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Cronaca

Sardegna, Mauro Pili traccia la via verso l'indipendenza

Sardegna, Mauro Pili traccia la via verso l'indipendenza
Sardegna, Mauro Pili traccia la via verso l'indipendenza
Dénise Meloni

Pubblicato il 04 October 2017 alle 19:47

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Olbia,07 Ottobre 2017-“La Sardegna è trattata come la peggior colonia di Stato, il Popolo Sardo subisce discriminazioni infinite, dai trasporti all’energia, è vittima di un fisco diseguale che colpisce in modo letale l’economia e il lavoro. Una terra violentata a colpi di missili e bombe, da discariche tossiche a industrie inquinanti. I tratti identitari del Popolo Sardo sono delineati in modo chiaro e definito dalla storia e dall’etnia, dalla cultura e dalla lingua. Ora, dinanzi ad uno Stato che niente ha fatto per riequilibrare divari e discriminazioni, non resta che sottoporre ai Sardi la resa dei conti con il quesito restare o meno sotto questo regime italiano. E’ ora di intraprendere un cammino definito sul piano identitario, economico, culturale e statuale. Per questa ragione oggi, contemporaneamente al referendum della Catalogna, ho depositato una proposta di legge costituzionale che prevede la facoltà del Popolo Sardo di esprimersi con un referendum sull’indipendenza. Un’iniziativa legislativa che sottoponiamo alla condivisione di tutti coloro che riterranno necessario questo passo, nel rispetto del democratico diritto del Popolo Sardo di decidere il proprio futuro. Servono passi ufficiali, occorre passare dalla solidarietà generica ad azioni e percorsi ben delineati a tutela del Popolo Sardo. Il passaggio democratico della proposta di legge costituzionale per il Referendum per l’autodeterminazione del Popolo Sardo è indispensabile sia sul piano legislativo che giudiziario. E’ evidente che se la Presidente della Camera dei Deputati non dovesse dichiarare ammissibile la proposta di legge nella nuova formulazione, e quindi rigettarla, ne scaturirebbe un contenzioso giudiziario di livello internazionale, proprio perché verrebbe leso un primordiale diritto universale e quello di un parlamentare di svolgere la propria funzione legislativa. Sarebbe un vulnus giuridico costituzionale alla pari della mancata legittimazione del referendum catalano. Un “casus” tutto giudiziario da affrontare sia nell’ambito della Corte di giustizia europea che a livello di Nazioni Unite. E del resto gran parte dei contenziosi sull’autodeterminazione dei popoli, soprattutto nell’era post coloniale sono stati rimessi alle Corti internazionali proprio per la ritrosia degli Stati a riconoscere autonomamente il principio interno dell’autodeterminazione dei Popoli”.

Lo ha annunciato ieri nello straordinario proscenio del Nuraghe Losa, davanti a centinaia di militanti amministratori, esponenti di primo piano dell’indipendentismo sardo, il deputato e leader di Unidos Mauro Pili che nei giorni scorsi a Barcellona ha avviato un percorso condiviso con le autorità catalane. All'incontro sono intervenuti esponenti di primo piano della cultura e dell'economia sarda, dal professor Ferdinando Buffoni giá direttore generale della Banca d'Asia al leader storico dell'indipendentismo sardo il professor Bainzu Piliu, dal presidente della Confagricoltura Luca Sanna ai rappresentanti degli amministratori locali, per loro sono intervenuti Sindaco di Olmedo Toni Faedda. Un lungo applauso è stato dedicato alla figura di Doddore Meloni alla presenza della figlia Tiziana.

Abbiamo intrapreso un percorso concreto di condivisione con la Catalogna. Nei giorni scorsi – ha detto Pili - ho incontrato a Barcellona i vertici politici e istituzionali catalani per intraprendere già da domani ( lunedì) una comune azione giudiziaria a livello internazionale per il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione dei Popoli inquadrati nell’ambito di Stati post coloniali. In questa direzione – ha annunciato il parlamentare di Unidos – abbiamo dato mandato a legali sardo-catalani di predisporre un percorso comune, a partire dalle reciproche violazioni subite, da una parte quella catalana della delegittimazione del referendum e dall’altra quella sarda con la paventata inammissibilità della proposta di legge costituzionale a mia firma”.

