Olbia, 15 Gennaio 2014 – Il criterio utilizzato per stilare la graduatoria per i cosiddetti “beni di ristoro” sta facendo più
male che bene agli alluvionati olbiesi. Perchè il “
criterio Crocerossa” si sta riveland
o un'arma a doppio taglio per tutti, soprattutto per il Comune che adesso deve fronteggiare il
mal contento di chi, in quella graduatoria, si è ritrovato a fine classifica nonostante abbia perso tutto. Un esempio per tutti:
via del Pioppeto, una bella casa svuotata dall'alluvione a due passi dall'asilo di via Lupacciolu, una coppia sposata con due cani e tre gatti, danni per migliaia di euro, una vita da ricostruire. Uno è invalido civile al 90%, l'altro è affetto da una grave malattia. Punteggio in graduatoria? Un misero “1” e una posizione oltre il millesimo posto, il tutto condito da tanta rabbia e delusione. “
Qua non è venuto nessuno né durante, né dopo, né adesso. Nessuno dal Comune, nessuno dalla Protezione Civile, nessuno dai Servizi Sociali –
racconta il nostro contatto in via del Pioppeto –
Noi due, con la nostra situazione, abbiamo fatto tutto da soli. Io voglio sapere i criteri di questa graduatoria. Voglio sapere il perchè di questa graduatoria e a discrezione di chi. Qualcuno mi deve spiegare cosa significano quei numeri”. La rabbia è tanta, ed è comprensibile. Ritrovarsi a dover fare tutto da soli
con la salute che fa gli scherzi non è facile, anzi:
è una continua battaglia quotidiana per la conquista della normalità. Una normalità che, con l'alluvione, è stata messa a dura prova. Poi ci si ritrova a dover compilare moduli, a fare stime, a fare la fila al protocollo: la speranza è un risarcimento, la realtà è una graduatoria di cui nessuno – al momento della compilazione dei moduli – conosceva i criteri di “selezione”. E alla fine, dopo tanto penare e tanta sofferenza, ci si ritrova in coda con un “1” come “risposta”. “
Pensavamo di essere i figli di un Dio minore – racconta l'olbiese davanti a una tazza di tea caldo con un sorriso tra il triste e il sarcastico –
ma evidentemente ci siamo accorti di non averne a sufficienza per essere presi in considerazione. Mi sento umiliata per aver visto il mio nome ovunque. Mi sento umiliata per esser stata la terza a protocollare il primo giorno per poi essere scaraventata alla fine della graduatoria, quasi a sottolineare che forse forse non avremmo nemmeno bisogno di aiuto”. Questo non è che il racconto di una persona che si sente totalmente abbandonata dalle istituzioni e che si sente anche discriminata. “
E' agghiacciante pensare che potremmo essere stati discriminati per non aver fatto figli o per essere solo domiciliata nella casa di mio marito che è il proprietario dell'immobile devastato dall'alluvione – sottolinea l'olbiese –
La casa non è stata periziata. Se non è passato nessuno a verificare il danno e lo stato delle persone che lì vivono, come si fa a fare una graduatoria!?”. Anche questo aspetto è importante: si è deciso di fare una graduatoria senza alcuna perizia sugli immobili e sui beni mobili danneggiati. Ma senza perizia come si può decidere chi ha più danni e chi no, chi ha diritto e chi no? “
Voglio delle risposte accurate, voglio sapere chi ha fatto la graduatoria, su quali basi e con quali criteri. Se loro non sono in grado di darmi queste risposte, troverò chi è capace di darmele – sottolinea la cittadina alluvionata –
Per esempio, gli scantinati sono da considerarsi dello stesso valore dell'abitazione? E poi, come mai a noi hanno assegnato un solo punto quando gli occupanti di questa casa sono due, di cui uno invalido e l'altro con problemi di salute? Forse uno di noi due non è nemmeno considerato un essere umano?”. Per questa cittadina, la situazione che si è venuta a creare è molto grave. “
La guerra tra poveri che si è creata si poteva evitare – sottolinea –
bastava fare un semplice censimento con gli incaricati del Comune”.