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Cronaca

Olbia: il prof. Filippo Pace presenta il suo nuovo libro

Olbia: il prof. Filippo Pace presenta il suo nuovo libro
Olbia: il prof. Filippo Pace presenta il suo nuovo libro
Paolo Ardovino

Pubblicato il 22 July 2016 alle 17:01

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Olbia, 24 luglio 2016 - Chissà, forse il miglior modo per riflettere sulla realtà è fuggire e guardarla da lontano: questa la visione che propone Filippo Pace, docente del Liceo Mossa, attraverso "L'Uomo che lottava con i cani". Il romanzo - anzi, <<romanzetto>> -, uscito circa un mese fa, è ironico, creativo, riflessivo. Ogni altra parola potrebbe essere di troppo, ora spazio proprio all'autore, che in quest'intervista ci parlerà della sua ultima pubblicazione (e non solo).

Spesso lei si descrive come uno che "vive sulla terra come se fosse sulla luna" e che "Scrive romanzetti e si occupa, con moderazione, di critica letteraria". Perché la scelta di incanalare la sua vena creativa sulla letteratura?

Sin da bambino mi piaceva la poesia, poi sono nato in via Petrarca 31 e da piccolo chiesi chi fosse e quando sentì udire "chiare, fresche et dolci acque", mi piacquero subito quei suoni. Inoltre mi piacevano i racconti, non riuscivo a dormire se non mi si raccontava una storia. Laletteratura diventa l'unico momento non reale per riflettere sulla realtà. Fuggi dalla realtà, la guardidalla luna, dall'alto e rifletti.

In ambiti come la letteratura si tende a lasciarsi ispirare da più omeno grandi autori,contemporanei o del passato. Tra i suoi preferiti figurano Coe, Marquez, Sciascia e altri classici come Ariosto, Tasso, Parini, Svevo e Flaumbert. Qual è la caratteristica di ognuno di loro che più l'ha colpita?

Di Jonathan Coe lessi La Casa del Sonno, attratto dal titolo. La trama mi affascinava e mi ha catturato la sua bravura in ogni suo racconto di saper orchestrare proprio la trama.E' un grande regista, un maestro nel gestire spazi, personaggi e tempo. Ne L'Uomo che lottava con i caniMi è venuto in mente Omero visto il tema del protagonista che ad un certo punto deve compiere un viaggio per tornare a casa, di cui Ulisse è l'archetipo. I riferimenti vi sono siaper omaggiare grandi autori, sia per rubare loro le tecniche narrative. Poi Coe tratta il tema del sonno a me caro soffrendod'insonnia. Ariosto è un maestro dell'ironia, Flaumbert riesce a descrivere come pochi l'infrangersi nella realtà dei sogni.I protagonisti sveviani poi... Omero e Apuleio sono però i maggiori riferimenti che compongono il libro.

Il libro, appunto, la prima cosa che colpisce è la copertina e il titolo, entrambi fuori dalle righe, il ché è un tratto comune nei suoi libri. Un caso o si focalizza particolarmente su questi aspetti?

L'ultima copertina non l'ho scelta io. Ai titoli non penso molto, devono ovviamente piacermi ed essere adattial romanzo. All'inizio avrei voluto intitolarlo Cineide, ma alla fine ci stava meglio questo, è ambiguo: chi lotta con chi? Chi è il cane, chi l'uomo? ...Insomma, così sembra Shakespeare (ride).

Ma cos'è "L'Uomo che lottava con i cani", com'è nato?

