accoglienza e del centro studi per la prevenzione e alla apertura di altri obiettivi di intervento. Il metodo dell’associazione è strutturato in modo preciso, e si configura in un iter a fasi: la prima è l’accoglienza, indirizzata in particolar modo ai giovani e ragazzi con problemi di tossicodipendenza o con gravi problemi di disagio. Si tratta della prima fase di intervento: al primo contatto segue una serie di colloqui tesi ad evidenziare le reali intenzioni e necessità di chi chiede aiuto, al fine di indirizzare meglio il susseguente intervento. Questa prima fase che si svolge nei locali in area cittadina in via Andria, dove ora ha sede l’Associazione oppure presso la Parrocchia Sacra Famiglia. Molti colloqui di preparazione e di orientamento vengono svolti dagli operatori e volontari nelle carceri del Nord Sardegna, con cadenza settimanale. Negli ultimi anni il fenomeno delle dipendenze sta cambiando, ed è aumentato il numero di coloro che assumono cocaina ed estasi, che sottovalutado la loro tossicodipendenza, tendono a non chiedere aiuto alle strutture comunitarie: in questo modo il numero dei colloqui di sostegno e di orientamento al Centro di Accoglienza diminuiscono notevolmente, mentre aumentano le richieste di intervento dalle carceri. La seconda fase di intervento è costituita dalla comunità vera e propria. Il giovane, le cui motivazioni ed intenti sono stati appurati nella prima fase di colloqui è già fisicamente disintossicato in altre strutture, e viene quindi inserito all’interno della comunità L’Arcobaleno al fine di poter, attraverso una continua verifica ed un continuo stimolo, senza fare ricorso ad alcuna forma coercitiva o ad alcuna sostanza medicale, attraverso una vita basata su valori fondamentali quali la familiarità, il rispetto, l’impegno, l’onestà, il lavoro, l’essenzialità e la chiarezza, ritrovare una propria personalità ed un sano modo di vivere. Pur differenziandosi i singoli casi, il tempo di permanenza all’interno della comunità non è mediamente inferiore ai due anni e mezzo. Esiste poi una terza fase, quella del reinserimento sociale, durante la quale il giovane viene aiutato a trovare un posto nella società e nel mondo lavorativo, rimanendo sempre in contatto con la comunità dove è sottoposto a continua verifica rispetto all’impostazione e attuazione del suo progetto di vita. Questa terza fase si svolge nella sede del reinserimento, un appartamento che può ospitare sino a dieci persone, in area cittadina, in via Andria in Olbia. “È la stessa vita in comune che ha una funzione terapeutica, con le sue regole e verifiche quotidiane. All’interno di essa viene evidenziato il lavoro, visto come riappropriazione delle capacità di conquistarsi la vita nella regolarità e impegno che essa richiede. Oltre che in ciò che viene richiesto dalla vita comune quotidiana (cucina, pulizie, lavanderie, stirerie, manutenzione etc.) esso si esplica nei laboratori di falegnameria, pelletteria, officina per la lavorazione del ferro, muratura, orto e giardinaggio, piccolo allevamento di animali. Periodicamente vengono svolti corsi professionali, di falegnameria, di ceramica o di informatica” spiega Don Andrea Raffatellu. La metodologia portata avanti per l’emancipazione dalle dipendenze è fortemente supportata da un lavoro psicologico sia individuale che di gruppo, portato avanti dal team operativo, composto da un responsabile, quattro operatori a tempo pieno, alcuni volontari a tempo pieno e altri a tempo parziale: la comunità si avvale inoltre del contributo di collaboratori esterni, medici paramedici ed educativi. Fine ultimo del processo di uscita dall’incubo della tossicodipendenza è, di fatto, una rivoluzione psicologica per gli ospiti della struttura, che al momento sono quindici: come riferisce Don Raffatellu, alla comunità L’Arcobaleno si rivolgono persone da tutta la Sardegna, e spesso anche dal continente, segno che il metodo utilizzato fornisce buoni risultati; un luogo in cui accogliere e comprendere il proprio disagio interiore è fondamentale per il territorio, soprattutto in considerazione dell’aumento esponenziale dei giovani “a stretto contatto” con le droghe e del dilagare della ludopatia, dipendenza subdola perché discreta e facilmente occultabile.
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