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Olbia, si conclude la mostra l’Arte di Essere Donna

Ecco altre 5 artiste che hanno partecipato alla collettiva al femminile

Olbia, si conclude la mostra l’Arte di Essere Donna
Olbia, si conclude la mostra l’Arte di Essere Donna
Ilaria Del Giudice

Pubblicato il 07 April 2024 alle 10:00

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Olbia. A distanza di un mese dal suo inizio, domani si concluderà la mostra collettiva al femminile “L’arte di Essere Donna organizzata da Sonia Ripamonti in Piazza Margherita 7, ma l’esposizione continuerà online (vedi qui). L’intero mese è stato un’occasione per affrontare la tematica DONNA ed evidenziarne i diritti, non solo attraverso un’esposizione tutta al femminile di opere di varie artiste, ma anche tramite l’organizzazione di eventi a tema, con lo scopo di contribuire alla diffusione di una cultura della parità di genere, nella quale la donna possa esprimersi liberamente e con l’obiettivo di costruire una società a misura di donna, in grado di apprezzarla e valorizzarla a partire dalle sue peculiarità. Di seguito, proponiamo altre cinque artiste protagoniste della mostra, selezionate dall’organizzatrice Ripamonti e da lei fatte conoscere al pubblico attraverso interviste andate in onda sulle piattaforme social.

Malgorzata Pisarska (in arte all’italiana “Margherita Gosia”), di origini polacche, fin da bambina sente un forte impulso a disegnare, ovunque sia possibile. La piccola Malgorzata dipinge, muri, fogli, tele fino alla pelle, arrivando a costruire assieme ad un compagno di scuola una rudimentale penna per tatuatori. Vuole riportare sulla pelle i sogni disegnati sui muri e renderli indelebili. Nel 2001 si diploma come geometra e appena diciottenne decide di raggiungere l’Italia, ma non sarà la sua unica tappa Nel 2006, in Provenza, diventa mamma ela connessione con la scintilla divina della vita la spinge ancor più di prima a trasformare le emozioni in immagini che poi regala. S’imbatte nella micropittura durante un corso sulla nail art ed ecco che le immagini e i sogni si fanno piccolissimi per poter essere racchiusi sulla superficie di un’unghia. Nel 2009 torna in Italia e si stabilisce in Toscana dove lavorerà come Nail Artist . Dopo qualche anno si sposterà di nuovo, questa volta verso l’isola della Sardegna, per incontrare la tecnica della micropigmentazione ricostruttiva, una tecnica che offre alle menomazioni dovute all’asportazione della mammella di ridipingere una nuova femminilità sui corpi. La passione di rappresentare la vita attraverso le immagini diventa il lavoro che oggi svolge a Olbia presso un suo studio dove tatua, dipinge e continua a curare la femminilità delle donne attraverso unghie coloratissime. “Se c’è una frase che ben mi rappresenta questa è: “Non mollare mai! Adattati, piegati al vento ma vai avanti e segui la corrente della Vita” – dichiara l’artista e, relativamente della mostra a cui ha partecipato, aggiunge - Una Donna è per sua definizione accoglienza, clima e amore; la sua capacità di creare il legame la rende potente ed è un potere che si esprime nella bellezza femminile e nelle sue creazioni”.

Amy Winehouse -acrilico su tela

Monika Takacs, in arte “Moné”, di origini ungheresi, si laurea in pedagogia, con la specializzazione in arte. Mentre studia all’università, disegna e dipinge nelle varie scuole private di Budapest, lavora e fa esperienza nella TV ungherese, nella cinematografia e nel settore pubblicitario, fino al 1994, quando il suo cuore la porta in Sardegna e decide di trasferirsi in questa terra misteriosa e piena di bellezza. Si sposa con un imprenditore di Nuoro con cui in seguito avrà tre figli. Fa la mamma e piccoli lavoretti di grafica, mentre conduce un laboratorio di arte per ragazzi perché crede fermamente che in ognuno di noi ci sia un piccolo artista da coltivare. Ma, una volta che i suoi figli crescono, sente il richiamo della sua arte. Comincia a fare dei progetti artistici definendoli “culture design”. Crea un brand “èminas” che parla di donne sarde. Produce tazze, magliette e cuscini, con i volti di donne sarde, mettendo in risalto qualche particolare del loro costume e dei gioelli. “Eminas” è un progetto di valorizzazione culturale. Nasce per raccontare le antiche tradizioni con il linguaggio della bellezza in una veste moderna e rivisitata. L’artista è colpita dalla bellezza e dai colori del folklore, in particolare dai costumi e dai gioelli sardi. Comincia la sua ricerca fino a che i suoi sketch non diventano quadri. Inizia a disegnare anche in digitale dove scopre che in quel nuovo modo di esprimersi ha delle possibilità tecniche infinite. Comincia a sviluppare un nuovo ramo dell’interior design: interior identity. Si tratta di creare ambienti con personalità, un “vestito” fatto ad arte. Un modo semplice ed economico per rendere unico un luogo di lavoro, uno spazio ricreativo, un’abitazione. Per realizzare i suoi progetti integra le varie tecniche: oltre dipingere a mano, stampa su tela, su mobili, carta da parati. Fa murales a mano oppure con la stampante verticale, una nuova tecnologia in sviluppo. Con i suoi lavori partecipa a diverse mostre locali per renderli fruibili al pubblico.

