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Olbia. Pittulongu: bulimia cementizia e zero servizi

Olbia. Pittulongu: bulimia cementizia e zero servizi
Olbia. Pittulongu: bulimia cementizia e zero servizi
Angela Galiberti

Pubblicato il 13 March 2017 alle 20:11

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Olbia, 13 Marzo 2017 - C'è un quartiere - anzi una frazione - a Olbia che rappresenta una vera sfida per l'amministrazione guidata da Settimo Nizzi e la sua squadra di assessori. La sfida si chiama Pittulongu. Sì, è vero: i problemi della città vera e propria sono tantissimi. Elenchiamoli: Piazza Mercato e i suoi parcheggi (pagati) da rifare (e ri-pagare), il centro storico da lucidare, le periferie da valorizzare, le strade da asfaltare, il rischio idrogeologico da mitigare (e questa èla priorità!), le opere incongrue da abbattere, e così via (quasi) all'infinito.

E allora, se ci sono così tanti problemi, perché soffermarsi su Pittulongu? Perché Pittulongu incarna vizi e virtù dell'Olbia passata, presente e futura. La bulimia cementizia, pochi servizi, la voglia di essere qualcosa di più: il tutto calibrato su un'area di pregio, estremamente circoscritta e per questo facilmente governabile.

Chi è cresciuto, come me, a Olbia ha nel cuore la spiaggia degli olbiesi. Abbiamo nuotato per la prima volta in quelle acque e per la prima volta abbiamo assaporato l'indipendenza quando, con o senza motorino, siamo andati al mare con i nostri amici. Insomma, un pezzo di cuore è a forma di Pittulongu perché Pittulongu (e le altre spiagge sorelle) rappresentano la nostra storia.

I nostri ricordi d'infanzia, però, non hanno nulla a che vedere con la Pittulongu di oggi che è diventata una rinomata località turistica che porta il nome di Olbia nel mondo. Il primo assaggio di Sardegna di molti turisti avviene proprio in quella Frazione: idealmente vicinissima a chi sbarca e chi atterra, ma molto lontana dalla città per chi la vive tutto l'anno.

Oggi, Pittulongu è un piccolo "paese" a cui mancano, però, i servizi essenziali. Il collegamento con la città è precario e pericoloso. Non ci sono marciapiedi per passeggiare o correre, non c'è una pista ciclabile che si rispetti e quella presente nel quartiere, segnata sui marciapiedi, è una corsa a ostacoli tra alberi e pali, le auto sfrecciano veloci e talvolta si muore.

Mancano ancora aree verdi pubbliche perché ogni lotto si trasforma in una villa, in villette a schiera, in condomini o alveari. Il dio cemento è una presenza costante sia nella parte a "mare" che nella parte "collinare" dove, ancora oggi, le gru si stagliano verso il cielo e dove interi alveari sono sorti alle spalle di timide villette a schiera circondate dal verde (privato). Costruzioni di dubbio gusto che deturpano la vista, il paesaggio e l'animo di chi - Pittulongu - la ama.

Mancano dei centri di aggregazione, come qualche piazzetta immersa nel verde a due passi dal mare. Manca un bancomat: servizio essenziale per chi passa l'estate (e la vita) in una frazione così mal collegata alla città. Mancano anche i servizi sulle spiagge: bagni e docce in primis, perché di bar ne abbiamo in abbondanza (e non è per forza un male, anzi).

E ancora: l'annoso problema degli allagamenti che puntualmente si verificano a ridosso della spiaggia, deturpando l'area (su questo fronte, però, pare che ci siano buone notizie in arrivo). E perché non parlare di chi si prende la briga di segare gli alberi davanti alla spiaggia, magari assaporando l'idea di ottenere qualche tenebroso vantaggio?

La Variante al Piano di Risanamento di Pittulongu (approvata definitivamente nel 2015 e che ha tagliato le volumetrie e messo dei paletti) ha indicato una via precisa: ora bisogna applicarla. La sfida di Pittulongu è più di costruire una piazza: è dare dignità a un quartiere ricucendo lo strappo fisicoche si frappone tra la frazione e la stessa città. In quella striscia d'asfalto, compresa tra via dei Lidi e via Bora - dove si corre in auto come dannati, passa l'idea stessa dello sviluppo (sostenibile) della città di Olbia.

Siamo arrivati al punto di non ritorno: possiamo diventare una splendida città turistica a misura di residente e vacanziere, valorizzando ciò che abbiamo (Pittulongu è solo un esempio), oppure possiamo rimanere la città disordinata e caotica che siamo oggi. Una città dalle mille potenzialità ancora inespresse.

La sfida c'è ed esaltante: verrà accolta?