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Sette domande a... Giulio Careddu (Fratelli d'Italia)

Sette domande a... Giulio Careddu (Fratelli d'Italia)
Sette domande a... Giulio Careddu (Fratelli d'Italia)
Angela Galiberti

Pubblicato il 07 February 2013 alle 00:46

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Giulio Careddu (33 anni) è candidato alla Camera dei Deputati nelle fila di Fratelli d'Italia. Eletto per la prima volta nel 2007 come consigliere comunale ad Olbia con Forza Italia e riconfermato nello stesso ruolo nel 2011 con il Polo per l'Italia, nella vita è dottore commercialista nonché assistente di finanza aziendale col professor Pinna Parpaglia. E' appassionato di storia moderna e storia contemporanea. Giulio Careddu, meglio noto come Giulietto, lei si candida come deputato con i Fratelli d'Italia di Crosetto e Meloni. Entrambi ex Pdl. Ma non era vicino all'Udc? Cosa è successo in questi mesi? Sono successe molte cose. Per quel che riguarda il consiglio comunale di Olbia, bisogna precisare che la lista nella quale sono stato eletto (il Polo per l'Italia ndr) è una lista civica, senza simboli partitici. L'Udc in quella tornata elettorale era all'opposizione e il suo simbolo era sull'altra lista non sulla nostra. Come moderati siamo stati sempre limitrofi ma noi siamo pur sempre una lista civica senza legami partitici. E' pur vero che in passato c'è stato un avvicinamento all'Udc ma, se guardo a queste politiche, non riesco proprio a capire come mai i centristi abbiano ceduto la loro golden share al Premier Mario Monti, il quale ha un modo di intendere la politica economica che è totalmente agli antipodi rispetto al mio. Una politica di rigore attuata durante una spirale recessiva, fase nella quale ci ritroviamo, può fare solo male. Non va neanche bene il modo in cui viene concepita l'Europa. Il movimento di Crosetto e Meloni, a cui mi sento vicino per molteplici ragioni, vede l'Italia come una potenza di pari grado rispetto alle altre. L'europeismo montiano no. Ora come ora vi è una potenza (la Germania) che detta le regole e vi sono dei paesi in difficoltà che devono praticamente obbedire. Abbiamo una Banca Centrale unica, una moneta unica, un Parlamento. Ma non abbiamo una politica economica comune. Lei non ha torto quando afferma che l'Europa unita in realtà non c'è. Tocchiamo però il nocciolo del problema. Il nostro paese è gravato da un pesantissimo debito pubblico, che rappresenta una vera e propria zavorra (nonché una potenziale bomba ad orologeria). In una Europa unita – e sempre più integrata sul lato finanziario – il debito pubblico dovrebbe essere unico? Ma certo. L'unità non ci deve essere solo quando c'è da prendere e non quando c'è da dare. Se una unità deve esistere, allora deve essere politica.. economica.. e anche di solidarietà tra i diversi Stati. Cosa che non avviene nei fatti. Con la moneta unica ci sono stati tolti tutta una serie di strumenti che, prima dell'euro, usavamo per rendere competitiva la nostra economia. La beffa sta proprio qua. Tolti gli strumenti ci vengono a dire “beh il debito è vostro, pagatevelo da soli”. Non può funzionare così. Non possiamo però negare l'esistenza di un problema “debito Italia”. E la cura da cavallo, in questo frangente, non poteva che essere l'aumento delle tasse. Tasse che sono andate a infilarsi in tasche nelle quali non c'è più niente! Poi scopri che il gettito dell'Imu sulla prima casa è pari a 4 miliardi di euro. La stessa cifra che, guarda caso, sta entrando nelle tasche della Montepaschi di Siena. E qui allora inizi a pensare che davvero il mondo non gira più intorno alle persone ma ai sistemi finanziari. Allora è vero che il cosiddetto mercato secondario sta condizionando l'economia reale. Non dimentichiamo che nel 1994 il Parlamento ha approvato un Testo Unico con il quale le banche da istituti di diritto pubblico sono diventate società per