Friday, 19 April 2024

Informazione dal 1999

Bianca, Cronaca, Generale, Salute

La disperazione delle discoteche: "oltre al danno, la beffa delle sale abusive"

Le amare considerazioni dell'associazione che riunisce gli imprenditori dell'intrattenimento, gli unici rimasti indietro nel piano delle riaperture

La disperazione delle discoteche:
La disperazione delle discoteche:
Camilla Pisani

Pubblicato il 21 June 2021 alle 06:00

condividi articolo:

Sassari. Mentre l’intera nazione vira ormai spedita verso la zona bianca, e la Sardegna diventa green zone europea, c’è un importante settore dell’economia che ancora non vede la luce: quello delle sale da ballo e delle discoteche, chiuse da circa quindici mesi e, ad oggi, senza alcun piano di riapertura disponibile. Il Silb-Fipe Confcommercio, l’associazione imprese di intrattenimento da ballo e di spettacolo denuncia a chiare lettere il disagio di centinaia di imprenditori che vedono ogni giorno di più le proprie prospettive ridursi al lumicino: “In questi quindici mesi di pandemia abbiamo stretto i denti e, salvo una breve parentesi, abbiamo chiuso i nostri locali e le nostre attività causando - nei fatti – l’azzeramento dei fatturati delle nostre imprese pur di osservare le disposizioni anti-Covid. Oggi assistiamo increduli, oltre che al danno anche alla beffa, generata dal dilagare delle attività da ballo abusive effettuate in locali completamente privi delle necessarie autorizzazioni ed effettuate in sprezzante violazione delle disposizioni tese al contenimento del Covid” dichiara Piero Muresu, Presidente per il Nord Sardegna del Silb-Fipe Confcommercio. “La nostra proposta era quella di procedere per step progressivi, per arrivare ad inizio luglio con delle prove consolidate rispetto alla possibilità concreta di tornare a ballare nelle discoteche in sicurezza, tramite l’applicazione di protocolli condivisi e norme ben precise, come per tutte le altre attività; il Ministro della Sanità non ci ha concesso questo tipo di ripartenza, né di condurre degli esperimenti che sarebbero stati fatti in due locali campione, con personale e clienti vaccinati, o guariti dal Covid-19, oppure con tampone recente. Noi avremmo concesso l’utilizzo dei locali per tracciare queste persone, facendo poi una verifica venti giorni dopo per calcolare l’impatto di una serata in discoteca senza mascherine; purtroppo non è stato possibile procedere in questo modo, ed è notizia di oggi che il CTS dovrebbe riunirsi per discutere di una possibile ripartenza per il settore, ancora non sappiamo in che tempi ed in quali modi” continua Muresu. Il presidente per il Nord Sardegna del Silb-Fipe Confcommercio continua ad esporre la disperata situazione degli imprenditori dell’intrattenimento da ballo, commentando con amarezza anche le tantissime segnalazioni di “abusivismo” e di sale da ballo improvvisate: “riceviamo continuamente segnalazioni che si riferiscono a situazioni del tutto illegali, poiché fuori da ogni controllo e da ogni protocollo di sicurezza; balli di gruppo praticamente dappertutto, nei pubblici esercizi, in spiaggia, in piazza, il tutto senza il benché minimo controllo. Quei controlli che, invece, potremmo garantire noi grazie a un protocollo di sicurezza già condiviso con le autorità competenti e su cui aspettiamo ancora un riscontro. Eppure di riaprire non se ne parla e, intanto, si balla ovunque meno che in discoteca. Qualcuno, prima o poi, dovrà spiegarci che criteri ci sono dietro certe scelte che, oltre a condannare un settore intero a morte certa, favoriscono un pericoloso e dilagante abusivismo. Come già detto in più di un’occasione è necessario programmare una ripartenza a strettissimo giro, già dai primissimi giorni di luglio. Bisogna individuare una data precisa e dare la possibilità alle imprese di organizzare attività che hanno bisogno di programmazione. La situazione, per noi imprenditori, a questo punto si fa davvero disperata; i ristori ricevuti, prima dallo Stato e poi dalla Regione, sono briciole rispetto alle spese vive che un locale, pur chiuso, impone, e noi tutti – compresi i nostri dipendenti e le loro famiglie - abbiamo diritto di sapere quale direzione prendere. A questo punto pretendiamo di sapere se e quando ci sarà un piano di riapertura oppure se saremo costretti a cambiare attività, attività che nel mio specifico caso ma anche in molti altri, sono frutto di un lavoro durato decenni e che adesso sembra marginale per tutto l’apparato governativo. Se dobbiamo cambiare destinazione ai nostri locali, che vengano dati degli aiuti per farlo, dei finanziamenti a lungo termine, qualcosa per rialzarci. Siamo alla disperazione, visti come gli untori dall’intero Paese ed ormai completamente allo sbando, ignari di ciò che ci accadrà” conclude Muresu. Un intero settore bastonato dalla pandemia rischia il collasso permanente, se non verrà pianificato – a breve – un piano d’intervento efficace, che possa garantire una ripresa effettiva delle attività: se il bilancio tra rischio sanitario e rischio economico è sempre complicato, rimane comunque fondamentale che chi ne ha la competenza ed il dovere si prenda carico di una scelta il più equilibrata possibile, laddove il pericolo è una crisi verticale e difficilmente reversibile.