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Cronaca

Sardegna in piena recessione, ma nel 2013 si prevede una debole ripresa

Sardegna in piena recessione, ma nel 2013 si prevede una debole ripresa
Sardegna in piena recessione, ma nel 2013 si prevede una debole ripresa
Olbia.it

Pubblicato il 31 May 2012 alle 10:25

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Nel 2012 il barometro economico delle imprese della Sardegna segnerà ancora “recessione”.

Lo conferma l’analisi dell’Ufficio Studi Nazionale di Confartigianato, sui dati Unioncamere-Prometeia, indicando un PIL regionale in calo di quasi 2 punti percentuale (-1,9%), che pone l’Isola agli ultimi posti della graduatoria nazionale insieme ad Abruzzo, Molise e Basilicata (-2,0%) e in compagnia della Sicilia (-1,9%).

La recessione che si registra anche quest’anno è l’apice dell’onda lunga iniziata nel 2008 (-1,2%), continuata nel 2009 (-3,6%), raffreddatasi nel 2010 (+1,3%), ripresa nel 2011 (-0,3%) e rafforzatasi in questo 2012 (-1,9) ma che dovrebbe avere una debole ripresa, con l’inizio del 2013 (+0,2%), andando così a chiudere, con un -5,5%, il periodo 2007-2013.

“La crisi galoppa, le imprese fanno l’impossibile per sopravvivere ma la politica pare sonnecchiare – afferma il Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Luca Murgianu per questo è assolutamente necessario che i nostri rappresentanti istituzionali affrontino finalmente e concretamente i problemi di chi produce, crea lavoro e combatte contro la crisi ogni giorno”.

“Continuiamo a sottolineare che una importante soluzione alla crisi arriverebbe se i tempi di pagamenti delle Pubbliche Amministrazioni venissero rispettati - continua Murgianu – e verificheremo che ciò avvenga al più presto tramite l’applicazione dei 4 decreti studiati dal Governo nazionale, per la certificazioni dei crediti con le Amministrazioni Centrali e gli Enti Locali, per la compensazione delle iscrizioni a ruolo debiti-crediti e per il coinvolgimento del Fondo Centrale di Garanzia per le agevolazioni alle imprese”.

“Non sarebbe la soluzione di tutti i mali – conclude– ma almeno si avvierebbe un importante processo anticiclico”.

L’analisi di Confartigianato Imprese, esaminando anche la dinamica del valore aggiunto reale, ha messo in evidenza che nel periodo 2010-2013, si registrerà in Sardegna una profonda decrescita (-1,7%), pari all’Abruzzo (-1,7%) e superiore solo alla Basilicata (-1,8%) che contrasta notevolmente con il +0,1% che si registrerà nella media italiana.

La recessione, anche di questo 2012, lascerà un marcato segno anche sul mercato del lavoro. In Sardegna, in tutte le attività produttive, secondo i dati Excelsior UnionCamere e Ministero del Lavoro, nelle imprese la domanda netta di lavoro (saldo tra entrate e uscire previste nel 2012) diminuirà dell’1,7% contro un -1,1% a livello nazionale.

Anche la dinamica imprenditoriale nell’artigianato offre una rappresentazione di una regione in profonda crisi. Nel 2011, la Sardegna ha registrato un tasso di sviluppo (rapporto percentuale tra il saldo iscrizioni/cessazioni, e lo stock delle imprese registrate all’inizio del periodo), del -1,9% all’interno del quale risultano essere negative anche le percentuali del manifatturiero (-2,2%), delle costruzioni (-2,4%), dei servizi alle imprese (-1,7%), dei servizi alle persone (-1,1%), e delle riparazioni e ristorazioni (-1,6%).

Segnali negati anche nel periodo 2009-2011; nel triennio la Sardegna ha registrato un -5,1% totale, con un -6,8% nel manifatturiero, -4,9% nelle costruzioni, -5,8% nei servizi alle imprese, -3,1% nei servizi alla persona, -4,2% nelle riparazioni/ristorazioni.

Dinamica del tasso di disoccupazione under 25

La Sardegna nel periodo 2007-2011, ha registrato un aumento della disoccupazione under 25 del +9,9%, passando dal 32,5% del 2007 al 42,4% dell’anno appena concluso.

Gli inattivi

Il tasso di inattività, ovvero gli adulti tra i 25 e i 54 anni, non attivi sul mercato del lavoro sono circa 202mila (59mila uomini e 143mila donne).

Il lavoro irregolare

La concorrenza sleale è rappresentata da imprese e lavoratori in nero.

In Sardegna, questi occupati superano quelli dell’impiego pubblico; ovvero 121mila sono gli occupati irregolari contro i 105mila impegnati nel pubblico.