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Le reliquie di san Salvatore da Horta a San Simplicio

Le reliquie di san Salvatore da Horta a San Simplicio
Le reliquie di san Salvatore da Horta a San Simplicio
Patrizia Anziani

Pubblicato il 01 November 2018 alle 14:50

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Olbia, 1 novembre 2018- Per la festa di Tutti i Santi vogliamo proporvi questa preziosissima foto di proprietà dell'amico eautore di OLBIAchefu Dionigi Pala, che ringrazio. La foto, scattata ottantun'anni or sono, immortala le spoglie di san Salvatore da Horta, adagiate dentro una teca di vetro, mentre vengono trasportate nella basilica di San Simplicio di Terranova, oggi Olbia, alla presenza di numerosi devoti e delle autorità civili ed ecclesiastiche. La foto è stata concessa alla pubblicazione per il volume fotografico "In Olbia", oramai esaurito, editato da Editoriale Documenta nel 2014 e curato dalla scrivente.

Siamo nel periodo che va da settembre ad ottobre del 1938, durante la "peregrinatio" delle reliquie del santo, trasportate per tutte le diocesi della Sardegna in un lungo viaggio voluto ed organizzato dall'arcivescovo di Cagliari, mons. Ernesto Maria Piovella, in seguito alla canonizzazione proclamata solennemente da papa Pio XI presso la basilica vaticana di San Pietro, il 17 aprile di quell'anno.

Nato in Spagna nel dicembre del 1520, povero, semplice, analfabeta, san Salvatore da Horta nel maggio del 1541 entrò come laico professo nell'Ordine dei Frati Minori del convento di S. Maria fuori le mura di Barcellona, dove gli vennero assegnati i compiti di servizio in cucina, pronunciando i voti l'anno successivo. Fin da subito lo accompagnò la fama di compiere azioni prodigiose e miracolose e la sua vita all'interno dei conventi fu segnata da continui trasferimenti in varie località iberiche quali Barcellona, Tortosa, Bellpuig, Lérida e Horta. Ciò a causa di diverse vicende legate al suo forte carisma, alle riconosciute doti taumaturgiche ed alle moltissime guarigioni attribuitegli, a cui seguivano sempre grandi spostamenti di folle, con conseguenti problemi anche di ordine pubblico. A Barcellona, una delle sue ultime tappe prima del viaggio per la Sardegna, dopo una denuncia fatta quasi certamente da qualche confratello infastidito dalla sua fama, non sfuggì alla morsa del tribunale dell'Inquisizione, ma il processo si risolse con un nulla di fatto. Nel 1565 venne provvidenzialmente inviato a Cagliari, da lui descritta come "... una città sopra un monte, cinta di bellissime mura[...]ben guarnita di grosse artiglierie..." e dove morì di malattia e in odore di santità il 18 marzo del 1567.

Le reliquie del santo a Sassari e Cagliari. Anche dopo morto, per il povero fraticello non mancarono i trasferimenti ed alcune parti del corpo furono trafugate per fini devozionali. Infatti, a motivo della potenza taumaturgica delle reliquie del santo, già nel 1606, durante una ricognizione disposta dalle autorità ecclesiastiche di allora, venne constatato che alcune parti del corpo incorrotto, come le mani, i piedi e 24 costole, erano già mancanti. Anche il cuore incorrotto del santo, che oggi si conserva nella chiesa del convento di San Pietro in Silki a Sassari, è opera di un trafugamento da parte di un frate laico, poi sentitamente pentitosi: fra Giovanni de Aranda, sacrista della chiesa di Gesù e Maria a Cagliari, devotissimo al santo, il quale, vistosi trasferito a Sassari, volle portarne un ricordo con sé.

Dopo la solenne e più degna tumulazione avvenuta nel 1629 nella chiesa all'interno del convento di Gesù e Maria, nell'agosto del 1717, a causa di un bombardamento sulla città di Cagliari da parte dalla potente armata navale spagnola e durante le operazioni militari attuate per riportare la sovranità austriaca sulla Sardegna, venne disposto il trasferimento dell'urna nella chiesa dedicata a San Mauro, nel quartiere popolare di Villanova, ritenuto luogo più sicuro, e dove oggiè rimasta l'arca di pietra che contenne in un primo momento il santo. Nel 1757 fu infine solennemente disposto che il corpo di fra' Salvatore fosse trasferito presso la chiesa di Santa Rosalia, nel quartiere della Marina, dove oggi è possibile ammirarlo dentro una teca di bronzo e vetro posta sotto l'altare della chiesa. Bartolomé_esteban_Murillo,_la_cucina_degli_angeli,_1646

Alcuni dei tanti miracoli del santo mite e povero ispirarono il grande pittore spagnolo Bartolomé Esteban Pérez Murillo (1618- 1682) che volle immaginarlo nel celebre dipinto "La Cucina degli angeli"(1646) oggi conservato al museo del Louvre di Parigi. © Patrizia Anziani Per approfondimenti vedi la biografia "San Salvatore da Horta" di Giancarlo Sorgia, edito sotto il patrocinio della Regione Autonoma della Sardegna nel 1991 (Edizioni Horta).