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Cronaca

Sardegna, classificazione rischio ISS: "moderato con probabilità alta di progressione a rischio alto"

Sardegna, classificazione rischio ISS:
Sardegna, classificazione rischio ISS:
Angela Galiberti

Pubblicato il 10 November 2020 alle 19:49

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Olbia, 10 novembre 2020 - Sono 21 gli indicatori con i quali il Governo, di concerto con l'Istituto Superiore di Sanità, decide quali sono le restrizioni da applicare nelle varie Regioni italiane: ieri è stato pubblicato il monitoraggio con i dati relativi alla settimana che va dal 26 ottobre al 1° novembre 2020.

Come si posiziona la Sardegna? Che tipo di rischio l'Istituto Superiore di Sanità assegna alla nostra Isola? Il documento completo è questo e nella prime pagine si trova il quadro riassuntivo con la classificazione di rischio, nelle pagine successive invece ci sono tutti gli indicatori di rischio. Al momento, la Sardegna si trova in uno scenario di Tipo 2 con un aumento dei casi durante la settimana di riferimento (26/10-01/11) e del numero di focolai individuati. Il numero Rt stimato è di 1.14, con limite inferiore di 1.05 e limite superiore di 1.23 e nessuna dichiarazione di trasmissione "non gestibile in modo efficace". Riguardo le allerte riferite alla resilienza dei servizi sanitari territoriali, in Sardegna vi è una sola allerta con l'indice 2.1 in aumento sopra il 10%. L'indice 2.1 è riferito alla "Percentuale di tamponi positivi escludendo per quanto possibile tutte le attività di screening e il re-testing degli stessi soggetti, complessivamente e per macro-setting". Il dato sardo si attesta precisamente sul 12,6% (nella settimana precedente era al 9,5%).

Scorrendo il documento si scopre che i focolai attivi sono 327 e che l'occupazione delle terapie intensive è al 22%: secondo l'ISS, la Sardegna ha più del 50% di probabilità di riempire i posti i terapia intensiva nei prossimi 30 giorni. Decisamente meno allarmante l'altro indicatore, quello dell'occupazione delle aree mediche la cui percentuale è pari al 23%: la soglia di rischio è del 40%.

La Sardegna, in base a questi 21 indici, ha una classificazione del rischio pari a "moderata con probabilità alta di progressione a rischio alto".

Cosa significa? Che al momento, nonostante le difficoltà oggettive, il sistema isolano sembrerebbe reggere l'urto, anche se il rischio di peggiorare c'è e l'ISS lo indica. Dunque, è importantissimo continuare a seguire le regole anti Covid, seguire i consigli e gli appelli dell'Ats Sardegna, non andare in Pronto Soccorso se non è necessario e contattare il proprio medico di famiglia se si hanno sintomi sospetti. Insomma, non dobbiamo mollare la presa.

A livello nazionale, risultano interessanti le dichiarazioni rese nella conferenza stampa dell'Istituto superiore di sanità. Secondo il dott. Silvio Brusaferro, presidente dell'ISS, "Quasi tutte le regioni sono a rischio alto o moderato: ci troviamo oggi in una fase di mitigazione, ovvero una situazione in cui sono necessarie misure per rallentare i contatti tra le persone e quindi la diffusione del virus. Le raccomandazioni sono sempre mascherina, distanziamento e igiene delle mani, che restano le misure principali". Sull'Rt, Brusaferro afferma che "La trasmissibilità attuale mostra un certo rallentamento della curva, l'indice Rt cresce più lentamente, il che vuol dire che si riduce la crescita rapidissima dei casi. Ma non dimentichiamo che per ridurre il numero dei casi bisogna portare l'Rt sotto 1".

Per contro, si parla della possibilità di un presunto lockdown dal 15 novembre per tutta Italia. L'indiscrezione è stata resa nota dal vice ministro della Salute Pierpaolo Sileri. "Tutto dipende dall'andamento del virus in risposta anche alle ultime misure, non solo al dpcm ma anche all'obbligo mascherine all'aperto che molte regioni avevano già introdotto - ha dichiarato Sileri a Rainews24 - Mi auguro un appiattimento della curva se non sarà così serviranno misure più diffuse, e non andrei oltre il 15-20 novembre. Il monitoraggio consente di prendere azioni a seconda della capacità diagnostica, del contact tracing e della capacità degli ospedali di accogliere chi sta peggio. Se dovesse esserci un rapido peggioramento si capisce che allora si dovrebbe agire. Ma non è ciò che sta accadendo".

Cruciali i prossimi dati.