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Cronaca

Costa Corallina, the day after: cenere, desolazione e ricordi

Costa Corallina, the day after: cenere, desolazione e ricordi
Costa Corallina, the day after: cenere, desolazione e ricordi
Angela Galiberti

Pubblicato il 29 July 2015 alle 15:55

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Olbia, 29 Luglio 2015 - Il giorno dopo il doppio incendio che ha devastato la costa tra Olbia e San Teodoro sembra quasi che nulla sia accaduto. La SS125 è trafficata più che mai, le spiagge sono piene di bagnanti, gli hotel brulicano di vita. Solo quando si abbassa il finestrino e si guarda con attenzione il paesaggio si notano gli effetti del fuoco che ieri ha danneggiato, ancora una volta, il prezioso ambiente gallurese.

L'odore acre della legna arsa dalle fiamme punge le narici a Costa Corallina: il comprensorio turistico che ha corso più rischi ieri pomeriggio e che ha pagato il prezzo più alto con la sua villa distrutta dalle fiamme, più uno stazzo che sembra essere disabitato da diverso tempo.

Costa Corallina sta lentamente tornando alla normalità, anche se non è difficile incontrare ancora mezzi della Protezione Civile di Olbia impegnati in alcune operazioni di bonifica e salvaguardia. Stamattina le stradine strette del comprensorio erano stranamente deserte e stranamente troppo silenziose. L'unico vociare allegro era quello dei turisti dell'albergo Ollastu che, ieri, è stato evacuato in via precauzionale. Ollastu si trova nel cuore di Costa Corallina, a metà strada tra le spiagge - dove ieri hanno trovato riparo i turisti e il personale - e le villette finemente nascoste tra macchia mediterranea e muretti a secco.

Le fiamme non si sono limitate a bruciare il parco che circonda il comprensorio, ma hanno saltato i muretti spingendosi dentro il villaggio, tra le case, bruciando giardini e pali della luce, distruggendo sottoservizi e annerendo i muri, in qualche caso cancellando le pertinenze esterne. Lingue di fuoco che hanno trovato come ostacolo un dispiegamento di forze imponente dal cielo e dalla terra: solo per la bravura di tutti gli operatori non ci sono state vittime umane. Per contro, una sessantina di ettari di macchia mediterranea non esistono più, insieme agli animali selvatici che non sono riusciti a salvarsi dal fuoco. Poi, sola e desolata, c'è l'unica villetta mangiata dalle fiamme: il caro prezzo che Costa Corallina ha dovuto, di nuovo, pagare agli incendiari.

Di nuovo perché quell'unica casa bruciata ieri, 28 Luglio 2015, è la stessa casa che venne bruciata nel terribile 1989, anni in cui il tributo di sangue pagato agli incendiari era all'ordine del giorno. Una terribile coincidenza ha coinvolto la stessa famiglia a 26 anni di distanza. La casa è di proprietà di un fiorentino innamorato della Gallura che, dopo il primo incendio, ha ricostruito la sua casa nel Paradiso di Costa Corallina con immani sacrifici. Una casa che, ieri, è stata nuovamente mangiata dal fuoco assassino.

Le coincidenze non finiscono qui. I terreni coinvolti dall'incendio di ieri sono gli stessi che il 01 Agosto 1989 videro la morte di cinque persone: Quirico Cudoni (60 anni, pastore), Giacomo Cudoni (31 anni, pastore), Giuseppe Locurcio (50 anni turista), Anna Compagnone (47 anni, insegante presso le elementari di Palau) e Annie Richard De La Tour Marabini (42 anni, turista). Un '89 di sangue che vide anche il terribile incendio di Milmeggiu, il 28 Agosto, e i suoi 13 morti.

Come se ciò non fosse abbastanza, ieri era il 32esimo anniversario della tragedia di Curraggia, in cui morirono 9 persone, più tutti i feriti che riportarono ustioni gravissime, amputazioni e traumi psicologici.

E' questo tributo di sangue che rende la Gallura un'eccellenza nella gestione delle emergenze, nonché base per i canadair. La particolare conformazione del territorio, la pressione antropica che si registra nei mesi estivi, le migliaia di case e le decine di strutture ricettive sparse nella macchia mediterranea, rendono la Gallura un bersaglio perfetto per la mano criminale degli incendiari. Per questo l'Aeroporto Costa Smeralda è la base storica dei canadair: qua c'è il rischio maggiore, qua si è pagato il tributo di sangue più grande, qua si scatenano gli incendiari. Nonostante ciò, c'è sempre qualcuno che vuole portar via alla Gallura il suo diritto naturale ad essere il cuore della difesa aerea contro gli incendi. E' il caso del consigliere regionale Attilio Dedoni (capogruppo dei Riformatori), secondo cui la base non deve stare ad Olbia, ma a Fenosu: al "centro" geografico della Sardegna.

“E’ il caso di rilanciare ancora una volta la proposta di individuare un’unica base nella Sardegna centrale per il servizio aereo antincendio, affinché i velivoli, che devono operare esclusivamente nella nostra Regione, siano in grado di raggiungere agevolmente e in tempi rapidi ogni angolo dell’Isola - ha dichiarato il consigliere regionale Attilio Dedoni (Riformatori) -. L’aeroporto di Fenosu è la sede naturale per gli aerei impiegati nello spegnimento dei roghi e non si comprendono le indecisioni della Giunta nell’indicare lo scalo oristanese come sede del servizio aereo della Protezione Civile regionaleâ€.

Giova ricordare al consigliere regionale Dedoni che, se ieri i canadair non fossero stati ad Olbia molto probabilmente ci sarebbero state delle vittime. Proprio quelle vittime umane che la presenza dei canadair ad Olbia ha ridotto quasi a zero in tutta l'isola.

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