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Pubblicato il 20 April 2018 alle 19:27
Loiri Porto San Paolo, 20 aprile 2018 - Aveva 37 anni e faceva l'interprete, Isabelle Vanbelle, quando suo marito - un cinquantenne sardo - l'ha uccisa l'undici ottobre 2005 con un colpo di fucile. Isabelle aveva un figlio di otto anni e da quel marito aveva chiesto la separazione: all'epoca non esisteva la parola "femminicidio", poco si parlava di violenza di genere e ancor meno era chiaro quanto essa fosse radicata nella società.
Oggi, che la coscienza collettiva si sta (pian piano) risvegliando, ecco il tributo delle istituzioni a questa donna barbaramente uccisa: ieri a lei e a tutte le vittime della violenza di genere è stata intitolata la piazza del Municipio di Loiri in una toccante cerimonia durante la quale è stata letta una lettera scritta dal figlio di Isabelle.
L'intitolazione della piazza a questa vittima della violenza patriarcale è un gesto simbolico che deve spronare le istituzioni e le comunità ad andare oltre: oltre gli stereotipi e i pregiudizi, oltre la paura e l'omertà, oltre l'ignoranza e la solitudine che spesso - anche nelle comunità più piccole - si respira a pieni polmoni, generando così mostri e violenza.
Solo una comunità forte, coesa e cosciente di queste problematiche è capace di affrontarle. Al resto ci dovrebbero pensare le forze dell'ordine e la giustizia.
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