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Cronaca

Psicosi attentato a Torino: diversi olbiesi coinvolti

Psicosi attentato a Torino: diversi olbiesi coinvolti
Psicosi attentato a Torino: diversi olbiesi coinvolti
Angela Galiberti

Pubblicato il 04 June 2017 alle 12:17

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Olbia, 04 giugno 2017 - Doveva essere una festa per Torino e per tutti i tifosi della Juventus, ma invece si è trasformato tutto in un incubo. Mentre i maxi schermi proiettavano la finale della Champions League, lo scoppio di un petardo ha scatenato un fuggi fuggi generale che ha provocato più di 1000 feriti. Tra i testimoni oculari del fatto anche tanti olbiesi che su Facebook hanno raccontato ciò che hanno vissuto in prima persona. "Ore 22:15 Hanno appena segnato il terzo gol. In piazza aleggia lo sconforto, un'altra finale persa, un'altra finale andata. Cosa può andare peggio di così? Poi un leggero boato, ed un continuo suono intermittente, come vibrare, come una cavalcata di 100 cavalli, o come una mitraglia. ..non si capisce. Poi la folla ondeggia, si comprime come un'onda e si piega in un movimento sinuoso, come colpita da una bolla d'aria. Mi piego anche io, in men che non si dica sono più indietro di 10 metri, senza più una scarpa. Mi sento cadere, dove sto cadendo? Dove è il pavimento della piazza? Mi tengo sulla grata piegata di non so cosa e risalgo in pochi secondi, saprò più tardi che il parapetto di un ingresso di un parcheggio aveva ceduto, chissà chi avevo sotto di me. Cosa sta succedendo? Urla e spintoni, lacrime e sangue. Non è finita, la massa carica ancora, sotto di me solo vetri, borse ed una infinità di scarpe, maledizione io non ce l'ho la mia scarpa! Nel primo momento di calma mi abbasso e prendo la prima scarpa che trovo e me la metto, sarà almeno un 47, ma con tutti quei vetri chi se ne frega. C'è una ragazza in terra che piange, provo a farle scudo dalla calca mentre la rialzo, poi via, la lascio ai suoi amici, spero tu stia bene; tutti si chiedono cosa sia successo, c'è chi dice di stare calmi, sembra non sia nulla di che, proviamo con un coro: "calma, calma" li abbiamo provati tutti i cori dalle 16..ma questo no. nessuno vuole stare calmo, vogliamo solo andare via - Racconta Riccardo Fresi -. Ecco l'uscita, c'è gente a terra, sangue ovunque, soprattutto nelle gambe; un ragazzo vuole mettersi una scarpa mentre scappa..cammina ad un piede, lo aiuto, se cade sarebbe calpestato senza molti complimenti. Sono fuori dalla piazza, vedo gente che piange, amici che si riabbracciano, dove sono gli altri? È il momento della calma, avviso parenti e amici: sto bene. Poi un nuovo fuggi fuggi, è isteria ormai. Chiediamo alla gente di aprirci, nessuno sa cosa è successo, ma tutti abbiamo negli occhi le scene del bataclan: aprite le porte e fateci entrare! Sono arrivato alla stazione, incontro gli altri, stiamo tutti bene, è finita, per noi. 1000 feriti, qualcuno gravissimo. Io con la scarpa di un altro, mi è andata bene; non so se hai trovato la mia scarpa, spero di no, ti starebbe piccola, ma spero tu stia bene, sconosciuto compagno di sventura". "Ancora non mi capacito di quello che è successo!!!Posso solo dire di aver visto la morte in faccia.. ho avuto paura di perdere i miei amici e soprattutto di non vedere più la mia famiglia...il terrore si scatena in un secondo e puoi esserne preda....la vita è una sola..ed è veramente preziosa...io da oggi ne sono consapevole.." scrive Federico Spolittu.