Racconta l’artista: “Le donne, nei secoli passati, potevano esprimere liberamente la loro creatività solo in determinate attività. L’arte della realizzazione dei costumi era una di queste. Con amore, cura ed efficienza preparavano ogni capo seguendo delle regole non scritte, cercando di personalizzare e di mettere in ogni pezzo qualcosa di personale. Nascevano così capolavori di bellezza e armonia di colori e forme. Perdendomi nelle varie culture del mondo, sfogliando i libri che parlano di altre epoche, ho cominciato a creare i miei sketch e i miei studi di colore fino a quando non sono diventati quadri. Ripropongo l’arte delle nostre donne antenate in una veste attuale. Inserisco le opere negli ambienti, sincronizzandole con il contesto o viceversa. Disegno e dipingo da sempre, ma l'architettura è sempre stata una delle mie forme d'arte preferite. Le mie più grandi fonti di ispirazione venivano da Gaudì e Hundertwasser. Forse per questo motivo sento la necessità di curare non solo il quadro ma anche il suo contesto. La mia visione va dal complesso verso le particelle più piccole. Una ricerca verso il macro. Lì, trovo un mondo di bellezza che mi viene naturale accogliere, prendere in prestito e ambientare, dando un valore maggiore sia all’opera che all’ambiente. Credo in quegli studi di psicologia che confermano che l’ambiente sia in grado di modificare i comportamenti e gli stati d’animo e, di conseguenza, penso che ognuno di noi debba trovare la propria identità per essere autentico ed esprimersi al meglio. Dare identità ad un ambiente mi diverte, e sono fermamente convinta che arricchire un quadro con la memoria culturale, lo renda più nobile”.

Frammenti di Ollollai - Stampa su canvas con ritocchi acrilici

Stefania Bandinu, originaria della Sardegna, si trasferisce a Bologna per studiare pittura all'Accademia di Belle Arti specializzandosi poi in Storia dell'Arte all'Università degli Studi di Bologna. Nel 2012 crea il suo marchio omonimo di gioielli. Lavora sulla leggerezza e sulla memoria, usando materiali eterogenei come argento, carta, tessuti o resine. Ognuna delle sue collezioni racconta un particolare tema: dal legame con la sua terra d'origine è nato ad esempio il progetto Janas, una ricerca sulla tessitura che ha dato vita a due collezioni di gioielli tessili e a due docufilm di cui la designer è protagonista (Janas - Storie di donne telai e tesori, Carta|Bianca, 2015 – Isole gemelle, dalla Sardegna a Okinawa sul filo della tessitura, Carta|Bianca 2019). Le linee firmate da Stefania Bandinu sono sospese tra il gioiello d'autore e il prêt-à-porter. Sono state esposte in importanti fiere internazionali, in musei quale il Maxxi di Roma e il Moma di San Francisco e sono attualmente distribuite in diversi Paesi. Janas si presenta come una collezione di gioielli d’artista dedicata alla tessitura della Sardegna. I tessuti utilizzati sono stati raccolti in diversi laboratori dell’isola tra il gennaio 2013 e l’ottobre 2014, ogni frammento corrisponde ad un incontro e ad una precisa storia di vita. Dopo essere stati archiviati gli scampoli sono stati rielaborati in piccoli elementi scultorei, geometrie irregolari ispirate alla pietra in cui stoffa, argento e filati uniscono tra loro narrazione e materia. Il ricamo rosso che attraversa i tessuti è parte degli itinerari percorsi lungo l’isola.

Janas

Annet Azzena è una pittrice autodidatta la cui passione per la pittura nasce dall’esigenza di esprimere la sensibilità verso gli altri attraverso fusioni di colore e utilizzando questo per attirare l’attenzione verso i veri aspetti della vita, spesso dimenticati. Ha esposto in diverse mostre e rassegne, ottenendo premi e riconoscimenti. E’ stata recensita da noti critici e molte delle sue opere sono in importanti collezioni. Tra i premi ottenuti si ricordano: il premio “Trenta ore per la vita” consegnato da Rita Levi Montalcini; il premio “Cavaliere dell’arte assegnato dall’accademia internazionale d’arte moderna; il premio-invito artexpo a New York 2001 svoltosi a Manhattan dove sette critici internazionali hanno ritenuto opportuno assegnargli il trofeo “Sirena del Mare". Annet rappresenta un significativo punto di partenza per un mondo di entusiasmo, necessario nell’asfittico panorama artistico. La sua ricerca è varia e talvolta luccica nella sua pittura quanto nella sua persona. E’ una di quelle rare artiste che trasmettono poesia attraverso le loro opere.

Donne come i fiori - Acrilico su tela

Pasqualina Demuro, di origini nuoresi, è una pittrice acquarellista, ceramista, scultrice, muralista, con esperienza anche nel campo del mosaico e del batik, oltre a ossedere uno sguardo attento al discorso vetrinistico espositivo. Ma il suo grande e infinito amore è la pittura ad olio. Nata in una famiglia numerosa patriarcale, fin da piccola la sua passione era l’arte ma non riusciva a metterla in atto. Decide così di intraprendere la sua strada senza il sostegno della famiglia. Costretta a trasferirsi a Milano e Ferrara per motivi di lavoro, si apre finalmente una finestra che la introduce nel mondo dell’arte e, da allora, non si è più fermata.

Iris con parole - Pittura materica