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Sanità Sardegna, carenza dispositivi DPI Covid-19: USB invia esposto alle Procure

Sanità Sardegna, carenza dispositivi DPI Covid-19: USB invia esposto alle Procure
Sanità Sardegna, carenza dispositivi DPI Covid-19: USB invia esposto alle Procure
Patrizia Anziani

Pubblicato il 23 March 2020 alle 23:36

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Olbia, 24 marzo 2020 - Come in altre regioni d'Italia anche in Sardegna in poco meno di un mese, esattamente dal 26 febbraio scorso, giorno in cui sul sito della Regione Sardegna è apparso il decalogo delle istruzioni su come igienizzare e proteggere la propria salute dal Coronavirus, è diventata velocemente emergenza sanitaria o meglio dire pandemia.

Un'emergenza per la quale le rappresentanze politiche di governo regionale avevano pubblicamente annunciato che la Sardegna era pronta. A distanza di meno di meno di un mese da quelle dichiarazioni, il sindacato Usb ha presentato un esposto a tutte le Procure della Repubblica della Sardegna per chiedere di avviare indagini su tutte le Aziende sanitarie regionali, per "appurare se sussistano responsabilità penali riguardo alla carenza di Dispositivi Individuali di Protezione (DPI), nelle strutture sanitarie regionali (ASSL – Ospedali pubblici regionali - Az.Osp.Brotzu - Univ. Policlinico Monserrato).

Le motivazioni di questa richiesta sono contenute in un documento pubblico che riportiamo integralmente apparso ieri, 23 marzo 2020, sulla pagina ufficiale del sindacato USB.

"Lo scempio nei confronti della sanità pubblica portato avanti negli anni, in primis con la riduzione del personale, oltre ad aver costretto per motivi economici milioni pazienti a rinunciare alle cure o alle lunghissime liste d’attesa, tra i tantissimi mali, ha causato anche la riduzione dei posti di terapia intensiva, vitali oggi per i soggetti più deboli, come anziani e immunodepressi - afferma il sindacato -. Considerevoli risorse sono state tolte allo sviluppo di istituti di ricerca, al potenziamento di strumenti e mezzi di prevenzione, al monitoraggio e cura delle epidemie virali: la ricerca scientifica e la produzione farmaceutica sono state indirizzate verso quei settori che più facilmente potevano valorizzare i capitali dei “padroni”, a discapito degli interessi collettivi".

"È oggi che la pandemia del Covid-19 ha messo in luce il servilismo dei vari governi, regionali, nazionali ed internazionali nei confronti dei potentati economici, che hanno depotenziato il sistema sanitario a favore dei privati o per risanare il debito pubblico sulla nostra pelle", prosegue Usb.

"Il presidente della regione Solinas e l’assessore alla sanità Nieddu, prima che il Covid-19 arrivasse in Sardegna, dichiaravano in pompa magna che la Sardegna era preparata ad affrontare qualsiasi pandemia. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, la situazione nelle nostre province non è per niente rassicurante, i contagi aumentano in modo esponenziale ed aumentano pure i morti a causa del Coronavirus".

"La stragrande maggioranza dei contagiati è tra il personale ospedaliero, da chi lavora nelle strutture ospedaliere vere e proprie a chi lavora nei distretti, dai primari al personale delle pulizie passando per infermieri ed Operatori socio sanitari", continua la nota stampa.

"Ieri 21/2020 l’ UNIONE SINDACALE DI BASE (U.S.B.) - Federazione Regionale della Sardegna ha inviato a tutte le Procure della Repubblica della Regione Sardegna, un esposto nel quale viene chiesto di appurare se sussistano responsabilità penali riguardo alla carenza di Dispositivi Individuali di Protezione (DPI), nelle strutture sanitarie regionali (ASSL – Ospedali pubblici regionali - Az.Osp.Brotzu - Univ. Policlinico Monserrato). Sono infatti molteplici le segnalazioni della carenza, se non della mancanza, di dispositivi quali mascherine FFP2 e FFP3, camici monouso impermeabili e occhiali, anche fra i Medici, gli Infermieri gli Oss tecnici di radiologia ausiliari e del personale sanitario impegnati nei reparti di terapia intensiva e negli ospedali e servizi territoriali per affrontare emergenza Covid-19, nonché le segnalazioni dell' insufficienza delle semplici mascherine "chirurgiche" che costringono ad operare in condizioni che non rispettano gli standard di sicurezza previsti".