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Pubblicato il 02 June 2015 alle 19:30
Olbia, 02 Giugno 2015 - Olbia non è tra le città che, in questa prima fase di emergenza, devono accogliere i profughi sbarcati qualche giorno fa al porto canale di Cagliari. Eppure, ieri sera, è arrivato un gruppo di 10 ragazzi eritrei in cerca di aiuto e con un indirizzo in mano: quello del Commissariato di Olbia. Sono giovani, portano sulle spalle il peso di una vita di stenti e tragedie e il loro sogno era approdare su una terra libera, come l'Europa. Una volta sbarcati, però, si sono scontrati con la burocrazia, con i controlli sanitari, con l'identificazione e con i centri di accoglienza dell'isola. E così sono "scappati" da chi li voleva accudire e rifocillare. Obiettivo? Raggiungere Olbia da dove partono i traghetti per lo stivale.
Una volta arrivati ad Olbia sono stati indirizzati al Centro Umanitario di via Canova dove Caritas e Comune di Olbia collaborano per alleviare le sofferenze delle famiglie in difficoltà. La Chiesa olbiese si è subito mossa per questi ragazzi, così come il Comune di Olbia, l'Assessorato alla Sicurezza e in particolare il Comando della Polizia Locale, guidato dal comandante Gianni Serra, i cui agenti hanno letteralmente "accolto" insieme alla Caritas questi profughi.
I 10 eritrei ieri notte hanno trovato una doccia, del cibo e un letto caldo dove dormire. Don Andrea Raffatellu si è messo subito a disposizione per aiutare questi ragazzi, mettendo in moto la struttura della Sacra Famiglia. Insieme a lui tutte le associazioni che si occupano di povertà estreme hanno dato il via ai motori. Il problema, però, rimane: Olbia non è al momento attrezzata per ospitare profughi, mentre i 10 eritrei vogliono assolutamente raggiungere Roma ad ogni costo e non vogliono essere identificati qui, in Sardegna, nel bel mezzo del mare Mediterraneo. E' stato spiegato più volte che questo non è possibile, ma loro sembrano irremovibili. Nel continente della libera circolazione delle merci e delle persone è impensabile che qualcuno prenda una nave o un aereo senza titolo di viaggio e documento alla mano. Questo, però, loro non lo sanno o forse non lo vogliono capire tanto grande è il desiderio di ricongiungersi coi familiari.
La situazione olbiese è, comunque, sotto controllo e in evoluzione.
(in copertina: il centro umanitario nel giorno della sua inaugurazione)
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