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Pubblicato il 27 October 2012 alle 15:18
Il grido di allarme che il presidente di AGCI Gallura, Michele Fiori, nella sua qualità di membro della presidenza nazionale di AGCI Solidarietà, lancia a nome del variegato mondo del non profit gallurese e sardo è lo stesso di Stefano Zamagni: «Per questo governo l'economia civile non esiste». Nei giorni scorsi l'ex presidente dell’Agenzia per le Onlus sul settimanale Vita aveva sostenuto: «L’Italia ha l’economia civile più avanzata e sviluppata in Europa e nel mondo, un Terzo settore che riflette una società civile organizzata di statura e livello. Sembra si voglia rinunciare a tutto questo»
Oggi in Italia sono circa 12.000 le cooperative sociali (oltre 1000 quelle iscritte all'Albo L.R. n.16/97 della regione Sardegna).
E’ un settore che da lavoro a quasi 400.000 persone ed è in costante crescita negli ultimi anni, sia dal punto di vista numerico sia da quello occupazionale, e che ha infrastrutturato una rete di servizi di welfare che attualmente raggiungono circa 7 milioni di cittadini.
Il 70% del fatturato della cooperazione sociale arriva dagli enti pubblici, il 30% dalla domanda privata pagante, ovvero le famiglie.
L’art. 12 del Disegno di Legge di stabilità, ai commi 14-16, prevede che le prestazioni socio sanitarie, educative, di assistenza domiciliare o ambulatoriale o in comunità o simili o ovunque rese, in favore di anziani ed inabili adulti, tossicodipendenti e malati di AIDS, degli handicappati psico-fisici, dei minori, anche coinvolti in situazioni di disadattamento e di devianza rese da cooperative sociali e loro consorzi siano assoggettate ad aliquota del 10% e non più del 4%..
Si tratta di un aumento IVA del 150% che si inserisce in un contesto di previsioni normative volte alla riduzione della spesa per beni e servizi.
Tutti devono contribuire alla spending review, ma ci si dimentica che le cooperative sociali già hanno visto: nel 2012 una importante crescita della tassazione con l’introduzione dell’IMU (in precedenza era possibile per gli enti locali diminuire o azzerare l’ICI nei loro confronti in quanto ONLUS, ora non è più possibile); nel 2011 la tassazione al 3% gli utili portati a riserva indivisibile. A questo si aggiunga che sono già stati tagliati, o drasticamente ridotti, negli ultimi anni, tutti i fondi nazionali sulle politiche sociali.
Occorre quindi ricordare che l’impatto dell’aumento dell’IVA alle cooperative sociali non è accettabile; avrà una serie di effetti deprimenti per le famiglie, le stesse cooperative sociali e per le istituzioni locali, senza alcun vantaggio reale per lo Stato.
Gli enti locali non hanno risorse per far fronte all’aumento dell’IVA di 6 punti percentuali, quindi, con le medesime risorse del 2012, nel 2013 forniranno meno servizi sociali agli italiani.
Non vi sarà alcun aumento del gettito dall’incremento dell’IVA: l’unico effetto sarà quello di spostare risorse dagli enti locali alle casse statali.
L’aumento dell’IVA allargherà l’area dell’evasione e dell’irregolarità del lavoro (la cooperazione sociale in questi anni ha invece fatto emergere migliaia di posti di lavoro regolare nell’assistenza).
Si taglieranno i servizi di inclusione sociale alle fasce più deboli della popolazione, a chi non ha niente. Oggi la tenuta sociale del Paese è in gran parte garantita dai servizi offerti dalle cooperative sociali. Si può stimare che mezzo milione di cittadini vedranno ridotti o azzerati i servizi sociali di cui oggi usufruiscono.
Le cooperative sociali saranno ulteriormente stressate finanziariamente poiché fanno già fronte a ritardi di pagamento lunghissimi da parte degli enti locali, mentre sono puntuali nel pagare gli stipendi (grazie ad anticipazioni bancarie che costano il 6%).
Durante la crisi le cooperative sociali ed i loro consorzi hanno tenuto l’occupazione (sacrificando tutte le riserve) ed hanno poco utilizzato la cassa integrazione in deroga; ora con queste misure si profila uno scenario occupazionale catastrofico. Nelle cooperative sociali saranno tagliati circa 20.000 posti di lavoro che però potranno raddoppiare a 42.000 (*si veda in allegato) se si sommano gli effetti dei molteplici interventi sul Welfare, della riduzione del 10% dei contratti in sanità, delle problematiche ancora tutte presenti dei ritardati pagamenti della P.A. Oltre a produrre gravi problemi alle famiglie, tale incremento IVA avrà l’effetto automatico di ridurre i consumi di queste persone e quindi di ridurre la loro contribuzione fiscale.
A ciò si aggiunga un senso di frustrazione e rabbia dei soci cooperatori per quello che giudicano un accanimento dell’Esecutivo e dei sui rappresentanti.
Questo pericolo va immediatamente scongiurato al fine di tutelare una esperienza oramai consolidata e che il nostro Paese dovrebbe valorizzare e difendere a livello europeo. La cooperazione sociale italiana è il modello di impresa sociale più importante, diffuso e studiato a livello europeo.
La cooperazione sociale è un modello di impresa sociale che l’Italia dovrebbe valorizzare a livello nazionale e tutelare (oltre che diffondere) a livello comunitario, nello spirito dell’articolo 45 della nostra Carta, che “riconosce la funzione sociale della cooperazione” e “ne promuove e favorisce l’incremento”.
Pertanto facciamo appello a tutti i politici sardi presenti alla Camera e al Senato: occorre sopprimere all’art. 12, i commi 14, 15 e 16 della Legge di Stabilità.
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