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Cronaca

Autopsie virtuali: ad Olbia esperti a confronto

Autopsie virtuali: ad Olbia esperti a confronto
Autopsie virtuali: ad Olbia esperti a confronto
Olbia.it

Pubblicato il 03 November 2015 alle 18:47

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Olbia, 03 Novembre 2015 – L’Autopsia virtuale nello studio del cadavere, nuove tecniche utili in campo legale ma anche per la diagnosi e lo studio delle patologie: sono questi i temi che verranno affrontati nel corso di formazione organizzato dalla Asl di Olbia dal titolo “Post mortem imaging: un’alternativa plausibile?”.

È in programma per venerdì 6 novembre (con inizio dei lavori alle ore 08.30), nella sala conferenze del Museo Archeologico di Olbia, il convengo che analizzerà le nuove metodiche di indagini radiologiche “post mortem”, sempre più utilizzate per fini medico-legali e per riscontri anatomopatologici. “Nuovi percorsi che richiedono un approccio multidisciplinare delle varie figure professionali coinvolte (radiologo, medico legale, anatomopatologo) nella definizione e nella validazione di procedure condivise”, spiega Vincenzo Bifulco, direttore del Dipartimento ospedaliero aziendale dei Servizi Diagnostici della Asl di Olbia, e organizzatore della giornata di formazione che vede tra i relatori esperti regionali e nazionali in radiologia, medicina legale e anatomopatologia.

“Il connubio Medicina legale - Anatomia patologica - Radiologia, con l'avvento della tomografia computerizzata, hanno creato un nuovo impulso negli studi di Radiologia forense e di correlazione anatomopatologica. Le attuali apparecchiature ad alta definizione, consentono di ottenere ricostruzioni tridimensionali, dando così la possibilità di realizzare vere e proprie autopsie virtuali, chiamata anche "virtuopsia", nella quali le immagini radiologiche vengono elaborate per creare una serie di immagini del cadavere”, spiega il radiologo.

Grazie ai moderni software di elaborazione delle immagini possiamo ottenere ricostruzioni tridimensionali del corpo come se usassimo un bisturi virtuale che non altera l'integrità delle strutture anatomiche; i modelli tridimensionali così ottenuti possono essere ruotati sui diversi piani e osservati da ogni angolazione”, spiega Bifulco, che ne esalta le capacità, sia nell'analisi delle lesioni traumatiche, come nell'individuazione di corpi estranei, ma anche nello studio delle patologie causa di morte, quali le ostruzioni delle coronarie , gli aneurismi dissecanti. Le nuove tecniche trovano però applicazione anche nell'età fetale e neonatale: in questo caso la diagnostica post-mortem consente il riconoscimento della ‘causa mortis’, ma anche la definizione del rischio per le future gravidanze. “L’applicazione di metodologie di imaging può supplire alle intrinseche limitazioni che si presentano nel riscontro diagnostico tradizionale, legate per esempio alle piccole dimensioni del feto o ai fenomeni autolitici post-mortali particolarmente evidenti a livello dell’encefalo”, conclude Buifulco, “diventando quindi una valida alternativa, che consente di ovviare al problema della ritrosia dei familiari che non accettano mai di buon grado l'autopsia di tipo tradizionale, spesso non tollerata anche per motivi religiosi”.