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Cronaca

Attentato a Charlie Hebdo, l'opinione dei ragazzi olbiesi

Attentato a Charlie Hebdo, l'opinione dei ragazzi olbiesi
Attentato a Charlie Hebdo, l'opinione dei ragazzi olbiesi
Olbia.it

Pubblicato il 11 January 2015 alle 15:45

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Olbia, 11 Gennaio 2014 - Il 7 gennaio scorso, a Parigi, sono stati uccisi 12 giornalisti all'interno della redazione di Chiarlie Hebdo, il settimanale satirico francese famoso per le sue vignette dissacranti. A uccidere i 12 giornalisti sono stati due terroristi franco-algerini che, insieme ad altri due complici, hanno seminato terrore e paura per tre giorni consecutivi fino alla loro uccisione da parte dei corpi speciali francesi. L'attentato a Charlie Hebdo non ha valenza solo francese, ma mondiale perché tocca la libertà di espressione e di stampa. Per questo motivo Olbia.it ha deciso di interpellare alcuni giovani olbiesi su questo fatto. "Penso che sia stata un'azione barbara e sconsiderata - ha detto Andrea D., giovane olbiese - perchè i vignettisti anche se in modo ironico, stavano solo facendo il loro mestiere e aggiungo dovere". Una opinione diffusa tra i ragazzi olbiesi, come conferma Gabriele I., l'altro giovane che abbiamo interpellato. " Credo che la satira non debba essere condannata da delle persone senza cuore, perchè penso che le vignette sono uno strumento innocente - ha detto Gabriele I. -. Sono vicino ai giornalisti e invoco come tutti la libertà di stampa, perchè è un diritto umano". Questi due giovani sono italiani, sardi, cresciuti in una società laica permeata dalla cultura cattolica: se fossero stati musulmani come avrebbero reagito all'attentato, cosa avrebbero pensato? "Se fossi stato musulmano avrei provato sdegno - ha detto con convinzione Andrea D. - perchè questi secondo me, che sono cristiano, non sono degni di essere chiamati veri musulmani". Anche Gabriele I. esprime più o meno lo stesso concetto, ma in modo diverso: "Penso che tutti i terroristi non siano religiosi, ma solo dei crudeli assassini". C'è poi la questione ISIS: la guerra in Siria, il Califfato, le atrocità in nome di una divinità. "La lotta estremista che l'Isis sta conducendo - ha concluso Andrea D. - è una grandissima cavolata perchè per me la religione è dialogo e comprensione, non lotta". Gabriele I. preferisce non esprimere del tutto la sua opinione sull'Isis, ma si dichiara d'accordo con il suo giovane amico: "Preferisco non esprimermi su questa domanda. Ma posso solo essere d'accordo con Andrea". Insomma, anche i giovani olbiesi gridano #jesuischarlie. Maurizio Satta