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Cronaca

Olbia, graduatoria dei misteri. Una coppia: "Perchè ci hanno dato 1?"

Olbia, graduatoria dei misteri. Una coppia:
Olbia, graduatoria dei misteri. Una coppia:
Angela Galiberti

Pubblicato il 15 January 2014 alle 17:47

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Olbia, 15 Gennaio 2014 – Il criterio utilizzato per stilare la graduatoria per i cosiddetti “beni di ristoro” sta facendo più male che bene agli alluvionati olbiesi. Perchè il “criterio Crocerossa” si sta rivelando un'arma a doppio taglio per tutti, soprattutto per il Comune che adesso deve fronteggiare il mal contento di chi, in quella graduatoria, si è ritrovato a fine classifica nonostante abbia perso tutto. Un esempio per tutti: via del Pioppeto, una bella casa svuotata dall'alluvione a due passi dall'asilo di via Lupacciolu, una coppia sposata con due cani e tre gatti, danni per migliaia di euro, una vita da ricostruire. Uno è invalido civile al 90%, l'altro è affetto da una grave malattia. Punteggio in graduatoria? Un misero “1” e una posizione oltre il millesimo posto, il tutto condito da tanta rabbia e delusione.Qua non è venuto nessuno né durante, né dopo, né adesso. Nessuno dal Comune, nessuno dalla Protezione Civile, nessuno dai Servizi Sociali racconta il nostro contatto in via del PioppetoNoi due, con la nostra situazione, abbiamo fatto tutto da soli. Io voglio sapere i criteri di questa graduatoria. Voglio sapere il perchè di questa graduatoria e a discrezione di chi. Qualcuno mi deve spiegare cosa significano quei numeri”. La rabbia è tanta, ed è comprensibile. Ritrovarsi a dover fare tutto da soli con la salute che fa gli scherzi non è facile, anzi: è una continua battaglia quotidiana per la conquista della normalità. Una normalità che, con l'alluvione, è stata messa a dura prova. Poi ci si ritrova a dover compilare moduli, a fare stime, a fare la fila al protocollo: la speranza è un risarcimento, la realtà è una graduatoria di cui nessuno – al momento della compilazione dei moduli – conosceva i criteri di “selezione”. E alla fine, dopo tanto penare e tanta sofferenza, ci si ritrova in coda con un “1” come “risposta”. “Pensavamo di essere i figli di un Dio minore – racconta l'olbiese davanti a una tazza di tea caldo con un sorriso tra il triste e il sarcastico – ma evidentemente ci siamo accorti di non averne a sufficienza per essere presi in considerazione. Mi sento umiliata per aver visto il mio nome ovunque. Mi sento umiliata per esser stata la terza a protocollare il primo giorno per poi essere scaraventata alla fine della graduatoria, quasi a sottolineare che forse forse non avremmo nemmeno bisogno di aiuto”. Questo non è che il racconto di una persona che si sente totalmente abbandonata dalle istituzioni e che si sente anche discriminata. “E' agghiacciante pensare che potremmo essere stati discriminati per non aver fatto figli o per essere solo domiciliata nella casa di mio marito che è il proprietario dell'immobile devastato dall'alluvione – sottolinea l'olbiese – La casa non è stata periziata. Se non è passato nessuno a verificare il danno e lo stato delle persone che lì vivono, come si fa a fare una graduatoria!?”. Anche questo aspetto è importante: si è deciso di fare una graduatoria senza alcuna perizia sugli immobili e sui beni mobili danneggiati. Ma senza perizia come si può decidere chi ha più danni e chi no, chi ha diritto e chi no? “Voglio delle risposte accurate, voglio sapere chi ha fatto la graduatoria, su quali basi e con quali criteri. Se loro non sono in grado di darmi queste risposte, troverò chi è capace di darmele – sottolinea la cittadina alluvionata – Per esempio, gli scantinati sono da considerarsi dello stesso valore dell'abitazione? E poi, come mai a noi hanno assegnato un solo punto quando gli occupanti di questa casa sono due, di cui uno invalido e l'altro con problemi di salute? Forse uno di noi due non è nemmeno considerato un essere umano?”. Per questa cittadina, la situazione che si è venuta a creare è molto grave. “La guerra tra poveri che si è creata si poteva evitare – sottolinea – bastava fare un semplice censimento con gli incaricati del Comune”.