azioni. Che in quanto tali devono produrre utili. Con questa configurazione loro non hanno l'obbligo di far circolare il denaro dando credito a cittadini ed imprese. E questo è uno dei grandi problemi che sta vivendo il sistema Italia. Tornando al tema principale, le tasse, non si può continuare così. Siamo arrivati ad un livello esasperante... La pressione fiscale è arrivata a superare il 60% sul reddito. L'iva è al 21%, le altre le aliquote le vogliono alzare, paghiamo le tasse tre volte all'anno, è spuntata la Tares.. infine c'è il redditometro! Riassumendo. L'Europa così come è concepita è Belzebù. Le banche non fanno più le banche ma giocano alla finanza creativa beccando pure aiuti pubblici. E le tasse non si contano più. Però il debito pubblico rimane. Come facciamo, allora, a migliorare le cose? Riformando il fisco nella sua totalità. Non ci può essere solo l'Agenzia delle entrate.. deve esserci anche l'Agenzia delle uscite. Le tasse le voglio pagare ma voglio anche capire come i miei soldi vengono spesi. La riorganizzazione dello Stato va fatta ed è compito di questa generazione politica, quella dei trentenni-quarantenni. Se fossi eletto vorrei fare una cosa utile non solo al mio paese ma anche alla Sardegna e alla Gallura in particolare. Vorrei prendere in mano tutti i Dpr degli anni '70 e fare ciò che manca.. ovvero un testo unico in materia fiscale. Senza dimenticare tra l'altro anche lo Statuto del contribuente. Che non esiste e infatti, nel nostro Paese, Fisco e contribuente non sono sullo stesso piano. E l'evasione? Quando parliamo di tasse non possiamo non pensare alla forte evasione fiscale che c'è in Italia. Lei si è detto a favore del condono tombale proposto da Silvio Berlusconi. Lo stesso Berlusconi che nei suoi precedenti governi ha già utilizzato questo strumento senza però sconfiggere questa piaga endemica. Le sembra davvero una soluzione percorribile? Se lei va a vedere chi ha usufruito del condono si renderà conto che è stato un modo per mettere a posto anni e anni di contenzioso gestito male. Quando si parla di evasione si dimentica sempre una cosa. Che ci sono i disonesti, i delinquenti, che non pagano le tasse. Ma accanto a questi ci sono le persone oneste, che dichiarano tutto ma che poi non riescono a pagare. Il condono viene usato anche e soprattutto da queste persone perché è uno strumento che permette di tagliare le pretese dello Stato, cioè gli interessi e le sanzioni che come ben sappiamo sono spropositati. In una situazione d'emergenza il condono può essere davvero una soluzione utile. Poi non dimentichiamo l'impatto della pressione fiscale. Se chiedi oltre il 60% del reddito l'evasione diventa fisiologica. Ma se riformi il sistema e inizi a chiedere una cifra più congrua ci può essere solo l'emersione dell'economia sommersa. Nessuno rischierebbe più di evadere. Parliamo sempre di fisco ma stavolta concentrandoci sulla Sardegna. Che pensa della Zona Franca? Se ne sta discutendo molto in queste settimane e forse non si è lontani dal realizzarla. Ne penso molto bene. Potrebbe essere veramente una cosa positiva. La Sardegna è geograficamente al centro del Mediterraneo. Ottenere dei vantaggi fiscali con la zona franca vorrebbe dire catalizzare su di sé l'economia dell'intero bacino del Mediterraneo. E l'investimento del Qatar in Costa Smeralda? Beh i fondi sovrani del Medio Oriente in questo momento, dal punto di vista economico, sono i più grandi investitori a livello mondiale. Se garantiscono un turismo di primaria qualità, se garantiscono il non sradicamento dell'anima della Costa Smeralda, se garantiscono soprattutto che la Sardegna possa avere le cosiddette “cinquanta linee aeree” e quindi possa diventare sostanzialmente una vera regione con una industria turistica che funziona... ben venga. Il progetto l'ho visto, ho visto l'accordo di programma. Non parliamo di colate di cemento perché non ce ne sono.