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Cronaca

Psicologia e alimentazione: quell'irresistibile voglia di dolce

Psicologia e alimentazione: quell'irresistibile voglia di dolce
Psicologia e alimentazione: quell'irresistibile voglia di dolce
Olbia.it

Pubblicato il 08 November 2011 alle 08:52

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Dopo un pasto, anche abbondante e succulento, per spezzare momenti di noia, attesa e ansia o ancora quando il nostro umore non è particolarmente “brillante”, in varie occasioni sentiamo una voglia irresistibile, quasi incontrollata di un sapore dolce, che va dal gelato, alla fetta di torta, al cioccolato… Nasce in noi un desiderio, sempre più forte, di ricerca di quel determinato alimento, che sappiamo sarà fonte di soddisfazione e di piacere. Il nostro stato emotivo incide molto sulle nostre scelte alimentari e, in molti casi i cibi vengono preferiti proprio in base all'effetto che producono sull'umore: il cibo ci da piacere e soddisfazione. Ma perché? Che succede? Quali sono le altre esigenze che soddisfa l’alimentazione? L’alimentazione è una delle funzioni più complesse del nostro organismo, regolata dal sistema nervoso e da quello endocrino. Tuttavia, osservando il nostro comportamento alimentare, i meccanismi innati che regolano la fame e la sazietà, sono influenzati dai significati che diamo al cibo, da tutto ciò che il cibo rappresenta per noi. Troppo spesso mangiamo senza fame, per sentirci meglio, gratificarci. Queste “interferenze” complicano anche il riconoscimento del bisogno di fame. Ci fermiamo più ad ascoltare le sensazioni fisiche che ci fanno capire che il nostro organismo ha fame? Che cosa determina le nostre scelte alimentari a parte la fame? Non solo la fame ma le scelte alimentari sono dettate dai gusti personali, convenienza economica, praticità e.... compensazione emotiva Spesso, quindi, scegliamo i cibi per il bisogno di sentirci appagati e questo avviene in modo particolare con i carboidrati (dolci, zuccheri semplici e complessi). Si ha spesso la sensazione di avere fame, ma questa sensazione è “falsata” da una voglia compulsiva, ossia un desiderio al quale non possiamo sottrarci. Questo desiderio, questa impellente necessità, che nulla ha a che fare con la fame è il CRAVING (dall’inglese TO CRAVE: DESIDERARE) Quando ci sentiamo tristi, agitati o di “cattivo umore” ricerchiamo cibi che ci appagano nell’immediato. Questo perché, l’assunzione di determinati cibi, in particolare carboidrati (pasta, dolci) consente una maggiore produzione di serotonina con un effetto rilassante e antidepressivo. Si crea un vero e proprio meccanismo di dipendenza. A volte solo vedere certi cibi, sentirne il profumo, ci fa scattare un desiderio irrefrenabile di mangiarli. Se, quando ci sentiamo tristi o nervosi, continuiamo a utilizzare il cibo come lo strumento per stare meglio, faremo diventare automatico questo meccanismo, non ascolteremo più le nostre sensazioni di fame e sazietà. Tutto ciò può provocare effetti negativi sul nostro peso. Diventando consapevoli di questo meccanismo invece, possiamo viverlo con meno sensi di colpa, cercando di capire di cosa in realtà abbiamo bisogno e accoglierlo senza sovraccaricare il nostro bilancio energetico, scegliendo magari qualcosa di dolce con poche calorie (con per esempio della frutta) o riducendo le quantità. Questa esigenza incontrollabile non è causata dalla mancanza di volontà o da debolezza di “carattere”, ma è proprio una reazione fisiologica, un meccanismo non funzionale che si è instaurato al nostro mangiare SENZA FAME. La consapevolezza aumenta le alternative per rispondere a queste situazioni dove il cibo sembra essere l’unica soluzione a ritrovare un po di benessere. Diventando consapevoli nasce il noi il bisogno di capire, di informarci anche sui vari alimenti che possono consentire una maggiore produzione di “sostanze” che migliorano l’umore, o, ancora di sapere che anche l’attività fisica mantiene alta la disponibilità di serotonina nell’organismo, producendo quindi buonumore. Essere consapevoli di questi meccanismi e non viverli con colpa e passivamente ci spinge ad agire, a trovare soluzioni che ci fanno sentire meglio e non appesantiscono il nostro peso, ci spinge anche a voler capire perché il cibo è anche NUTRIMENTO EMOTIVO. Dott.ssa Simona Serreri Psicologa