Friday, 26 April 2024

Informazione dal 1999

Bianca, Cronaca, Economia, News

Gallura, cosa succede alle cooperative: "resilienza come valore aggiunto"

Parla il direttore di AGCI Gallura Nuoro

Gallura, cosa succede alle cooperative:
Gallura, cosa succede alle cooperative:
Camilla Pisani

Pubblicato il 26 February 2021 alle 06:00

condividi articolo:

Sul territorio della Gallura esistono circa duecento cooperative, che sviluppano un fatturato aggregato di circa cinquanta milioni di euro e danno lavoro a tre-quattromila persone: la gran parte delle cooperative della Gallura sono dette di tipo A (settore socio-sanitario-educativo) e svolgono attività nei servizi alla persona, da asili nido alle case di riposo, ai centri di accoglienza, centri sociali e assistenza domiciliare; ne esistono poi circa una dozzina di tipo B, cooperative il cui scopo è creare occasioni di lavoro in ambito artigianale, agricolo, commerciale per i cosiddetti soggetti svantaggiati, cioè quelle categorie di persone con invalidità, ex tossicodipendenti, ex alcolisti, ragazze madri o disoccupati di lungo corso.

Ad Olbia esiste poi il settore storico legato alla mitilicoltura, ostricoltura, arsellicoltura e acquacoltura; ancora, le cooperative legate ai trasporti, carico e scarico, ormeggiatori. Tutto questo variegato ventaglio di società è fatto di piccole, medie e grandi cooperative: “esistono anche piccole realtà innovative in ambito grafica digitale, educazione ambientale, piccola edilizia, cura del verde. La cooperativa è una forma societaria con caratteristiche di ente commerciale senza scopo di lucro, che significa che il suo primo obiettivo è creare lavoro per i propri soci. Come associazione di categoria, seguiamo circa il 35 per cento delle cooperative presenti sul territorio, e lavoriamo da quindici anni per dare forte rappresentanza al settore” spiega Filippo Sanna, direttore di AGCI Gallura Nuoro.

Anche il settore delle cooperative sta attraversando un momento di crisi a causa della recente pandemia di Covid. Una Nota dell’Osservatorio Alleanza (Alleanza delle Cooperative Italiane) del 18 gennaio 2021 dice che “l’impatto della pandemia da Covid‐19 sulla natalità imprenditoriale trova riflesso in una significativa diminuzione delle nuove iscrizioni di cooperative all’Albo delle società cooperative tenuto dal Ministero dello Sviluppo Economico. Dalle verifiche empiriche sulle cooperative con prima iscrizione nel 2020 all’Albo, rispetto a quelle di prima iscrizione nel 2019, emerge un generalizzato decremento della natalità cooperativa. Sulla base delle informazioni disponibili al 4 gennaio 2021 la riduzione degli enti iscritti si attesta, infatti, al -26,4% rispetto all’anno precedente (2.484 società nel 2020 contro le 3.376 del 2019). Per quanto riguarda il profilo territoriale, nell’ultimo anno si segnala una riduzione delle nuove iscrizioni di cooperative su tutto il territorio nazionale. La diminuzione più consistente si rileva al Centro, con il -36% rispetto all’anno precedente. Quella meno accentuata nelle Isole con il -18,2%”.

Relativamente alle isole, quindi anche alla Sardegna, il dato sembra essere meno drammatico rispetto alla media nazionale: “il Covid ha colpito forte, anche se bisogna dire che la forma cooperativa è una democrazia economica capace di resilienza, la cui caratteristica è l’anticiclicità, il che vuol dire che nei periodi di maggior crisi riesce a realizzare quello che altre forme societarie non riescono. Vige il principio del mutuo aiuto, si è capaci di sacrifici nel rispetto dei contratti di settore e dei minimi salariali. Come AGCI, abbiamo affrontato la prima ondata di pandemia cercando di mettere a disposizione delle cooperative tutti gli aiuti che l’Europa, lo Stato, la Regione e gli enti locali mettevano a disposizione, tutti gli ammortizzatori sociali come il FIS (fondo integrativo salariale), le casse integrazioni e altre misure, stringendo una serie di accordi nazionali, regionali e locali per attivare per i soci delle cooperative e per i loro dipendenti gli ammortizzatori sociali. In alcuni settori si continua a fare fatica, si pensi al turismo; nel settore sociale hanno arrancato molto, soprattutto da marzo a giugno, le cooperative che svolgono servizi per l’infanzia.

In generale, dopo la prima ondata, si è cercato di ripartire nel rispetto dei vari DPCM e protocolli. Un aspetto interessante si è registrato in alcuni piccoli paesi, nei quali, durante il lockdown, personale autorizzato ha condotto un monitoraggio, una sorta di indagine-analisi sulle esigenze non solo dell’utenza specifica (anziani, disabili, minori), ma in generale rilevando i fabbisogni di assistenza delle famiglie, riferendoli all’assistenza sociale, in modo da concordare delle azioni specifiche al di là dei servizi standard. Ad oggi, siamo riusciti a far sì che partisse una forte campagna vaccinale nelle RSA e nelle case di riposo, e stiamo spingendo molto perché vengano inserite nelle categorie a rischio anche gli operatori socio sanitari che prestano servizio a domicilio.” conclude Sanna.

La cooperativa sembra quindi difendersi bene dall’emergenza pandemica, utilizzando come scudo la sua stessa struttura societaria, improntata al mutuo aiuto ed alla capacità di assorbire gli urti senza frantumarsi: ancora una volta ritorna il concetto, quasi inflazionato ma validissimo, di resilienza come risposta alla crisi.