Olbia, 07 Gennaio 2014 - Ci siamo. La corsa per le regionali sarde è iniziata: sono ben
34 i simboli che sono stati depositati ieri. Una selva di colori, forme, stratagemmi comunicativi che andranno a comporre la scheda elettorale che i sardi imbucheranno nelle urne il prossimo
16 Febbraio. La prossima scadenza burocratica per gli aspiranti consiglieri è quella dele liste che dovranno essere consegnati tra il
12 e il 13 Gennaio. Una scadenza importantissima, visto che diversi movimenti dovranno anche raccogliere le firme.
I candidati a Presidente della Giunta Regionale. Per adesso sono 7 i candidati alla Presidenza della Regione:
Francesco Pigliaru (Pd, centrosinistra),
Ugo Cappellacci (governatore uscente, Forza Italia),
Michela Murgia (Sardegna Possibile),
Mauro Pili (ex Pdl, leader di Unidos),
Cristina Puddu (Indipendentisti di Meris),
Pier Franco Devias (Fronte Indipendentista Unidu),
Gigi Sanna (Movimento Zona Franca).
I simboli depositati. Sono 34 i simboli depositati per queste elezioni che si svolgeranno il 16 Febbraio 2014. Ecco l'elenco:
Movimento Zona franca, Forza Italia, La base, Fortza Paris, Rossomori, Soberania, Udc, Partito dei sardi, Zona franca Randaccio, Psd'Az, Riformatori, Italia dei valori Verdi, Unione popolare cristiana, Centro democratico, Uds, Meris, Progres, Fratelli d'Italia, Pd, Sel, Rifondazione-Comunisti italiani, Gentes, Comunidades, Amministratori socialisti sardi, Irs, Irs Sardigna libera, Soberanistas indipendentistas Sardigna, Insieme per le autonomie, Fronte unidu indipendentista, Unidos, Mauro Pili presidente, Partito socialista, Nuovo Movimento Sardegna (lista civica caratterizzata da 5 asterischi gialli),
Onestà e Progresso (lista civica con un proprio candidato Presidente).
Il partito più votato alle politiche è assente. Chi sperava nello
tsunami Grillo è rimasto deluso. Il
Movimento 5 Stelle, infatti,
non si presenterà alle elezioni regionali. Una vera e propria sconfitta per i grilli sardi che alle scorse politiche avevano battuto tutti i partiti tradizionali sfiorando il 30% delle preferenze. Una debacle, questa del Movimento 5 Stelle, dovuta a divisioni interne che hanno spinto la "direzione nazionale" (cioè Beppe Grillo) a rinunciare a questo importante appuntamento elettorale.