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Tasse. Olbia-Tempio e Sassari le province più tartassate della Sardegna

Tasse. Olbia-Tempio e Sassari le province più tartassate della Sardegna
Tasse. Olbia-Tempio e Sassari le province più tartassate della Sardegna
Olbia.it

Pubblicato il 29 April 2015 alle 09:59

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Olbia, 29 Aprile 2015 - Sta lentamente calando la pressione fiscale sulle imprese italiane ma in Sardegna l’incidenza del fisco è nettamente superiore alla media italiana. Grazie all’abolizione della componente lavoro dell’Irap nella Penisola il peso complessivo delle imposte calerà dell’1,7% passando dal 63,9% del 2014 al 62,2%. Ma in quasi tutti i grandi centri della Sardegna, tranne che nel Sulcis Iglesiente, si registrano valori molto superiori alla media. La città isolana più tartassata continua ad essere Sassari dove l’incidenza del Fisco sulle piccole e medie imprese e sugli artigiani prevista quest’anno è scesa di un punto percentuale rispetto al 2014 fermandosi al 67,1%, ma è comunque superiore di oltre sei punti percentuali rispetto al 2011. A Sassari un artigiano o un piccolo imprenditore dovranno lavorare dal primo gennaio addirittura fino al primo settembre 2015 per pagare l’Erario. Al netto delle incombenze tributarie resterà dunque in cassa una parte bassissima del reddito aziendale: su 50mila euro di reddito ne rimarranno infatti soltanto 16.433. Paradossalmente la provincia sarda in cui si pagano meno tasse è Carbonia Iglesias che, grazie al suo triste primato di provincia più povera d’Italia, ha ottenuto dallo Stato molte agevolazioni. A Carbonia la pressione fiscale è del 57,4% e un piccolo imprenditore o un artigiano devono lavorare per pagare l’Erario “solo” fino al 27 luglio. Ad Iglesias invece il peso delle tasse e è del 58,4% e per pagare l’Erario di deve lavorare fino al 31 luglio.

I dati sul carico fiscale delle piccole nelle città sarde sono contenuti nel Rapporto 2015 dell’Osservatorio CNA sulla tassazione della piccola impresa curato dal Centro studi e dal Dipartimento politiche fiscali dell’associazione artigiana, che ha misurato e quantificato la pressione fiscale di 113 città italiane (tutti i capoluoghi di Regione e di Provincia) facendo riferimento a un’azienda italiana tipo: un'impresa manifatturiera individuale con cinque dipendenti, un laboratorio, un negozio e un reddito di 50 mila euro all'anno. Per questa tipologia di impresa è stato calcolato il total tax rate (il prelievo totale delle amministrazioni pubbliche sul reddito) ed sono state determinate le variazioni del carico fiscale dal 2011 al 2015.

IL TOTAL TAX RATE

Tra fisco nazionale, regionale e comunale nel 2015 il peso complessivo del fisco (Total Tax Rate) per artigiani e PMI dovrebbe calare dell’1,7%, passando dal 63,9% del 2014 al 62,2%. Un dato ben al di sopra del 59,2% raggiunto nel 2011, l’anno zero del federalismo fiscale. Il calo del 2015 – rileva l’analisi della Cna – sarà interamente determinato dall’abolizione della componente lavoro dell’Irap.

La classifica complessiva – che elabora i dati fiscali dal 2011 al 2014 e li compara con le previsioni per il 2015 – attribuisce a Reggio Calabria il primo posto nella classifica 2015 con una pressione fiscale complessiva che tocca addirittura il 74,9% (-1,1 rispetto al 2014 ma +12,5 per cento rispetto al 2011). Bologna conferma la seconda posizione con il 72,9% (-2,2% sul 2014, +8,3% sul 2011). Terza posizione a Napoli con il 71,9%, quarta Roma (che l’anno scorso deteneva il poco invidiabile primato e in 12 mesi ha ridotto il peso fiscale complessivo del 2,5%) con il 71,7%.

In Sardegna dopo Sassari, tredicesima nella graduatoria nazionale con il 67% (+6,7% rispetto al 2011), troviamo Olbia-Tempio al 26° posto con una pressione fiscale del 65% (+4,2% rispetto al 2011), Cagliari al 27° con il 64,3% (+5,7% rispetto al 2011), Nuoro al 47° con una pressione fiscale del 62,5% (+4,9% rispetto al 2011), Oristano al 73° posto con una pressione fiscale del 60,5% (+2,9% rispetto al 2011), Iglesias al 97° posto con una pressione fiscale del 58,4% (+1,2% rispetto al 2011) e infine Carbonia al 102° posto con una pressione fiscale del 57,4% (+1,4% rispetto al 2011).

