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Olbia, una sarda in trasferta a Milano per il festival vegano MiVeg

Ecco le parole di Giannella Biddau

Olbia, una sarda in trasferta a Milano per il festival vegano MiVeg
Olbia, una sarda in trasferta a Milano per il festival vegano MiVeg
Ilaria Del Giudice

Pubblicato il 03 November 2024 alle 11:00

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Olbia. Nelle date di sabato 26 e domenica 27 ottobre si è svolto a Milano il “MiVeg”, il festival vegano che è ormai alla sua nona edizione. Il festival è dedicato agli animali e a chi vuole scoprire il movimento etico e culturale del veganismo. L’evento è organizzato dall’Associazione Vitadacani, che accudisce animali salvati da macelli e dall’industria della carne e dei suoi sottoprodotti. Ogni anno il MiVeg conta migliaia di visitatori (quest’anno il record di 14.000 presenze). Anche questa edizione si è svolta presso gli East End Studios, un events point molto richiesto dal mondo della moda, dello spettacolo, della comunicazione e del design, ospitando tante associazioni e aziende vegane. Oltre alla sezione dedicata all’alimentazione, si sono tenuti conferenze, laboratori, seminari e, inoltre, è stata allestita l’Area Meet & Greet, un nuovo spazio dedicato ai libri. In questo spazio è stato presentato “Fratelli animali. Considerazioni su una vita etica”, il libro scritto dall’autore tedesco Edgar Kupfer-Koberwitz e curato e tradotto dall’insegnante, scrittrice e studiosa olbiese Giannella Biddau per libreriauniversitaria.it Edizioni. A dialogare con lei e a leggere alcuni passi dell’opera è stata Grazia Cominato, caporedattrice di RadioVeg.it, web radio per la quale Giannella cura la rubrica “Parole etiche ritrovate. Testi di insospettati autori animalisti”, con la partecipazione dell’attore e doppiatore Massimo Wertmüller.

“Fratelli animali” fu scritto da Kupfer negli ultimi mesi di detenzione nel campo di concentramento di Dachau, di nascosto dalle SS ma anche dagli altri deportati. Kupfer, benché fosse tedesco, era stato imprigionato perché si era espresso in maniera sprezzante contro il regime nazi-fascista. La sua odissea cominciò esattamente in Italia. Fu infatti arrestato a Ischia dalla polizia degli stranieri e deportato in treno a Dachau, dove rimase per quattro anni e mezzo. Il suo libro è un breve trattato in cui lo scrittore affronta temi ora attualissimi ma all’epoca di assoluta avanguardia, utilizzando una forma narrativa epistolare; l’opera infatti consiste in quattro lettere indirizzate a un amico immaginario per descrivere lo sfruttamento e il dolore degli animali e anche il rapporto tra la violenza sugli animali e la violenza sugli esseri umani. E proprio su questo si è concentrata la presentazione del libro al MiVeg.

Giannella Biddau ha raccontato attraverso le parole di Kupfer il mondo degli animali dalla prospettiva di questi ultimi, ovvero da quella di vittime della superbia dell’essere umano che si è posto al vertice della creazione procurando sofferenza e morte – secondo i dati della FAO sessanta miliardi di animali terrestri muoiono ogni anno soltanto per scopi alimentari. La studiosa olbiese ha anche sottolineato che la forma mentis antropocentrico-specista, che porta alla desoggettivazione e alla cosificazione degli animali, infine, ha ripercussioni anche sulla stessa specie umana, in quanto, come sostenuto sia da Kupfer che da personaggi come Gandhi e il premio Nobel per la Letteratura George Bernard Shaw, la crudeltà sugli animali genera un discendente: la guerra. Spiega Kupfer a tal proposito nell’incipit del libro: “finché si uccideranno e tortureranno gli animali, si uccideranno e tortureranno anche gli esseri umani e ci saranno guerre – poiché per uccidere occorre imparare ed esercitarsi sul piccolo […]. Finché ci saranno ancora animali nelle gabbie, ci saranno ancora prigioni […]. Sinché ci saranno ancora animali-schiavi, ci saranno ancora uomini-schiavi – perché per detenere gli altri in schiavitù si deve imparare ed esercitarsi sul piccolo”. Una parte della conversazione con la curatrice della versione italiana dell’opera è stata dedicata anche al ruolo che la scuola dovrebbe rivestire nella sensibilizzazione al rispetto degli animali e all’apertura almeno verso la conoscenza di uno stile di vita etico. È recentissima la notizia che, ad esempio, nelle scuole britanniche il veganismo etico verrà incluso nel programma della materia “Religioni e visioni del mondo”.

