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Golfo Aranci, una giovane architetta punta tutto sulla Sardegna

Ecco l’intervista a Mercedes Nardone

Golfo Aranci, una giovane architetta punta tutto sulla Sardegna
Golfo Aranci, una giovane architetta punta tutto sulla Sardegna
Ilaria Del Giudice

Pubblicato il 22 April 2024 alle 10:40

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Golfo Aranci. Mercedes Nardone è una giovane donna dalle grandi ambizioni e dalle idee innovative nel settore dell’architettura che, innamoratasi della Sardegna, ha deciso di trasferirsi nell’Isola per contribuire a darle un’immagine artistico-architettonica seguendo la linea del famoso architetto Jean Claude lesuisse.

Racconta Mercedes: “Ho conosciuto il maestro Jean Claude lesuisse per caso qualche anno fa e gli ho chiesto di poterlo affiancare nei mesi estivi quando, con la famiglia, mi recavo in Sardegna per le vacanze. Ho ricevuto subito una risposta positiva, ma solo in seguito ho scoperto che fosse uno dei più grandi architetti della Costa Smeralda. Con lui ho imparato come si lavora nell’Isola: come interagire con la Sardegna e come valorizzare le sue antiche maestranze che, ormai, stanno diventando sempre più uniche che rare. Mi sono appassionata al suo stile che si basa sulla ricerca di un’architettura organica: lenta, integrata con il paesaggio, con forme morbide e richiamanti la morfologia delle rocce caratteristiche del posto. La Sardegna è una madre terra; è molto femminile nelle sue forme. E questo modo di concepire l’architettura è contrario allo sterile modernismo in favore di un’attenzione verso il panorama e più in linea con i nobili principi delineati dal primo comitato di architettura in Costa Smeralda già negli anni ’60, che richiamavano la filosofia del “vivi nascosto”. Con Jean Claude lesuisse mi sono appassionata a questo modo di costruire e ho iniziato pian piano a lavorare in maniera sempre più attiva, fino a diventare una sua collaboratrice”.

Dopo il liceo classico, Mercedes decide di prendere l’indirizzo storico classico della facoltà di Architettura a Roma, dove viveva con la sua famiglia, per poi specializzarsi nel ramo della progettazione degli interni e dell’allestimento dei musei: “Ho studiato tanta arte e, di conseguenza, ho la visione dell’opera d’arte totale in architettura che, fin dall’inizio, deve prevedere uno studio d’insieme. Ogni dettaglio deve nascere da una ricerca che tenga presente l’organicità e contribuire alla riuscita di un lavoro artistico totale. - spiega l’architetta e prosegue – Per un periodo mi sono divisa tra “continente” e Sardegna, ma alla fine ho dovuto fare una scelta, ed eccomi qua. Fare l’architetto in Sardegna, ma vivere fuori dall’Isola non funzionava molto bene e, dopo un periodo di continui viaggi, ho riflettuto sul pensiero del noto Alberto Ponis, leggenda in campo architettonico a Palau - Porto Rafal, che ripeteva spesso: “C’è un’enorme differenza tra gli architetti del continente e quelli che vivono in Sardegna”. Sentivo che mi mancava qualcosa per capire una terra così primitiva e originale come la Sardegna, una terra capace di ricollegare l’essere umano al suo stato più intimo. Quando vieni qua hai un contatto improvviso con te stesso e quando riparti ti stacchi da una parte di te, che in città, a causa della vita frenetica, è più difficile da far emergere. Ho così fatto la mia scelta e ho deciso di trasferirmi in Sardegna, nella casa di famiglia a Golfo Aranci, paese dove ho trascorso tutte le mie vacanze estive di bambina e di adolescente e a cui, dati tutti i ricordi collegati, sono molto affezionata.

Devo ammettere che sia stata una scelta che porta con sé rischi e incognite: ho lasciato Roma con un contratto a tempo indeterminato, comodità, privilegi per stabilirmi in Sardegna, ufficialmente dal settembre 2023, come libera professionista. Ma io sono fatta così: per me o è bianco o è nero. Mi sono lanciata e, ad oggi, sono felice della mia scelta. Questo posto è speciale e speciali sono le persone che vi abitano con il loro forte senso di comunità. Sembra di vivere in una grande famiglia dove anche tra sconosciuti si è disposti ad aiutarsi e anche questo aspetto culturale mi ha fatta innamorare ancora di più di questa terra. Inoltre, stando qui e facendo questo nuovo tipo di vita, ho iniziato per gioco a condividere le mie scoperte e i posti che visitavo aprendo un canale su tik tok (vedi qui), quasi tenendo una sorta di diario. Non immaginavo che questa attività avrebbe potuto avere tanto successo, nè il seguito che sta riscuotendo tra le persone. Per non parlare del rapporto creatosi con le maestranze del luogo e delle tecniche meravigliose e particolari, per non dire uniche, che grazie a loro sto conoscendo: ci sono artigiani talmente professionali da riuscire a realizzare strutture quasi impossibili, che riescono a seguire anche i sogni più arditi e spesso deliranti dell’architetto. Credo che tutto ciò vada non solo valorizzato, ma anche protetto e trasmesso alle future generazioni per non andare perduto. La Sardegna merita artisti che sappiano mettere il cuore in quello che fanno e un’architettura contestualizzata, capace di esaltare le sue meraviglie naturali e paesaggistiche, con romanticismo. Io, personalmente, ho un sogno, forse un po’ utopistico, ma voglio fare tutto ciò che è in mio potere per realizzarlo: mi piacerebbe che l’Isola diventasse un punto di riferimento per arte e architettura, creando una comunità di giovani che possano coltivare qui la creatività e l’artigianato per dare origine ad un grande “Parco artistico a 360 gradi a cielo aperto”.