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Cronaca

Turismo: sbarazzarsi di creatività e confusione per creare strategie efficaci di promozione del territorio

Turismo: sbarazzarsi di creatività e confusione per creare strategie efficaci di promozione del territorio
Turismo: sbarazzarsi di creatività e confusione per creare strategie efficaci di promozione del territorio
Fabio Columbano

Pubblicato il 08 March 2016 alle 18:39

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Si dibatte molto sul modo in cui vivere di turismo in Sardegna, non solo nella stagione estiva. Ne parliamo con Fabio Sacco, 34 anni, destination manager ed esperto di marketing turistico, genovese di nascita, professionalmente trentino, innamorato della Sardegna (e di una sarda).

Qual è secondo Lei la vera sfida del turismo sardo e italiano?

Voglio utilizzare due parole, per rispondere a questa domanda: creatività e confusione. Sembra una dicotomia tra due concetti apparentemente opposti, che in realtà caratterizzano entrambi il turismo italiano. La creatività è sempre stato un nostro talento, mentre abbiamo più difficoltà a dare alle nostre idee una prospettiva e una visione sul medio e lungo termine. L’assenza di una vera strategia e la scarsità di organizzazioni territoriali efficienti a livello nazionale, regionale e locale sono debolezze fortemente radicate nelle destinazioni italiane. La contrapposizione apparente tra creatività e confusione è pertanto una buona metafora del “dilemma del turismo italiano”.

Come innovare organizzazioni che la maggior parte delle volte obbediscono a paradigmi di marketing obsoleti? Come pensare a enti turistici reattivi e flessibili, capaci di lavorare in uno scenario estremamente complesso e sconosciuto?

Sono fortemente convinto che sia necessario trovare una “via italiana” per l’innovazione e la radicale trasformazione del turismo. L’esperienza sul campo ci dimostra che la mission degli enti turistici territoriali è stata recentemente stravolta dai nuovi player, come le Online Travel Agencies (Booking, Expedia, etc.), gli User Generated Media (Facebook, etc.), le piattaforme della sharing economy (Airbnb, Uber, etc.). L’efficacia delle agenzie di promozione turistica viene ancora misurata con indicatori generici e superati, come gli arrivi e le presenze, che non sono in grado di dirci nulla di rilevante sulle nostre organizzazioni. Continuiamo a pianificare attività per tutti gli stakeholder della destinazione e non per specifici target, mentre ogni giorno ci rendiamo conto di quanto sia difficile essere riconosciuti dal territorio per quello che facciamo. Pianifichiamo le strategie dentro i nostri uffici, leggiamo i flussi turistici della destinazione secondo la nostra percezione, senza prendere in considerazione le opinioni dei nostri stakeholder. Soprattutto, troppo spesso ci dimentichiamo di chi sia il principale stakeholder delle nostre destinazioni: il turista stesso.

E quindi quale soluzioni propone per vincere questa sfida?

La tentazione di “fare tutto”, da parte degli enti turistici territoriali, si traduce in un’azione inefficace e inconcludente. Molto spesso “accontentare tutti” significa “accontentare nessuno”. È dunque necessario scegliere e focalizzare gli sforzi attorno ad obiettivi ben definiti, che variano da caso in caso e non possono essere definiti se non tramite un aperto confronto con il contesto territoriale e con gli stakeholder della destinazione.

Le destinazioni sarde e italiane hanno una nuova possibilità e prospettiva: lavorare fianco a fianco delle imprese locali per creare prodotto turistico, ossia quelle “esperienze” che le singole aziende non possono riuscire a creare da sole e che il mercato richiede. Per questo compito è necessaria un’organizzazione di “meta-livello” (ossia che stia “sopra” le singole unità di cui si compone il variegato mondo del turismo) e per le quali il ruolo di coordinamento degli attori locali è possibile specialmente a livello locale e regionale.

È necessario capire come supportare realmente il settore turistico locale, programmando azioni capaci di creare quei contenuti che il mercato richiede e così potenziare la presenza sul mercato dei nostri stakeholder.

Il senso delle DMO (Destination Management Organization, ovvero enti turistici di destinazione) moderne è quindi quello di co-creare assieme agli operatori locali le migliori condizioni affinché il turista viva un’esperienza significativa sul territorio e si possano distribuire sulle diverse piattaforme i contenuti che attraggano nuova domanda interessata a quel tipo di esperienze.

Un’alleanza nuova è possibile: lo chiede il mercato, lo chiedono gli operatori e ci sono ora, nell’evoluzione digitale, le possibilità di collegare finalmente i territori con la nuova domanda e così dare senso e significato agli enti turistici di nuova generazione.

Durante il corso di Marketing Turistico Territoriale, organizzato da C&D for Human Resourcesa Olbia, il prossimo 22 marzo, Fabio Sacco ci racconterà esperienze nazionali e internazionali di successo e come fare a riconoscere e contestualizzare le tendenze emergenti, sviluppando reti e forme cooperative tra attori del territorio nello sviluppo dell’offerta turistica “dal basso”.

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