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Cronaca

Esercitazione internazionale: il Giovanni Paolo II testa il suo piano emergenza

Esercitazione internazionale: il Giovanni Paolo II testa il suo piano emergenza
Esercitazione internazionale: il Giovanni Paolo II testa il suo piano emergenza
Olbia.it

Pubblicato il 10 September 2015 alle 15:44

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Olbia, 10 Settembre 2015 – Una esercitazione nell’esercitazione che ha consentito alla Asl di Olbia di testare il Piano di emergenza per massiccio afflusso di feriti (Peimaf) dell’ospedale Giovanni Paolo II. Un piano che in caso di un ipotetico incidente aereo (come quello simulato nell’esercitazione internazionale di ieri, “Squalo 2015”), e qualsiasi altro incidente che possa prevedere un massiccio afflusso di pazienti, consente di affrontare l'emergenza in meno di un'ora, predisponendo in tempi stretti un'unità di crisi, incrementando, a seconda delle esigenze, gli operatori sanitari all’interno della struttura ospedaliera, individuandone compiti specifici e responsabilità.

L’ospedale di Olbia ormai da anni possiede il suo Peimaf, attualmente aggiornato al maggio 2015, e quella Gallurese è una tra le poche realtà regionali ad averlo testato ben due volte, l’ultima volta ieri, nel corso dell’esercitazione internazionale.

Il dover far fronte a scenari incerti e soggetti a una variabilità estrema non può portare gli operatori all’improvvisazione: per questo conoscenza, prevenzione ed educazione, sono le uniche armi per far fronte alle maxi emergenze. E l’obiettivo del Peimaf, che ieri ha risposto bene all’esercitazione, è quello di garantire la migliore risposta sanitaria dinanzi ad un evento dalle proporzioni difficilmente quantificabili”, spiegano dalla Direzione Aziendale della Asl di Olbia.

Un piano, quello olbiese, che parte dall’analisi del rischio, sia della struttura che del territorio, passando per un’analisi precisa delle risorse disponibili all’interno della struttura sanitaria e a cui vengono assegnati vari livelli di responsabilità.

Il Peimaf dell’Ospedale Giovanni Paolo II prevede 3 livelli di “gravità”: pre-allarme, attivazione parziale e attivazione totale. L’esercitazione di ieri rientrava in quest’ultimo livello e ipotizzava un impatto tale sull’ospedale da richiedere la disponibilità di cospicue risorse, con l’arrivo in Pronto Soccorso di un elevato numero di vittime in differenti condizioni cliniche. Così come da Piano ieri è stata creata un'unità di crisi, coordinata dalla Direzione medica di presidio, che ha operato in rete con le varie strutture dell’ospedale, la centrale operativa del 118, la Prefettura, la protezione civile, le forze dell'ordine e gli altri ospedali del territorio.

Una situazione che ha coinvolto l’ospedale nella sua interezza e che, a seconda delle dimensioni dell’episodio, è costretto a modificare la sua organizzazione per rispondere al meglio alla situazione, anche valutando il blocco delle normali e differibili attività dell’ospedale, con l’immediata revisione dei turni di servizio e che può prevedere, a secondo delle dimensioni dell’evento, la contemporanea presenza in ospedale di un numero di operatori fino al 50% della dotazione organica complessiva dell’ospedale. “Ogni piano di emergenza, ovviamente, è tanto più funzionale quanto più è stabile la realtà in cui si opera e la sua dotazione organica”, conclude la Direzione Aziendale, che ringrazia tutti gli operatori per l’impegno profuso nella giornata di ieri.