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Sardegna, raccolta differenziata al top: ecco i dati ISPRA

Regione virtuosa, con alcune zone d'ombra

Sardegna, raccolta differenziata al top: ecco i dati ISPRA
Sardegna, raccolta differenziata al top: ecco i dati ISPRA
Camilla Pisani

Pubblicato il 25 January 2021 alle 06:00

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Olbia. Sono tante le tematiche ambientaliste esplorate soprattutto nell’ultimo decennio: il cambiamento climatico e le conseguenze catastrofi naturali, la sempre maggior consapevolezza acquisita rispetto ai comportamenti virtuosi da adottare quotidianamente per preservare il pianeta, spinge la maggior parte della collettività ad adoperarsi perché le buone pratiche dell’ecosostenibilità diventino regola. La più basilare tra queste è sicuramente la corretta raccolta (e smaltimento) dei rifiuti: per quanto riguarda il 2019, il rapporto ISPRA 2020 ci dice che i rifiuti urbani prodotti in Italia nel 2019 sono circa 30 milioni di tonnellate, dato in lieve calo rispetto al 2018 (-80 mila tonnellate). Si registra un lieve Incremento solo nel nord Italia (0,5% sul 2018), con quasi 14,4 milioni di tonnellate di rifiuti, mentre è in calo al Centro (-0,2%) con circa 6,6 milioni di tonnellate e con maggior evidenza al Sud (-1,5%) con 9,1 milioni di tonnellate. La raccolta differenziata è cresciuta anche nel 2019 (di oltre il 3% rispetto al 2018) arrivando al 61,3% della produzione nazionale, percentuale raddoppiata rispetto ai dati del 2008. E il Sud supera per la prima volta il 50%, con un aumento della percentuale di 4,5 punti. Eppure ancora oggi il 21% dei rifiuti urbani è smaltito in discarica. I rifiuti di imballaggio rappresentano, per esempio, uno dei principali flussi monitorati dall’Unione Europea, per i quali il “Pacchetto economia circolare” ha definito obiettivi di riciclaggio più ambiziosi al 2025 e al 2030. Aumenta del 3,1% rispetto al 2018 il recupero complessivo dei rifiuti di imballaggio che rappresenta l’80,8% dell’immesso al consumo: il vetro mostra l’aumento più elevato, seguito da plastica, acciaio e legno. Ma se tutte le frazioni di imballaggi hanno già raggiunto gli obiettivi di riciclaggio previsti per il 2025, non vale lo stesso per la plastica. Per il riciclaggio di tale frazione costituita da diverse tipologie di polimeri, sarebbe necessaria l’implementazione di nuove tecnologie di trattamento, tra cui anche il riciclo chimico. A causa della carenza degli impianti di trattamento, concentrati al Nord e scarsi nel Centro e nel Sud, solo il 53,3% della spazzatura prodotta viene effettivamente riciclata. In questo quadro nazionale, la Sardegna si pone decisamente come regione virtuosa, dal punto di vista della raccolta differenziata: terza in classifica, segna un aumento del 6,3 %, preceduta solo da Molise e Sicilia; in particolare per quanto riguarda la zona di Olbia, nel 2019 sono state trattate, negli impianti di compostaggio, 24127 tonnellate di rifiuti urbani. Dall’analisi dei dati specifici, emerge che nella provincia di Sassari si è passati da una percentuale del 61,8 nell’anno 2017 ad una percentuale del 70% relativamente alla raccolta differenziata (il dato regionale è pari al 73,3%, su una produzione di rifiuto urbano pari a 529,3 kg pro capite, di cui ne risultano differenziati 370,7 pro capite. E per quanto riguarda i costi della gestione dei rifiuti? Nel 2019, il costo medio nazionale annuo pro capite di gestione dei rifiuti urbani è pari a 175,79 euro/abitante (nel 2018 era 174,48) in aumento di 1,31 euro ad abitante. Al Centro i costi più elevati (208,71 euro/abitante), segue il Sud con 188,53 euro/abitante. Al Nord il costo è pari a 155,83 euro/abitante. La Sardegna segna un costo pro capite di 190,72 euro. La crescita più elevata, sia in valore assoluto +91,9 euro/abitante, che in termini percentuali +95,1% si registra al Sud, che passa da 96,63 euro/abitante a 188,53 euro/abitante. In particolare, si segnala che il costo più elevato si è registrato per la città di Cagliari 66,43 eurocentesimi/kg a fronte di un quantitativo di rifiuti prodotti pari 72,6 mila tonnellate di cui raccolti in modo differenziato 46,7 mila tonnellate. La Sardegna, inoltre, figura tra le sette regioni d’Italia che non aderiscono al sistema di tariffazione puntuale, un sistema per la gestione dei rifiuti che consentirebbe di introdurre una tariffa calcolata in parte in base alla reale produzione di rifiuto conferito dall'utente. In sostanza, ciò che emerge dal rapporto stilato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale è un quadro in linea di massima positivo, per quanto riguarda la Sardegna, con alcune zone d’ombra: se le percentuali relative alla raccolta differenziata sono molto incoraggianti, continua invece ad essere un dato preoccupante quello relativo alla diminuzione dei volumi di discarica disponibili. Fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi continua quindi ad essere la spinta all’adozione della raccolta domiciliare, soprattutto nei grossi centri, oltre all’incentivo ad adottare comportamenti finalizzati ad una maggiore riduzione della produzione di rifiuti ed alla differenziazione degli stessi. A tal fine, ormai da diversi anni, la Regione conferma il meccanismo di premialità/penalità che premia i comuni virtuosi con una riduzione delle tariffe di conferimento e penalizza quelli non virtuosi; a livello nazionale vige un meccanismo di penalizzazione sul calcolo del tributo in discarica in base alla percentuale di raccolta differenziata raggiunta a livello comunale.