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Cronaca

Nicola Tondini, medico in trincea contro Covid-19: "sono terrorizzati"

Nicola Tondini, medico in trincea contro Covid-19:
Nicola Tondini, medico in trincea contro Covid-19:
Angela Galiberti

Pubblicato il 25 April 2020 alle 19:50

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Olbia, 25 Aprile 2020 - Da questa parte del Mediterraneo, lontani decine e decine di chilometri dall'epicentro dell'emergenza del Coronavirus, non abbiamo esattamente la percezione di cosa è veramente il Covid-19 e di come stravolge la vita delle persone.

Ce ne rendiamo conto quando parliamo con chi vive in Lombardia o con chi, come il dottor Nicola Tondini, decide di mettere a disposizione le proprie competenze per dare una mano dove serve: negli ospedali, dove il Sars-Cov-2 non è emergenza, bensì normalità.

Nicola Tondini è da un paio d'anni medico di base a Tempio Pausania (dopo una ventennale esperienza nel 118), ma ad aprile ha prestato servizio come medico volontario nell'Ospedale di Cuorgné, non lontano da Torino (in Piemonte): uno degli epicentri dell'emergenza Coronavirus.

"Non sto facendo nulla oltre ciò che faccio tutti i giorni - racconta il medico tempiese -, in pratica ho solo spostato la sede di lavoro. Sicuramente in un contesto più complesso ma alla fine sempre dello stesso lavoro si tratta. Ho molta paura che ciò che le persone stanno vivendo qui possa estendersi anche da noi dove ritengo che la nostra sanità non possa riuscire a far fronte ad un problema del genere".

Secondo il dott. Tondini, bisogna "evitare il più possibile i contatti perché neppure io, fino a che non sono arrivato qui, mai avrei potuto pensare di trovare una situazione così, quasi surreale. L’emergenza Covid è diventata la routine quotidiana nel nostro lavoro... la normalità".

Normalità nuda e cruda, con protocolli rigidi e specifici, fatta di larghe tute, mascherine, schermi facciali, guanti in nitrile e sguardi: sguardi che devono comunicare oltre le parole, sguardi che sostituiscono carezze, sguardi che scrutano l'abisso e l'infinita solitudine di una morte terribile in piena coscienza.

"Sa qual è la cosa peggiore quando si è nelle difficoltà? Secondo lei", chiede il dott. Tondini a me che conosco questa terribile situazione solo dalle parole di chi la vive ogni giorno. "Provare la sensazione di essere soli", dice il medico tempiese, da sempre in prima linea.

Il Covid-19 ti rendo solo. Solo per davvero, in tutti i sensi: nessun parente può assisterti, nessuna mano amica può darti una carezza mentre stai soffrendo, nessun sorriso può scaldarti l'animo. Sei solo con te stesso, la malattia e quei medici che lottano insieme a te contro il virus. "Sono terrorizzati, purtroppo sanno in cosa possono incorrere".

"Proviamo a immedesimarci - continua -. Il rapporto medico paziente, il rapporto interpersonale, viene mediato da uno 'scafandro'. La comunicazione è ridottissima. Viene abolito il linguaggio non verbale e il linguaggio verbale è limitato per esigenze di sicurezza. Le persone iniziano ad avere problemi con le restrizioni. Possiamo solo immaginare cosa possa esserci nella mente di un ammalato/a".

Immaginatevi in questo stato: siete in un ospedale, state male, respirate malissimo. Attorno a voi solo persone bardate, odore di disinfettante, sguardi che parlano, parenti che possono starvi vicino solo con chiamate o videochiamate. Non avete altro che questo: la speranza e la solitudine.

"A me non piacciono i numeri, sono freddi. Sterili - continua il dottore -. Servono a rassicurare o a far preoccupare. Sono utilizzati per una "pseudo" informazione. Dietro ogni numero c'è una persona, una storia, dolori personali e famigliari. Come dicevano i Negrita, spero solo che la sorte del più debole non tocchi mai a me. Invece tocca tutti e a tutti".

Dietro ogni singolo numero che viene raccontato o scritto vi è una persona: una persona con una famiglia, una storia, dei genitori che lo piangeranno, qualcuno a lavoro a cui mancherà. Storie che dietro i numeri non si percepiscono e che meriterebbero di essere raccontate per restituire loro un senso di umanità che, purtroppo, a volte manca.