C'era un'idea che mi piaceva: la storia di un fuggiasco che scappava da un nemico, che aveva però il difetto di perdere la memoria. Così, gradualmente egli ricordava sempre meno da chi stesse fuggendo, ma lo faceva comunque. Mi misi a scrivere nel 2011, poi però divenne difficile continuare. Ad inizio 2012 cominciò ad ossessionarmi l'immagine d'un cane che aggrediva una persona nel momento centrale della sua vita, e ciò mi faceva ridere. Da qui ho iniziato a immaginare le conseguenze, le varie aggressioni. Sarebbe dovuto essere un racconto di una decina di pagine, giusto per ridere, invece quelle risate andavano a richiamare il lato cupo e triste d'un altro racconto bozzato, Epicendio della Notte. Cineide ha fagocitato quindi parti di quel romanzo divenendo qualcosa di diverso, L'uomo che lottava con i cani, appunto. L'ho tenuto un po' da parte, perché era una storia strana. Poi però rileggendolo mi convinceva, mi divertiva e dunque ho deciso poi di darlo alle stampe.

Il romanzo è carico d'ironia ma anche di riferimenti letterari ed è una contaminazione di generi.Anche le sueprecedenti pubblicazioni spaziano dal Noir (C'era una volta la rivoluzione) ad una favola distopica(La ballata della regina senza testa), sino ad una monografia (sul romanzo esistenzialistadel'900) ed una raccolta satirica (Colte idiozie). Come mai la scelta di non riconoscersi in un solo ambito ma essere cosìeclettico?

La Ballata della regina senza testa era ispirato ad Ariosto, C'era una volta la rivoluzione invece era in realtà una sceneggiatura, sarebbe dovuta diventare un film. Non è andata a buon fine e s'è dunque trasformata in una narrazione. Non lo so, quando decido di scrivere non do molta attenzione al genere, scrivo ciò che in quel preciso momento mi piace.

Il personaggio di Elvio Lamentieri passa dalle continue paure sino a barricarsiin casa, poi però una ritrovata intraprendenza lo porta aviaggiare e fare incontri significativi. Il protagonista è frutto della fantasia o ha qualcosa diautobiografico?

Si chiude in casa non solo per la situazione in sé, quanto per tutte le persone che lo vanno a trovare per il gusto di dare consigli e fargli notare come sia sempre colpa sua. Il tutto vien giocato col registro del grottesco, nasce l'idea di allontanarsi, compiere uno strano viaggio. Quando tornerà, però, sarà estraniato dalla realtà che prima conosceva e la guarderà da un altro punto di vista, che mostrerà come noi uomini siamo così ridicoli. Ecco, mi viene in mente che spesso per strada, ai cancelli, troviamo cartelli con su scritto "Attenti al cane", le follie più grandi le abbiamo però compiute noi, ognuno dovrebbe quindi andare in giro con un cartello "Attento a me". Un tema presente è quello dell'aggressività, che non è un male, lo diventa quando si trasforma in violenza. Il protagonista ed io siamo agli antipodi, volevo raccontarlo per questo, prendermi gioco di lui, col tempo per poi m'ha fatto tenerezza.

Piccola parentesi personale. Una delle sue maggiori passioni è il cinema, quello Western in particolare. Le piacerebbe coltivarla in futuro?

Magari! Magari! Magari! Ho sempre sognato di fare il regista e mi piacerebbe molto girare qualcosa in seguito.

Cosa si sente di consigliare ad un giovanescrittore emergente?

Dopo aver terminato il proprio libro, farlo leggere ad un gruppo di persone di cui abbia stima e che abbiano la possibilità di dire ciò che pensano, seguire poi i consigli ma soprattutto il suo istinto,armarsi di tanta pazienza e spedirlo a vari editori.

Il mondo dell'editoria, soprattutto in questi anni, è un po' nell'occhio del ciclone. Spesso uno scrittore si ritrova a contattare diverse case editrici, attendere mesi, affrontare costi di pubblicazione alti. Una delle risposte più drastiche è l'auto pubblicazione. In generale cosa ne pensa?

Non ci capisco nulla. Chi vuole autopubblicarsi può farlo, però è davvero difficile. Poi invece in molti casi gli scrittori si ritrovano a dover cambiare titolo, trama, personaggi o il finale... giustamente le case editrici pensano anche al risvolto economico. In generale è un sistema che non va per il verso giusto.

Domanda secca: tre libri che hai letto e che ti senti di consigliare? La casa del Sonno, Le avventure di Pinocchio, La coscienza di Zeno.