IL TAX FREE DAY

Lo studio della Cna ha elaborato i dati in modo da comprendere in modo semplice ed efficace fino dove arriva in dodici mesi la mano del fisco sulle piccole imprese.

Se ad esempio un’impresa di Cuneo smetterà di lavorare per pagare le tasse il 17 luglio, a Reggio Calabria artigiani e imprenditori dovranno lavorare per il Fisco addirittura fino al 29 settembre.

Quanto alla Sardegna, a Carbonia si lavorerà per l’Erario fino al 27 luglio (5 giorni in più rispetto al 2011), ad Iglesias fino al 31 luglio (4 giorni in più rispetto al 2011), ad Oristano fino all’8 agosto (11 giorni in più rispetto al 2011), a Nuoro fino al 16 agosto (18 giorni in più rispetto al 2011). A Cagliari un artigiano o un piccolo imprenditore dovrà lavorare per il fisco fino al 22 agosto (ben 21 giorni in più rispetto al 2011), ad Olbia-Tempio fino al 24 agosto (15 giorni in più rispetto al 2011) mentre, come detto, a Sassari smetterà di lavorare per pagare l’Erario solo il 1° settembre (addirittura 24 giorni in più rispetto al 2011).

IL REDDITO RIMANENTE AL NETTO DELLE TASSE

L’elaborazione finale dello studio della Cna focalizza infine la questione più importante di tutte: nel 2015, dopo aver pagato le tasse, quanto resterà alle imprese?

In premessa bisogna dire che tutti i calcoli del Centro studi della Cna hanno preso come riferimento un’impresa manifatturiera individuale, con un laboratorio di 350 metri quadri, un negozio di 175 metri quadri, 5 dipendenti, un fatturato di 430mila euro/anno e un reddito d’impresa di 50mila euro/anno.

Il risultato di questa elaborazione è sconcertante. A Cuneo, la città che a quanto pare tratta fiscalmente meglio artigiani e Pmi, dopo aver pagato tutte le tasse i 50mila euro diventeranno 22.752 (un aumento di 396 euro rispetto al 2011). Quanto alle città dove il fisco è più pesante, a Reggio Calabria 50mila euro diventano 12.553 (- 6.257 rispetto al 2011), a Bologna 13.530 (-4.190 rispetto al 2011) e a Napoli 14.041 (-2.268 rispetto al 2011).

Quanto alla Sardegna, anche i redditi degli imprenditori isolani subiranno nell’anno in corso un vero e proprio salasso. La maglia nera, come detto, spetta a Sassari dove degli originari cinquantamila euro dopo aver pagato le tasse rimarranno 16.433 euro (+466 euro rispetto all’anno precedente), con una decurtazione di ben 3.357 euro rispetto al 2011. Ad Olbia rimarranno invece 17.513 euro (+466 euro rispetto all’anno precedente), con una decurtazione di 2.065 euro rispetto al 2011. A Cagliari all’imprenditore o all’artigiano che avrà pagato fino all’ultimo euro il Fisco resteranno invece 17.847 euro (+467 euro rispetto all’anno precedente), con una decurtazione di 2.849 euro. A Nuoro rimarranno 18.759 euro (+469 euro rispetto all’anno precedente), con una decurtazione di 2.421 euro rispetto al 2011. A Oristano resteranno 19.728 euro (+473 euro rispetto all’anno precedente), con una decurtazione di 1.460 euro rispetto al 2011. A Iglesias rimarranno 20.821 euro (+473 euro rispetto all’anno precedente), con una decurtazione di 583 euro rispetto al 2011. Infine ad un imprenditore di Carbonia rimarranno 21.321 euro (+463 euro rispetto all’anno precedente), con una decurtazione di 693 euro rispetto al 2011.

«Questi dati - dichiarano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu rispettivamente presidente e segretario regionale della CNA. – evidenziano come le piccole imprese sarde siano tra le più tartassate in Italia e debbano lavorare gran parte dell’anno per pagare l’Erario. Constatiamo un leggero calo della pressione fiscale dovuto all’abolizione della componente lavoro dell’Irap. Ma il beneficio poteva essere ben più corposo, se non fosse stato dimezzato dal maggior prelievo dell’Irpef e dei contributi previdenziali degli imprenditori (IVS). Riteniamo sempre più urgente una riforma complessiva del sistema fiscale del nostro paese in cui la pressione fiscale è giunta oramai a livelli insostenibili tra tassazione nazionale e prelievi locali. I nostri imprenditori sono inoltre penalizzati da dalla enorme complessità delle procedure: un mix che determina minore produttività e competitività delle imprese, produce l'allungamento della stagnazione economica e uccide ogni possibilità di ripresa economica».