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Legge su Maialetto sardo, infuria la polemicha. Lega: "a rischio tradizione"

Legge su Maialetto sardo, infuria la polemicha. Lega:
Legge su Maialetto sardo, infuria la polemicha. Lega:
Olbia.it

Pubblicato il 23 August 2018 alle 13:49

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Olbia, 23 agosto 2018 - Poche leggi regionali hanno scatenato un serrato dibattito politica come la numero 28/2018 che passerà agli annali come la legge che ha reso un po' più complicato l'allevamento familiare in Sardegna, benché la sua ratio sia assolutamente positiva: vale a dire debellare una volta per tutte la peste suina africana.

La polemica, rovente, di questi ultimi giorni è indirizzata a un solo articolo: il numero 4 comma 2 che afferma "Nell'allevamento familiare si possono detenere fino a quattro capi suini da ingrasso e non èconsentita la presenza di capi riproduttori. Nella stessa azienda agricola non è consentito più di un allevamento di tipo familiare. Tutti i capi allevati sono destinati all'autoconsumo e non sonooggetto di attività commerciale o di movimentazione verso altri allevamenti".

Su questo tema è intervenuta anche la Lega con Dario Giagoni (vice commissario regionale) e Giovanni Nurra (coordinatore Nord Sardegna) che plaudono alla legge nel suo insieme, ma che giudicano come "buccia di banana" proprio quel comma.

La legge 29/2018 è stata approvata all'unanimità in Consiglio Regionale, ma all'indomani della sua approvazione sono scattate polemiche e critiche proprio per queste poche righe che rischiano di mettere in seria difficoltà una tradizione ancora viva nelle campagne sarde.

"E’ una Legge che cerca di tutelare gli allevatori che vogliono vendere onestamente i propriprodotti e si vorrebbero tagliare fuori coloro che producono e vendono senza controllo sanitario,in nero, a un prezzo inferiore a quello di mercato perché magari è un "Secondo Lavoro", quindiesente tasse", si legge nella nota stampa. I due leader leghisti, pur apprezzando gli obiettivi della norma, ritengono che ci sarebbero "alcune cose che devono essere velocemente riviste".

"Con questa norma si cambia tutto. Si impedisce la presenza di capi riproduttori, siano essiverri o scrofe e si dovranno allevare solo animali acquistati già castrati ed allevati per lasuccessiva macellazione familiare - spiega la Lega attraverso Giagoni e Nurra -.Nella pratica chi volesse effettuare un allevamento familiare dovrà rivolgersi ad un tecnicoper presentare una DUA al SUAPE competente, come persona fisica, per l’aperturadell’allevamento, censito in BDBN e farlo seguire regolarmente dalla Asl competente locale.Giustamente non potrà accedere ai fondi o premi comunitari, che spetteranno solo edesclusivamente a quelli professionali con Partita IVA.Inoltre le prescrizioni sanitarie e pertanto tutti gli adempimenti, dopo prelievo da parte Asl,sia che l’allevamento sia familiare o professionale sono identiche.Da plaudere l’iniziativa volta alla tutela e valorizzazione del suino di razza sarda, allavalorizzazione della qualità e la possibilità di far macellare, in idonei locali, le piccole produzionisenza rivolgersi ai mattatoi accreditati".

"Sta di fatto che il comma 2 dell’articolo 4, impedisce la produzione familiare del classicoporcetto sardo o lattonzoli da 8/12 Kg, perché non ci sarebbero i tempi tecnici per una gestionefamiliare dell’attività e lo costringerebbe a rivolgersi alle macellerie - continuano i due leghisti -.Sarà invece agevolata la produzione del classico magrone per la riserva di carne familiare.Di fatto, proprio per combattere la peste suina, si sta combattendo la tradizione e favorendol’allevamento abusivo, proprio all’opposto di quello che si voleva fare. Un effetto boomerang, di cui vedremo gli effetti nel medio-lungo periodo".

Secondo la Lega, la Regione avrebbe potuto "fare altre scelte e trovare altre soluzioni, senza colpire le famiglieche portano avanti una tradizione, in maniera sana e rispettosa degli stessi animali.Magari si possono prevedere più controlli ed assistenza per questa tipologia di allevamento,sia del tipo sanitario che tecnico, oppure sanzioni molto elevate per i trasgressori. O ancoramettere in condizioni le famiglie con giusti strumenti, che da sempre hanno allevato in casa ipropri animali seguendo le antiche usanze, di mettersi in regola modificando la legge che a noipare lacunosa sotto questo aspetto. Tutto a vantaggio degli stessi conduttori, ma non si dovevaarrivare a costringere il sardo a comprarsi i classici porcetti o lattonzoli, di provenienza olandeseo rumena o altro, macellati in Sardegna.È altamente verosimile che tale disposizione di legge conduca solo in ambito di illegittimitàun'antica tradizione corredata da edificanti echi turistici".

Intanto, sui social network sta diventando virale una petizione che chiede alla Regione di non bloccare questa tradizione e di modificare quello specifico articolo di legge.