Olbia, 04giugno 2017 - Riceviamo e pubblichiamo un'altra testimonianza scritta da una mamma sarda relativa a un'altra storia scioccante. Il problema della madre, che firma la lettera, è che non ha un lavoro, mentre il Tribunale ha aperto una procedura di adottabilità. Anche questa storia si svolge in Sardegna: alcuni particolari sono stati cambiati per non rendere identificabili i protagonisti.
Gentile direttore, Ho visto il video shock del bambino strappato dalle braccia del padre in maniera a dir poco DISUMANA, per essere poi accompagnato in casa famiglia contro la sua volontà , nonostante chiedesse, con urla e disperazione, di non voler andare…Sono piene le cronache di queste storie drammatiche che finiscono per devastare chi ne è vittima, e costituiscono un vero e proprio abuso psicologico sui minori coinvolti.
Anche io sono finita nel gorgo del business delle case famiglia e da quattroanni vivo come “ospite” insieme con i miei trebambini con la potestà genitoriale sospesa, senza poter esercitare i miei diritti di madre, senza aver fatto nulla di male ai miei figli.
Il padre dei miei figli è stato accusato di maltrattamenti e io ho chiesto l’inserimento in comunità nel 2013. Da allora sono entrata in un tunnel senza via d’uscita, perché anziché essere aiutata e vedere riconosciuti i miei diritti sono stata letteralmente affondata, deprivata di tutto. Il Tribunale dei Minorenni ha dato avvio ad una apertura della procedura di adottabilità (ADS) in caso in cui i bambini non possano essere affidati ai nonni, o zii, senza per nulla tener conto della mia figura genitoriale.
Sono stata sottoposta ad una CTU e ad una perizia psichiatrica che non sono per nulla negative. Non è stata riconosciuta alcuna patologia psichiatrica o disturbo di personalità né me e né ai miei figli, a parte una carenza delle competenze genitoriali, per la quale però non sono stata avviata ad alcun percorso di recupero, a parte i gruppi di sostegno ai quali ho partecipato all’interno dl la casa famiglia.
Le relazioni nei miei confronti sono tutte positive sia da parte del servizio sociale , sia da parte della comunità, che mi ritiene perfettamente in grado di potermi occupare adeguatamente dei miei figli.
Ma purtroppo c’è un altro ostacolo: non ho un lavoro! Certo, per potermi occupare dei bambini, seguire i gruppi di sostegno alla genitorialità, sottopormi alle perizie, alle CTU, ai colloqui con il servizio sociale, alle udienze in Tribunale, e per potermi attenere alle regole della comunità che prevedono una presenza costante della madre con i bambini, ho dovuto arrendermi a questa scelta… e adesso però sono ancora in trappola! Sono un'operaiaspecializzatae il mio lavoro prevede un contratto su turni. Non avrei potuto e non posso lavorare solo “ogni tanto”.
Questo però non mi sembra una motivazione sufficiente per poter stabilire la mia inidoneità di madre...
Il servizio sociale ha fatto richiesta al Tribunale di poter valutare un nostro "trasferimento" in un'altra comunità dove avrei la possibilità di lavorare e di poter essere ospite di una casa famiglia, temporaneamente. Ma vorrei innanzitutto che venisse chiusa la procedura di adottabilità e vorrei riavere la potestà genitoriale per poter ricominciare piano piano a ricostruire la mia vita insieme con i miei figli.
Grazie.