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Cronaca

Gonnesa: sospesa patria potestà perchè poveri

Gonnesa: sospesa patria potestà perchè poveri
Gonnesa: sospesa patria potestà perchè poveri
Angela Galiberti

Pubblicato il 04 June 2013 alle 15:35

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Cagliari - La denuncia che arriva da Gonnesa è di quelle che fanno rabbrividire. Perchè in questo paese sardo - secondo l'associazione "Socialismo diritti riforme" - si sta consumando l'incubo di ogni genitore, ovvero quello di vedersi tolti i figli perchè poveri. A raccontare la vicenda è Maria Grazia Caligaris, presidente di Socialismo diritti riforme. “Sospendere la patria podestà su un bimbo di 3 mesi a una giovanissima coppia solo perché indigente non appare un atto sufficientemente motivato. Addirittura assurdo se si considera che i due giovani si sono rivolti per avere aiuto ai Servizi Sociali di Gonnesa, da cui è partita la richiesta al Tribunale dei Minori. Desta inoltre perplessità che, nonostante il parere contrario dei genitori, sia stato dato immediato avvio alla procedura di adottabilità del bimbo” afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”. “Con un decreto del Tribunale dei Minorenni di Cagliari - racconta la presidente - un bimbo di 3 mesi è stato assegnato ai Servizi Sociali di Gonnesa ed è stata avviata la procedura per la sua adottabilità”. A quanto sembra, i genitori si sono rivolti all'avvocato Carlo Amat. I genitori del piccolo, infatti, si erano rivolti ai servizi sociali per chiedere aiuto, non certo per vedersi tolta la patria potestà. Di conseguenza la giovane coppia vuole evitare che la loro richiesta si trasformi in un dramma nel dramma. “Sorprende – sottolinea con forza Caligaris – che i Servizi Sociali, davanti a condizioni di precarietà sociale, economica e culturale di due ragazzi di 21 anni, anziché promuovere, attraverso un progetto di accompagnamento a lungo termine, un sostegno per una genitorialità consapevole e verificare nel tempo l’esito del percorso, facciano immediato ricorso ai giudici rappresentando una condizione senza alternative. Il compito dei Servizi Sociali dovrebbe invece essere quello di favorire l’inclusione, il rafforzamento dei legami affettivi, il sostegno alla famiglia e alla sua integrità”. La presa di posizione dell'associazione è durisssima. Ma la Caligaris è ancora più netta. “La procedura di adottabilità di un bimbo – evidenzia la presidente di SdR – dovrebbe essere avviata in condizioni particolari e quando è noto che i genitori lo hanno abbandonato o lo trascurano. Non si può negare che si tratti di una situazione particolarmente delicata e complessa nella quale è necessario agire con prudenza e senza la fretta di trovare una soluzione definitiva e praticamente immodificabile”. “Prima di procedere con eventuali adozioni – conclude Caligaris – sarebbe opportuno verificare se sia possibile trovare qualche parente disponibile ad accogliere la giovane famiglia con opportuni accorgimenti e concreti aiuti. Sarebbe inoltre necessario pensare a individuare una casa, un lavoro oppure cercare di avviare il giovane padre a un corso di formazione. Una messa alla prova con interventi di personale specializzato affinché questa giovane famiglia possa stare unita”. La speranza dei due giovani è ora affidata al Tribunale dei Minorenni che dovrà pronunciarsi sull’istanza presentata dall’avv. Carlo Amat di San Filippo. Secondo il legale il provvedimento che avvia la procedura di adottabilità appare palesemente illegittimo, “perché viziato da una istruttoria carente e non corrispondente alla realtà dei fatti; le motivazioni appaiono fortemente condizionate dalle argomentazioni contenute nella relazione inviata dal Servizio Sociale del Comune di Gonnesa, che, a sua volta, non indica alcun elemento da cui possa desumersi quali siano le condotte integranti la grave violazione da parte dei genitori in ordine ai doveri inerenti la potestà ed il conseguente serio pregiudizio per lo sviluppo, la personalità e l’integrità psico-fisica del minore, limitandosi essenzialmente ad indicare le condizioni di indigenza degli stessi ed, in particolare, dando rilevanza al fatto che i due giovani non possiedano una fissa dimora”. (cs)