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Santa Teresa, Severgnini e i giovani italiani di domani

Santa Teresa, Severgnini e i giovani italiani di domani
Santa Teresa, Severgnini e i giovani italiani di domani
Angela Galiberti

Pubblicato il 28 July 2013 alle 13:23

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Santa Teresa Gallura – Ci sono più di 600 persone, in piazzetta Santa Lucia, quando appare sul palco Beppe Severgnini accompagnato dal giornalista de l'Unione Sarda Claudio Chisu. Severgnini, a Santa Teresa, è di casa. Da decenni il giornalista originario di Crema passa le vacanze in terra gallurese, scrivendone – spesso e volentieri – pregi e difetti. Ma giovedì sera Beppe Severgnini non era un turista qualsiasi, ma il protagonista di una presentazione letteraria moderata da un giornalista gallurese, per di più teresino. L'inedito duo Chisu/Severgnini ha presentato “Italiani di domani – 8 porte sul futuro”, un libro che il giornalista del Corsera dedica alle giovani generazioni, in particolare a suo figlio ventenne. Il libro descrive tramite 8 parole d'ordine quello che i giovani, gli italiani di domani appunto, devono fare per cambiare il futuro dell'Italia: talento, tenacia, tempismo, tolleranza, totem, tenerezza, terra e testa. 8 parole, 8 consigli, 8 motti con i quali la new generation potrà – forse – cambiare, in meglio, il destino di un paese drammaticamente alla deriva. “I vostri nonni hanno ricostruito l'Italia dopo la guerra – dice Severgnini guardando una platea composta per lo più da adulti – la mia generazione, quella dei vostri genitori, ha fatto dei danni inimmaginabili. A voi tocca ricostruire questo paese”. Un'impresa titanica che potrà essere portata a compimento solo dai giovanissimi – sempre che ne rimangano. “Una giornalista mi ha chiesto “se avesse 20 anni lei rimarrebbe in Gallura?” – racconta il giornalista del Corsera – ho risposto che, probabilmente, non rimarrei qua”. Ecco, dunque, il grande tema dell'emigrazione giovanile, una piaga marcescente in un paese governato, a tutti i livelli, da vecchi matusalemme che combattono il merito e si attaccano alla poltrona col bostik. Dopo la generazione bruciata, quella dei 30enni – troppo occupati a sopravvivere tra precariato e povertà per pensare al futuro, ecco la generazione dei fuggitivi – troppo giovani per rimanere in Italia a farsi bruciare il futuro. Chi può scappa a gambe levate, gli altri – i meno dotati o i meno ricchi – rimangono in un paese che chiude le porte a qualsiasi novità. Ma l'Italia non è solo il paese che ha paura dei giovani, del nuovo e del merito. L'Italia ha paura di qualsiasi cosa cambi lo status quo attuale. “In Italia ci sono veramente tanti problemi, ma pensate alla giustizia – sottolinea Severgnini – gli investitori esteri hanno il terrore di investire in Italia. I processi vengono fissati con mesi di ritardo e per avere una sentenza ci vogliono anni. Con una giustizia così è normale che gli investimenti esteri scappino”. Insomma, la questione “giustizia” esiste davvero – ma non è certo quella invocata da Silvio Berlusconi. E' la giustizia di tutti i giorni, quella che colpisce il cittadino, il lavoratore e l'imprenditore. “Pensate poi al nostro parlamento – rincara il giornalista di Crema – abbiamo due camere che fanno le stesse identiche cose e che si rimpallano in continuazione le leggi. Quanto ci vuole a fare una riforma costituzionale? Sei mesi, basta volerlo. Ma non lo vogliono fare”. Severgnini è impietoso nell'analizzare l'Italia e la sua politica. “C'è qualcuno che può rappresentare un punto di svolta? – dice Severgnini guardandosi intorno – secondo me non c'è nessuno”. Tra il pubblico serpeggia la parola “rivoluzione”. Ma un paese che si indigna solo via Facebook e scende in piazza solo per la nazionale di calcio difficilmente sarà portato a rivoluzionare le cose. Severgnini, però, è ottimista e vede una speranza nelle nuove generazioni.