Tra la Sardegna e la Catalogna non ci sono analogie economiche ma esiste una forte consonanza identitaria e democratica. Si tratta di due entità ben definite sul piano etnico e culturale, con la legittima aspirazione a decidere il proprio futuro. Il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione è – ha proseguito il leader di Unidos - un passaggio nevralgico sul piano democratico. E’ giusto che i Popoli si esprimano, in un senso o nell’altro. Non stiamo discutendo se si è a favore o meno dell’indipendenza, stiamo discutendo se un Popolo può decidere o meno di appartenere ad uno Stato che lo discrimina e lo rende succube, dal fisco allo sviluppo. Ogni Sardo dovrebbe sostenere l’istituto del referendum per l’autodeterminazione, quelli a favore e quelli contrari all’indipendenza. Si tratterebbe, nella peggiore delle ipotesi, di un deterrente alle continue malversazioni ai danni della Sardegna e dei Sardi”.

Insieme al percorso dell’autodeterminazione statuale – ha detto Pili – occorre attrezzarsi alla difesa e all’attacco. Alla difesa della Sardegna dalle continue violenze, dalle servitù militari a quelle fiscali, dalla devastazione ambientale a quella economica, dai progetti nucleari a quelli del colonialismo economico delle energie pseudo rinnovabili. All’attacco per costruire e traguardare uno sviluppo endogeno in grado di affrontare alla radice il tema dell’indipendenza economica della Sardegna. Il piano strategico di sviluppo messo a punto dal coordinamento economico del Movimento e presentato lo scorso anno all’assemblea dei mille di Cagliari sarà declinato entro l’anno in proposte di legge e azioni forti e chiare sui territori. In questa direzione la rivoluzione economica proposta di Unidos sarà la piattaforma di confronto con tutti coloro che vorranno intraprendere un percorso di condivisione senza dogmi, visioni ideologiche o settarie. Una sfida oltre gli steccati, - ha concluso Pili - oltre i raggruppamenti di stampo partitocratico, puntando sulla coscienza del Popolo Sardo e la sua crescita ideale e progettuale”

La Sardegna è trattata come la peggior colonia di Stato, il Popolo Sardo subisce discriminazioni infinite, dai trasporti all’energia, è vittima di un fisco diseguale che colpisce in modo letale l’economia e il lavoro. Una terra violentata a colpi di missili e bombe, da discariche tossiche a industrie inquinanti. I tratti identitari del Popolo Sardo sono delineati in modo chiaro e definito dalla storia e dall’etnia, dalla cultura e dalla lingua. Ora, dinanzi ad uno Stato che niente ha fatto per riequilibrare divari e discriminazioni, non resta che sottoporre ai Sardi la resa dei conti con il quesito restare o meno sotto questo regime italiano. E’ ora di intraprendere un cammino definito sul piano identitario, economico, culturale e statuale. Per questa ragione oggi, contemporaneamente al referendum della Catalogna, ho depositato una proposta di legge costituzionale che prevede la facoltà del Popolo Sardo di esprimersi con un referendum sull’indipendenza. Un’iniziativa legislativa che sottoponiamo alla condivisione di tutti coloro che riterranno necessario questo passo, nel rispetto del democratico diritto del Popolo Sardo di decidere il proprio futuro. Servono passi ufficiali, occorre passare dalla solidarietà generica ad azioni e percorsi ben delineati a tutela del Popolo Sardo. Il passaggio democratico della proposta di legge costituzionale per il Referendum per l’autodeterminazione del Popolo Sardo è indispensabile sia sul piano legislativo che giudiziario. E’ evidente che se la Presidente della Camera dei Deputati non dovesse dichiarare ammissibile la proposta di legge nella nuova formulazione, e quindi rigettarla, ne scaturirebbe un contenzioso giudiziario di livello internazionale, proprio perché verrebbe leso un primordiale diritto universale e quello di un parlamentare di svolgere la propria funzione legislativa. Sarebbe un vulnus giuridico costituzionale alla pari della mancata legittimazione del referendum catalano. Un “casus” tutto giudiziario da affrontare sia nell’ambito della Corte di giustizia europea che a livello di Nazioni Unite. E del resto gran parte dei contenziosi sull’autodeterminazione dei popoli, soprattutto nell’era post coloniale sono stati rimessi alle Corti internazionali proprio per la ritrosia degli Stati a riconoscere autonomamente il principio interno dell’autodeterminazione dei Popoli”.