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Porto Rotondo, diatribe all'ombra di San Lorenzo: la Diocesi scende in campo

Porto Rotondo, diatribe all'ombra di San Lorenzo: la Diocesi scende in campo
Porto Rotondo, diatribe all'ombra di San Lorenzo: la Diocesi scende in campo
Angela Galiberti

Pubblicato il 13 May 2019 alle 11:47

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Olbia, 10 maggio 2019 -È una situazione molto delicata quella che pochi giorni fa la Diocesi ha affrontato con la consueta delicatezza e apertura: da qualche tempo, la comunità di Porto Rotondo si ritrova al centro di alcune diatribe che ruotano attorno alla Chiesa di San Lorenzo e al ruolo di guida della comunità.

Un ruolo che, quando si parla di liturgia e fede, è in capo al parroco su mandato vescovile.

In questo caso, parliamo di don Dario: parroco della parrocchia di San Giuseppe di Golfo Aranci che comprende al suo interno il Santuario della Madonna del Monte, la chiesa di Rudalza e la chiesa di Marana.

La chiesa di San Lorenzo, seppur non consacrata, è adibita a luogo di culto: le messe si sono sempre svolte grazie alla sensibilità dimostrata sia da parte della proprietà (la Fondazione Portorotondo), sia da parte della Diocesi (che ha permesso ai parroci di svolgere le diverse liturgie).

Le sante messe sono state celebrate di domenica fino allo scorso inverno, quando la Diocesi ha deciso di sospendere lo svolgimento della liturgia domenicale a Porto Rotondo per due ordini di ragioni: in primis per il numero dei fedeli, che di inverno sono molto pochi; in secundis per fare chiarezza sul rispetto dei ruoli. Nonostante ciò, la Santa Messa domenicale nella vicina comunità di Rudalza è sempre stata celebrata.

La figura del parroco, come si legge nella nota stampa della Diocesi di Tempio-Ampurias, non è quella di un "Proprietario" ma di un garante: il garante della liturgia, delle regole della diocesi ma anche della comunità.

"L’ordinato snodarsi della sua vita e della sua missione è assicurato dalle norme universali del Codice di Diritto Canonico e da quelle particolari emanate dal Vescovo diocesano. Di ciò è responsabile e garante il parroco nella propria comunità. Non padrone, quindi, ma garante e guida necessaria, senza la quale facilmente si cadrebbe nei pericolosi personalismi e in una sorta di anarchia anti ecclesiale. Chi volesse sovvertire ciò si pone da solo al di fuori", si legge nel comunicato.

La Chiesa e le chiese, del resto, non appartengono a "qualcuno" in particolare, ma all'intera comunità dei fedeli.

In ogni caso, la Diocesi non ha alcun desiderio di fare polemica: la comunità portorotondina è unita e la Chiesa rimane, come sempre, aperta al dialogo e aperta con il cuore.

Come sempre, l'insegnamento più chiaro arriva da Gesù che, secondo il Vangelo di Luca, disse: "Rendete dunque ciò che è di Cesare a Cesare, e ciò che è di Dio a Dio”.