All’estero, specialmente in paesi anglo-sassoni, le mense scolastiche si sono già adeguate da tempo proponendo menù vegani. A New York, nelle scuole statali si porta avanti l’iniziativa del Vegan Friday, ovvero ogni venerdì il menù nelle mense è interamente vegano. Ben noto è il movimento delle Plant-Based Universities, nato nelle università anglo-sassoni e diffusosi ovunque. “In Italia - ha evidenziato Giannella - si va molto più lentamente, ma qualcosa si muove. Anche in Sardegna ci sono sempre più persone che hanno abbracciato questo stile di vita etico, che non è certo una moda né risale agli ultimi anni, ma ha radici profonde (si pensi a personaggi come Plutarco, Pitagora, Ovidio). Sono innumerevoli i personaggi di rilievo dal passato sino ai nostri giorni che hanno adottato una dieta vegetale, come tanti sono stati i sopravvissuti alla Shoah o loro discendenti che si sono occupati della questione animale: oltre a Kupfer, il premio Nobel per la Letteratura Isaac Bashevis Singer, il filosofo Max Horkheimer, oppure Alex Herschaft, Albert Kaplan, Barbara Stagno e via dicendo, che provarono lo stesso dolore degli animali e la stessa paura della morte.

I temi affrontati durante la presentazione sono stati certamente molto impegnativi e toccanti, ma il riscontro del pubblico milanese è stato positivo: i partecipanti hanno mostrato interesse per le parole di Kupfer e di Giannella e notevole coinvolgimento durante le letture di alcuni estratti salienti dell’opera. In chiusura, la docente ha esortato alla riflessione sul concetto di inclusione, di cui si parla tanto da decenni, sottolineando che soprattutto nelle scuole occorrerebbe contemplare la questione animale al fine di contribuire a formare individui evoluti in maniera integrale.

Con queste parole cariche di entusiasmo si esprime la Biddau: “Sono molto orgogliosa di aver rappresentato a Milano – città molto innovativa, pronta ad accogliere ma esigente che ringrazio per avermi apprezzato –, quella Sardegna visionaria, che è desiderosa di cambiare, di guardare oltre con coraggio e persegue con fermezza gli ideali di uguaglianza e rispetto per tutte le forme di vita”.

Parole in pieno allineamento con lo spirito del MiVEG, organizzato e promosso da persone che vogliono promuovere una scelta consapevole, per camminare con un passo più leggero sul pianeta e non essere complici di sofferenza e discriminazione. Un modo per cambiare prospettive e vedere il mondo con altri occhi, quelli di altre specie, che possono insegnare a comprendere quale è l’impatto della società umana sulla loro vita e quale il cambiamento positivo che potrebbe derivare da ogni scelta dell’uomo. MiVEG è il primo Festival Vegan all’interno della città di Milano e nasce per dare maggiore visibilità ad un’idea rivoluzionaria, l’idea che nessun essere vivente vale più di un altro e che tutti hanno lo stesso diritto alla libertà e ad una vita dignitosa, nell’intento di essere una nuova scintilla che aiuti ad illuminare di speranza le menti della società, per creare insieme un mondo basato su cooperazione, empatia e rispetto, senza fare differenze di specie, colore della pelle, etnia o genere.