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Sanciu: "No ai camorristi e ai mafiosi in Sardegna"

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Olbia.it

Pubblicato il 15 October 2012 alle 21:09

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“E’ vero che le carceri della Sardegna sono importanti all’interno del sistema italiano, è vero che il carcere di Nuchis ha tutte le caratteristiche per essere potenziato, come ho potuto rendermi conto di persona nelle recente visita effettuata all’interno del nuovo istituto, accompagnato dal direttore Antonio Galati e dal capo della polizia penitenziaria, la gallurese Maria Elena Mariotti, ma affermare che in Sardegna i fenomeni della mafia, della camorra, della n’drangheta e della criminalità organizzata in genere ‘non attecchiscono’ mi sembra una dichiarazione superficiale, pericolosa oltreché fuori luogo”.

Così il Presidente della Provincia Olbia Tempio Fedele Sanciu in merito alle dichiarazioni del provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria Gianfranco De Gesu che sull’arrivo di camorristi e mafiosi negli istituti della Sardegna, a Nuchis in particolare, avrebbe affermato che nell’isola “non vi è alcuna possibilità di infiltrazioni mafiose”.

“Il dottor De Gesu sembra far finta di non vedere il pericolo reale, i tempi infatti sono cambiati – prosegue Sanciu – dimentica inoltre quanto avvenuto in alcuni centri del Sud della Sardegna e dell’alta Italia, dove negli anni passati furono inviati al confino molti esponenti della criminalità organizzata e dove sia nelle carceri che nel tessuto sociale (vedi gli ultimi fatti di Milano), venne registrata un’impennata nel numero e nella qualità dei reati di matrice mafiosa”.

“Al provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria dico che noi alla nostra isola teniamo e così alla Gallura, i detenuti pericolosi è meglio che stiano prevalentemente nelle zone di origine dove esistono carceri altrettanto attrezzate per ospitarli. La Sardegna darà il proprio contributo, ma non sobbarcandosi tutto il carico delle emergenze nazionali in termini di criminalità organizzata come paventato dalle ultime notizie apparse sulla stampa, utilizzando le nuove strutture per far tornare a casa agenti e personale impiegati negli istituti e anche coloro che hanno sbagliato e hanno diritto di espiare la pena vicino ai loro luoghi di origine. Compatibilmente con il livello delle strutture e con l’ambiente isolano che non deve essere infiltrato da criminalità di questo tipo”.