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Marco Azara, oltre il successo: "Olbia fucina di ottimi musicisti"

Musicista e compositore: quando la passione è un lavoro

Marco Azara, oltre il successo:
Marco Azara, oltre il successo:
Camilla Pisani

Pubblicato il 11 January 2021 alle 06:00

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Olbia. La professione del musicista, un ruolo in rapida e continua evoluzione, che non comprende più la sola conoscenza di uno strumento musicale ma si arricchisce, anno dopo anno, di sfumature e competenze nuove. Ne abbiamo parlato con Marco Azara, celebre chitarrista di Salmo e professionista della musica: la sua è una passione che nasce da lontano, quando, poco più che ragazzino, comincia a sperimentare la frizzante scena artistica olbiese dei primi anni duemila; dai palchi di periferia agli stadi da migliaia di persone il passo è breve, e ad oggi Azara, oltre a continuare la sua carriera da chitarrista, è anche compositore. Ma il suo percorso è fatto di tanto altro: “oltre al lavoro di musicista, mi occupo anche di produzione musicale, arrangiamenti e composizione - racconta lui stesso - e credo che la naturale evoluzione del musicista nel duemilaventi sia proprio questo, cioè diventare un professionista a tutto tondo. È necessario sapere e capire come il meccanismo è cambiato”. Quello che nasce da una passione, può diventare un lavoro, se coltivato con dedizione, impegno e una grossa dose di apertura mentale: “non si comincia mai a suonare pensando al successo, ma lo si fa per una necessità artistica insopprimibile. Io suono e compongo da quando avevo tredici anni, ma lavoro come professionista da sei anni, quindi si può dire che abbia alle spalle una vita di musica”. L’ultimo anno, com’è noto, ha segnato una forte battuta d’arresto per il mondo dello spettacolo e della cultura, che ha visto il settore live paralizzarsi completamente, con l’annullamento di concerti e di qualsiasi evento dal vivo: questo ha arrecato grosse difficoltà e certamente un disagio economico ma soprattutto espressivo alla categoria degli artisti. Fortunatamente però, il mondo della musica si fonda su un substrato sconosciuto ai più, fatto di produzione, talent scouting, ricerca, che nonostante la pandemia in atto, ha continuato a lavorare a pieno ritmo: “noi facciamo musica tutti i giorni, e al di là della questione live, che comunque sta creando un grosso danno economico, per quanto riguarda il settore discografico invece il discorso è ben diverso” spiega Azara “questo ovviamente vale per chi ha già una minima fanbase. Gli artisti continuano a fare dischi: c’è dunque un sottopalco in cui artisti, produttori e compositori si incontrano e fanno musica che successivamente verrà rilasciata. Nell’ultimo anno ho addirittura intensificato la mia attività discografica, ricevendo richieste tutti i giorni". "C’è da dire che venivamo (con Salmo) da annate bellissime, da un disco fortunatissimo, e questo ci ha permesso di riflesso di continuare a lavorare. Lo stop dettato forzatamente dalla pandemia per noi ha coinciso con uno stop già programmato, proprio in virtù del ritmo forsennato degli anni precedenti. Rispetto ad altri colleghi, siamo e sono stato fortunato”. Metà anno a Milano e metà ad Olbia: questa, a grandi linee, la pianificazione lavorativa del musicista: “per fortuna riesco ormai a lavorare da casa, la gente mi conosce e quindi quando mi contattano è perché hanno necessità delle mie competenze e del mio stile”. Proprio di Olbia e della sua prolifica scena musicale, Azara commenta: “ultimamente non ho più la possibilità di studiare i palchi locali, ma devo dire che Olbia è sempre stata, a mio avviso, una fucina di ottimi musicisti e bravissimi compositori. Sono cresciuto in anni in cui l’attività musicale era ampissima, con un sacco di realtà e progetti innovativi: un esempio è Salmo, poi il discorso Machete che è nato in piccolo ed è diventato un bellissimo progetto”. “Una cosa che ricordo - sorride ironico Azara - è che molta gente guardava e guarda ancora agli esordienti con sfiducia, spesso profetizzando fallimenti. È qualcosa che ho sperimentato in prima persona, malgrado il successo ottenuto con Salmo, c’è sempre qualcuno che minimizza e sostiene che non durerà. Ma credo che questo sia una costante per un musicista, ed in genere per gli artisti”. La musica, nell’ultimo decennio, ha subito un’evoluzione radicale, sia per quanto riguarda i professionisti che gli stessi strumenti: “in generale adesso lo strumento non è più centrale, come era prima, mentre nel progetto Salmo lui ha scelto di non abbandonare mai gli strumenti musicali, di avere sempre una band, di continuare ad avere un approccio live avvalendosi dei musicisti”. Ma un simile progresso non può essere ignorato, ed è compito ed interesse di un professionista del settore venire a patti in maniera proficua con il cambiamento, esplorandolo a fondo mantenendo la propria identità artistica. “Se vuoi trovare il tuo posto, devi attraversare il cambiamento, portando con te la tua idea, contestualizzandola, senza preconcetti, ed è lì che, secondo me, vinci. Questo discorso non riguarda solo la musica, ma tutti gli ambiti. In questo senso, essere aperti alle idee degli altri è fondamentale; quello che ho imparato negli anni, relazionandomi a professionisti di livello, è l’esercizio all’apertura, al dialogo vero. Non bisogna partire dal presupposto che c’è qualcuno che detiene la ragione, ma piuttosto pensare che tutto è utile, tutto può servire, e lavorare in team senza avere questo tipo di pregiudizio, che ti preclude tantissimo, è necessario. La partenza è quella che cambia di più il finale”. Il passaggio da artista di periferia a professionista della musica non sta semplicemente nell’ascesa ai grandi palchi e alle produzioni più prestigiose: è una vera e propria presa di consapevolezza del proprio ruolo, un esercizio dialettico, l’utilizzo concreto di una filosofia del collettivo, l’uscire da sé per entrare nella visione dell’altro: “il fermo forzato dovuto al Covid mi ha regalato il tempo di tracciare un bilancio del ritmo forsennato degli ultimi anni, di emozionarmi per quello che ho vissuto, di dare il giusto peso alle esperienze incredibili che sono state la mia vita degli ultimi tempi”, conclude Azara, regalandoci a sua volta l’opportunità di capire come spremere il meglio e il buono da un anno terribile, mantenendo il ritmo e l’equilibrio, il ritmo di una musica che tornerà a suonare.