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Cronaca

Processo alluvione. Le parti civili: "La zona rossa era aperta"

Processo alluvione. Le parti civili:
Processo alluvione. Le parti civili:
Angela Galiberti

Pubblicato il 04 September 2017 alle 19:22

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Tempio Pausania, 04 settembre 2017 - Il processo per l'alluvione che nel 2013 ha devastato la città di Olbia uccidendo nove persone riprenderà il prossimo venerdì. Oggi è stato il giorno della requisitoria del Pm Domenico Fiordalisi, il quale - dopo un durissimo discorso - ha formulato le richieste di condanna per 4 persone e l'assoluzione per 2. Oggi, però, è stato anche il turno delle parti civili con la prima, lunga e durissima arringa dell'avvocato olbiese Giampaolo Murrighile, che rappresenta la famiglia di Patrizia Corona e della piccola Morgana.

"Abbiamo affrontato dal principio questa vicenda, toccando tutti i punti caldi - spiega l'avvocato Murrighile -. A cominciare dalla mancata applicazione del piano di emergenza comunale nonostante l'avviso di allerta meteo. Nessuno degli enti preposto lo ha applicato, non hanno attivato il Coc, non hanno avvisato la popolazione, non è stata portata avanti nessuna misura atta a organizzare la difesa delle persone".

Nelle oltre tre ore di arringa, la quale riprenderà e continuerà venerdì, l'avvocato Murrighile ha toccato anche uno dei punti più delicati di tutta la questione: il Piano di assetto idrogeologico (Pai) e le zone rosse, di massimo pericolo, da esso individuate. "Abbiamo parlato del Pai e abbiamo cercato di smentire la tesi della difesa, la quale sostiene che sono state avvertite le persone nelle zone rosse. Abbiamo ripercorso quella giornata, dando prova che il parco aperto, che la circolazione era aperta nelle zone rosse. Lo abbiamo fatto con carte alla mano, ripercorrendo passo passo il tragitto. Abbiamo citato tanti passaggi, sottolineando che le persone che sono morte, a parte due casi, sono tutte morte mentre erano in giro. Abbiamo contestato infine la mancata chiusura delle scuole poiché si tratta di un atto di protezione civile".

Patrizia Corona e la piccola Morgana sono morte in via Belgio, una stradina che costeggia via Portogallo, la quale costeggia a sua volta il rio Seligheddu. Tra via Belgio e via Portogallo vi è un canale che, all'epoca dei fatti, non presentava alcuna protezione. La zona, secondo il vecchio Pai, ricadeva in quelle a rischio. Una volta che le arringhe verranno concluse, toccherà ai giudici tirare le somme e scrivere la verità giudiziaria di quanto accaduto quel terribile pomeriggio di quattro anni fa. Oltre alla piccola Morgana e a sua madre Patrizia, il 13 novembre 2013 sono decedute a Olbia altre sei persone.