Friday, 26 April 2024

Informazione dal 1999

Cronaca

Olbia: "dove sono finiti i diritti dei lavoratori?"

Olbia:
Olbia:
Angela Galiberti

Pubblicato il 23 January 2018 alle 13:39

condividi articolo:

Olbia, 23 gennaio 2018 - "Quanto sono centrali il lavoro e i lavoratori nella società italiana e nei programmi degli schieramenti politici che si affronteranno nelle elezioni politiche del 4 marzo?": è questa la domanda che si pone Luisella Maccioni, segretaria territoriale della Funzione Pubblica Cgil a pochi giorni dalle elezioni politiche. La risposta di Maccioni è lapalissiana: al momento non ce n'è, a meno che non si considerino i proclami.

La segretaria Maccioni pone così l'accento su due fatti recentemente accaduti: la morte di quattro operai nel milanese e il licenziamento di un delegato sindacale presso l'Aias Sardegna. "Due drammi emblematici che riportano al centro dell’attenzione il lavoro, i diritti e la tutela antinfortunistica, concetti importanti ma evidentemente non cogenti nella società italiana, sorpassati e scavalcati dagli interessi aziendali e dal loro nuovo credo imperniato su due semplici e ciniche domande. Quanto costano i diritti? Quanto costa la sicurezza sul lavoro? Assistiamo dunque a un arretramento notevole della centralità del lavoro e dei lavoratori e, allo stesso tempo, alla tendenza politica dispostare l’asse di intervento a favore delle imprese e del capitale a discapito della spesa sociale per i lavoratori", riflette Luisella Maccioni.

"Sui lavoratori si sono concentrati e rivolti i vari concetti di flessibilità nelle riforme del lavoro dal 1997 al 2015, culminate con ilJobs Act,fino alla schiacciante avanzata delle privatizzazioni, viste come argine e cura alla corruttela imperante nelle aziende pubbliche o come forma di ammortamento del debito pubblico - continua la segretaria della Cgil Fp -. Le condizioni di lavoro, oggi, rappresentano l’avanguardia più spinta della nuova filosofia che tende a considerare i lavoratori come semplici strumenti di produzione e non come portatori di diritti positivi e costituzionali. La conseguenza è che in in Italia si continua a morire di lavoro, discriminare e licenziare chi esprime posizioni in difesa dei dipendenti soprattutto nella rivendicazione (forse inutile per taluni personaggi) del pagamento del salario".

Il contesto in cui si muove il lavoratore, sottolinea Luisella Maccioni, non è facile: "per troppo tempo si è tollerato che il lavoro possa essere non retribuito, per troppo tempo si è sostenuta l’inutilità del sindacato. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: licenziamenti “politici”, discriminazioni, mancata applicazione di ogni regola civile. Non è accettabile che tutto ciò si verifichi anche nell’ambito degli appalti pubblici, in aziende che da anni gestiscono servizi pubblici e in cui, da anni, viene a mancare il controllo dell’Ente Pubblico", sottolinea.

"Il disappunto manifestato pubblicamente dall’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, sul caso del licenziamento del nostro sindacalista, Michele Serra, da parte dell’Aias, è confortante ma non cancella il silenzio istituzionale che aveva finora contraddistinto la vicenda. Serra è il quarto sindacalista licenziato dall’Aias, associazione gestita con fondi pubblici regionali, dal 2017 a oggi. Mettere in discussione la libertà sindacale significa scardinare i concetti che sono alla base della nostra democrazia. E farlo essendo foraggiati da fondi pubblici è decisamente intollerabile", conclude Maccioni.